Nepal, l’Everest torna a uccidere. Le autorità: Fase transitoria
di Christopher Sharma

Dopo il terremoto dell’aprile 2015 si sono cancellate le rotte e i sentieri praticati da decenni. Negli ultimi giorni hanno perso la vita tre scalatori e uno sherpa. Il governo ricava moltissimo dal turismo sportivo, e tiene basse le polemiche: “Scalare la vetta non è facile, e qualche decesso va messo in conto”.


Kathmandu (AsiaNews) – Negli ultimi quattro giorni almeno quattro persone sono morte nel tentativo di scalare la cima dell’Everest. Al momento vi sono centinaia di scalatori in attesa nei campi provvisori, spaventati dall’idea di andare avanti. Mentre le autorità cercano di tenere basse le polemiche per non perdere gli introiti che derivano dal turismo sportivo.

Una prima “scossa” il settore l’ha ricevuto nell’aprile 2015, quando decine di persone hanno perso la vita sul monte a causa del devastante terremoto che ha colpito il Nepal. Il sisma ha cancellato rotte e sentieri testati e conosciuti, e per mesi è stato interdetto l’accesso agli scalatori. Con il tempo, gli sherpa e i portatori sono riusciti a ricostruire le strade verso la vetta e il governo ha dato il via alla riapertura dei campi.

Tuttavia, queste rotte non sembrano ancora del tutto sicure. A perdere la vita negli ultimi quattro giorni sono stati Furba Sherpa-27, cittadino nepalese e guida; Ariek Arnold, olandese; Maria Stredam, australiana; Subas Paul, indiano. La loro morte ha impaurito gli altri scalatori, che ora non vogliono riprendere il viaggio.

Ananada Pokhrel, ministro nepalese per il Turismo, dice: “Scalare l’Everest non è cosa facile, e a volte si registra qualche decesso. Non dobbiamo preoccuparci troppo, ma allo stesso tempo dobbiamo evitare di minimizzare l’accaduto”.