Jakarta rimpatria Samadikun Hartono, ricercato per gli scandali finanziari degli anni ‘90
di Mathias Hariyadi

Era il presidente della Modern Bank, oggi fallita, e da 13 anni viveva in esilio. Possedeva cinque passaporti, con nomi e nazionalità diverse. L’intelligence indonesiana lo ha catturato a Shanghai, dove aveva assistito al Gran premio. Probabile la mano di Pechino dietro il fermo. 


Jakarta (AsiaNews) - Dopo una caccia all’uomo lunga 13 anni, le autorità di Jakarta - con la collaborazione della Cina - sono riuscite a catturare e rimpatriare una delle figure di primo piano legate agli scandali finanziari di fine anni ’90, al tempo della crisi delle “tigri asiatiche”. Samadikun Hartono da poche ore è rientrato nel suo Paese di origine, l’Indonesia, dopo aver trascorso lunghi anni in diversi Paesi del continente, godendo della ricchezza accumulata in precedenza. Egli possedeva cinque diversi passaporti, con nomi e nazionalità diverse; negli anni era diventato il ricercato numero uno per reati finanziari ed è anche il primo a essere catturato e rimpatriato. 

Samadikun Hartono era il presidente e responsabile della Modern Bank, la banca di “famiglia” e uno degli istituti più importanti del Paese all’epoca dei fatti e oggi fallita. Quando la crisi finanziaria ha cominciato a colpire le nazioni della regione con un effetto domino - dalla Thailandia all’Indonesia, la Malaysia e le Filippine - molte banche private hanno cominciato a risentire del pesante deficit nei bilanci.

Causata da speculazioni finanziarie che hanno originato una forte svalutazione della moneta e lo sganciamento delle valute interessate dal dollaro, la crisi è stata acuita dal pesante indebitamento del settore privato - banche e imprese - con il conseguente ritiro improvviso dei capitali (deflusso). Fra gli istituti più colpiti dalla crisi vi era proprio la Modern Bank degli Hartono.

Per parare gli effetti della svalutazione, il governo indonesiano dell’epoca ha promosso un consistente piano di aiuti al fine di stabilizzare il sistema monetario all’interno del circuito bancario. Tuttavia, alcune personalità di primo piano della finanza - fra le quali lo stesso Samadikun Hartono - si sono intascati gli aiuti di Stato, sono fuggiti all’esterno e si sono dati alla latitanza, godendo dei beni sottratti alle casse del Paese e ai cittadini.

La crisi finanziaria di quegli anni e lo scandalo legato al settore bancario hanno contributo alla caduta del governo dell’epoca, guidato dal presidente Suharto (in carica dal 1967 al 1998). Tra l’altro la fuga di Hartono è arrivata poco prima dell’esecuzione del mandato di arresto spiccato dalla magistratura; quando le forze dell’ordine si sono messe sulle sue tracce, egli era infatti già fuggito all’esterno mettendo al sicuro le proprie finanze.
Dopo 13 anni di esilio fra Singapore e altre nazioni dell’area, l’intelligence indonesiana (Bin) è riuscita ad arrestarlo mentre si trovava a Shanghai, dove aveva finito di assistere al Gran premio di formula uno, apprestandosi a tornare nel suo nascondiglio.

Secondo alcuni dietro la cattura vi è la mano della Cina che, in questo modo, si vuole assicurare il rimpatrio di alcuni cittadini cinesi uiguri rifugiati in Indonesia, accusati di terrorismo. Una teoria che l’ex governatore di Jakarta e attuale capo del Bin Sutiyoso respinge al mittente con forza, assicurando che non vi è stato alcuno scambio né trattativa con Pechino.

La cattura di Samadikun Hartono rientra nella politica di lotta alla criminalità, alla corruzione e al malaffare che ha contraddistinto la campagna elettorale e la linea politica impresso al governo del Paese dall’attuale presidente Joko “Jokowi” Widodo. Fin dai primi passi del suo mandato egli ha promosso una caccia all’uomo senza quartiere per i colpevoli di reati finanziari, attuali e del passato fra cui le personalità coinvolte nello scandalo di fine anni ’90. Al momento vi sono ancora diverse figure di primo piano latitanti, sebbene il rientro di Hartono si possa considerare un grande successo di Jokowi, che è riuscito laddove il predecessore Susilo Bambang Yudhoyono (2004-2014) aveva più volte fallito.