Emirati, condannati tre libanesi: hanno creato un gruppo affiliato a Hezbollah

Il trio dovrà scontare una pena a sei mesi di carcere. Scaduti i termini di custodia verranno espulsi. Essi avrebbero anche svolto attività commerciali, economiche e politiche, “senza i permessi necessari”. Una vignetta satirica e un cartello offensivo inaspriscono ancor più i rapporti fra Beirut e Riyadh. 


Beirut (AsiaNews/Agenzie) - Un tribunale degli Emirati Arabi Uniti (Eau) ha condannato al carcere tre cittadini libanesi, uno dei quali con doppia cittadinanza canadese e libanese, per aver formato - secondo l’accusa - un movimento locale affiliato ad Hezbollah. Secondo quanto riferisce il quotidiano Ittihad, il tribunale supremo federale ha comminato ai tre uomini sei mesi di prigione. Nella sentenza il giudice ha affermato che il trio stava formando “un gruppo” affilato “al movimento [terrorista] Hezbollah nel Paese”. 

Fonti locali aggiungono inoltre che i tre cittadini libanesi, una volta scontati i termini della condanna, verranno espulsi dagli Emirati. La condanna giunta ieri condanna il progressivo deterioramento nei rapporti fra il Libano e i Paesi arabi, con minacce di espulsione dei governi della regione verso i cittadini libanesi e blocco dei conti correnti bancari. 

In riferimento alla condanna, il Gulf News spiega che i giudici hanno contestato anche “lo svolgimento di attività commerciali, economiche e politiche senza i permessi necessari”. Le tre persone condannate sono il cittadino canadese-libanese Suhail Naif Gareeb, di 62 anni, il libanese Asaad Ameen Qansouh di 66 anni e Ahmed Ebrahim Qansou, 30enne libanese.

Gli Hezbollah sono un gruppo militante e armato sciita inviso da Riyadh e dagli Stati arabi della regione, la cui influenza nella politica libanese è cresciuta sempre di più in questi decenni. Alleati e sostenuti dall’Iran, essi hanno messo la loro forza militare a servizio del presidente siriano Assad nel combattere al-Nusra (al Qaeda) e lo Stato islamico (SI), infliggendo loro pesanti sconfitte.

Il mese scorso la Lega araba ha dichiarato “terrorista” il movimento sciita libanese, seguendo un’analoga decisione presa in precedenza dalle monarchie del Golfo per presunte interferenze del movimento in Yemen e Iraq. 

Intanto si è aperto un nuovo fronte di scontro fra Libano e Arabia Saudita, in merito a una vignetta satirica pubblicata la scorsa settimana dal quotidiano saudita Asharq al-Awsat, che ha paragonato lo il Paese dei Cedri a un pesce d’aprile. In risposta, nei giorni successivi alcuni nazionalisti hanno affisso un cartello sull’autostrada di Nahr el-Mott, molto critico verso l’Arabia Saudita. Il gesto ha provocato - seppur con qualche distinguo - una ondata di condanne della politica libanese. 

Nel cartello, esposto su una direttrice di grande scorrimento nel contesto di un’area a maggioranza cristiana, si leggeva la scritta “macchina della morte”, con un riferimento alla famiglia reale saudita; a questo si aggiungeva una sciabola, altro riferimento al regno wahabita, insanguinata e pronta a tranciare la testa di una persona. A distanza di alcune ore sono intervenute le forze di sicurezza libanesi che lo hanno rimosso. 

Va peraltro aggiunto che, proprio in questi giorni, Riyadh ha eseguito altre due condanne a morte portando a 84 il numero complessivo dall’inizio dell’anno.