Jakarta, Kuala Lumpur e Manila insieme contro la pirateria e Abu Sayyaf
di Mathias Hariyadi

Negli ultimi mesi le acque del mar Cinese meridionale sono state teatro di un’escalation di violenze e rapimenti. Le prime procedure “saranno efficaci entro la fine di maggio”. È guerra aperta al gruppo jihadista filippino Abu Sayyaf.

 


Yokyakarta (AsiaNews) – I governi di Indonesia, Malaysia e Filippine si sono accordati per affrontare la minaccia della pirateria e del terrorismo nel mar Cinese meridionale. In un incontro a porte chiuse tenutosi oggi a Yogyakarta (Java centrale), alti funzionari delle tre nazioni hanno deciso di condurre dei pattugliamenti marini congiunti per contrastare l’escalation di violenze e rapimenti che hanno avuto come protagonista il gruppo jihadista filippino Abu Sayyaf.

Il ministro degli Esteri indonesiano Retno Marsudi, insieme al generale Gatot Nurmantyo, ha ospitato le controparti di Manila e Kuala Lumpur. Secondo Marsudi, le discussioni si sono concentrate sulle “tattiche migliori” utilizzate con successo da Indonesia e Malaysia nello Stretto di Malacca. “Siamo chiamati a prendere nuovi accordi sul piano politico in risposta alle nuove sfide della regione”, ha aggiunto la donna. Nel prossimo futuro seguiranno altri summit fra le tre nazioni.

Secondo il generale Nurmantyo, “alcune procedure congiunte di base saranno efficaci entro la fine di maggio. I tre comandanti militari sono stati d’accordo del permettere che questa cooperazione coinvolga l’esercito, la marina e l’aviazione”.

Il 26 marzo scorso, 10 marinai indonesiani sono stati catturati dai terroristi di Abu Sayyaf mentre erano a bordo di una nave della Patria Maritime Line. Il cargo trasportava 7mila tonnellate di carbone ed è stato intercettato nelle isole della provincia filippina di Tawi-Tawi. Il primo maggio scorso tutti i membri dell’equipaggio sono stati rilasciati, non si sa se dietro pagamento di un riscatto o meno. I media filippini hanno parlato del versamento di almeno un milione di dollari nelle mani dei rapitori, ma le voci sono state negate da Jakarta.

Kivlan Zen, generale dell’esercito indonesiano, ha dichiarato che le trattative per il rilascio sono state portate avanti grazie a Sakur Tan, governatore della provincia di Sulu e nipote del fondatore del Moro National Liberation Front (Mnlf, gruppo indipendentista islamico che negli anni ’90 ha raggiunto un accordo con Manila per la creazione di una regione autonoma a Mindanao). Questa versione è stata confermata da una fonte di AsiaNews.

Al momento, 11 cittadini stranieri sono ancora nelle mani di Abu Sayyaf. Si tratta di quattro indonesiani, quattro malaysiani, un canadese, un norvegese e un olandese.