Sri Lanka, l’esercito ammette vi sia una lista di ribelli tamil arresi e scomparsi
di Melani Manel Perera

I nomi – alcune centinaia - non sono stati resi noti ancora, ma un alto funzionario ha ammesso che la lista esiste. Nelle fasi finali della guerra civile migliaia di giovani tamil hanno consegnato le armi. Di molti di loro si è persa ogni traccia e si teme siano stati uccisi in omicidi extra-giudiziali.


Colombo (AsiaNews) – A sette anni dal termine della guerra civile che ha insanguinato lo Sri Lanka per quasi tre decenni, i vertici dell’esercito potrebbero pubblicare la lista dei ribelli delle Tigri tamil che si sono arresi e di cui si è persa ogni traccia. L’esistenza di una lista di combattenti è stata ammessa a febbraio di quest’anno da un alto funzionario amministrativo, ma ancora non è emerso alcun dato ufficiale. Le famiglie di coloro che si sono ritirati dal conflitto aspettano di conoscere le sorti dei loro parenti, all’epoca giovani guerriglieri, di cui la maggior parte è scomparsa dopo la resa. L’organizzazione srilankese Campaign for Peace & Justice ha scritto in una nota: “Molte domande rimangono irrisolte. Che fine hanno fatto le migliaia di Tigri tamil arrese? E i civili sotto custodia dell’esercito nelle fasi finali della guerra?”.

Lo scorso 24 giugno l’Associazione delle famiglie degli scomparsi ha protestato vicino al terminal degli autobus di Vavuniya, nel nord del Paese e ha accusato l’esercito di essere stato “testimone” della scomparsa dei loro figli.

Nel febbraio 2009, mentre la guerra civile era all’ultimo stadio, l’ex presidente Mahinda Rajapaksa e l’allora ministro per i diritti umani Mahinda Samarasinghe (attuale ministro per lo sviluppo delle capacità e della formazione vocazionale del gabinetto di Maithripala Sirisena) hanno rilasciato una dichiarazione con cui si offriva l’amnistia ai giovani ribelli tamil che avessero consegnato le armi. Si calcola che centinaia di giovani abbiano gettato le armi. Molte altre migliaia di civili sono state detenute nei campi profughi creati dall’esercito, prima di essere interrogati e spediti per la “riabilitazione”.

Gli attivisti della Campaign for Peace & Justice denunciano che “si sono perse le tracce di moltissimi tra coloro che sono finiti in custodia delle forze armate del governo. Le famiglie stanno ancora cercando di capire cosa sia accaduto loro”. “Ci sono prove evidenti – affermano – che coloro che sono caduti sotto controllo dell’esercito nelle fasi finali del conflitto, sono stati uccisi in omicidi extra-giudiziali”.

Per questo motivo, gli attivisti ritengono che assumano grande importanza le rivelazioni fatte a febbraio dal Generale maggiore Chanayaka Gunaratna, capo della 58ma divisione dell’esercito. Durante un’audizione in un aula di tribunale, egli ha dichiarato che “nessuna delle persone scomparse (nel dibattimento in corso) era nella lista di nomi in possesso dell’esercito”.

Le rivelazioni hanno riacceso le speranze delle famiglie delle oltre 24mila persone scomparse, dato che è la prima volta in assoluto che un esponente delle autorità ammette l’esistenza di ribelli passati alla fazione opposta.

P. Jeyawanitha, segretario dell’Associazione delle famiglie degli scomparsi, dice ad AsiaNews: “Non dobbiamo più chiamare i nostri figli ‘scomparsi a causa del conflitto’, ma ‘scomparsi per mano dell’esercito e delle altre forze di sicurezza’