Vicario d’Arabia: Ancora nessuna notizia su p. Tom. Preghiamo per la sua liberazione

Mons. Hinder riferisce che finora non vi sono comunicazioni ufficiali sulla sorte del salesiano rapito in Yemen. Il presule ringrazia per le manifestazioni di solidarietà provenienti da molte parti del mondo. Il 4 aprile a Bangalore si è tenuta una veglia a un mese dal sequestro. Vicario salesiano: un “momento di prova” per aiutarci a superare “paure e divisioni”. 


Sanaa (AsiaNews) - Sulla sorte di p. Tom Uzhunnalil, il salesiano sequestrato da un commando estremista ai primi di marzo, “non vi sono nuove notizie”. Finora non è giunta “nessuna comunicazione ufficiale” e in questo contesto vale il detto “nessuna nuova, buona nuova”; per questo bisogna continuare “a sperare e pregare”. È quanto afferma ad AsiaNews mons. Paul Hinder, vicario apostolico dell’Arabia meridionale (Emirati Arabi Uniti, Oman e Yemen), interpellato a un mese di distanza dall’assalto di un commando dello Stato islamico (SI) al compound delle Missionarie della Carità di Aden, nel sud dello Yemen. 

Mons. Hinder rinnova l’appello alla cautela e alla preghiera, manifestando apprezzamento per le testimonianze di affetto e solidarietà che giungono in questi giorni non solo dall’India, ma in diverse parti del mondo. “Ieri ho saputo di una parrocchia indiana - racconta il prelato - in cui i bambini si riuniscono e pregano per p. Tom”. E ancora le veglie di preghiera “in varie diocesi nel mondo” che aiutano a mantenere viva la speranza. 

Dal 4 marzo scorso p. Tom Uzhunnalil è nelle mani del gruppo jihadista, con tutta probabilità legato allo SI, che ha assaltato una casa di riposo per malati e anziani delle missionarie della Carità ad Aden Nell’attacco sono state massacrate quattro suore di Madre Teresa e altre 12 persone, presenti all’interno della struttura.

Finora non vi sono state notizie ufficiali sulla sorte del 56enne sacerdote nato a a Ramapuram, vicino a Pala (Kottayam, Kerala), da una famiglia di grande fede cattolica. Suo zio Matteo, morto lo scorso anno, anch’egli salesiano, è stato il fondatore della missione in Yemen. P. Tom si trovava nel Paese arabo da quattro anni.

Durante la Settimana Santa in India sono circolate voci - senza fondamento - di un piano elaborato dai rapitori che prevedeva la tortura, l’uccisione e la crocifissione del sacerdote il 25 marzo, in concomitanza con il Venerdì Santo. Voci smentite a più riprese dai salesiani e dal Vicariato d’Arabia, ma che hanno alimentato i timori sulla sorte del sacerdote indiano. In risposta, la Famiglia salesiana ha chiesto di pregare per p. Tom in occasione del Giovedì Santo e nelle principali celebrazioni dedicate alla Pasqua.

In questo contesto si inserisce la veglia di preghiera organizzata il 4 aprile, a un mese dall’attacco, dall’arcidiocesi di Bangalore (India) e guidata da mons. Bernard Moras, cui ha partecipato un gran numero di sacerdoti, religiosi e fedeli. Manifestando solidarietà alla famiglia di p. Tom e alla fraternità salesiana, il prelato ha chiesto di pregare per la “conversione” di quanti “sono coinvolti in questi atti disumani perpetrati in nome della religione”. Egli ha anche rinnovato il cordoglio per il massacro delle quattro suore e dei 12 impiegati della struttura. 

Anche p. Francesco Cereda, vicario del Rettor maggiore dei Salesiani, apprezza le molte iniziative di preghiera in programma in questi giorni per il confratello p. Tom. “A Bangalore - racconta ad AsiaNews - sorge un importante centro salesiano dove p. Tom ha lavorato a lungo” prima di partire per lo Yemen. P. Cereda sottolinea “l’impegno del governo indiano, a livello federale, di ministero degli Esteri e del Chief Minister del Kerala” i quali hanno aperto “diversi canali” per giungere alla liberazione del sacerdote. Egli ricorda infine “le molte lettere di preghiera e di solidarietà” giunte alla congregazione salesiana per p. Tom, che vive “un momento di prova”. La speranza, conclude il sacerdote, è che “questo momento a superare le divisioni e le paure in tutto il mondo”.