Sulawesi centrali: morto il terrorista Santoso, ricercato numero uno della polizia indonesiana
di Mathias Hariyadi

Il leader islamico è deceduto in uno scontro a fuoco con la polizia. Conosciuto col nome di battaglia di Abu Wardah, era il leader di East Indonesian Mujahidin (Mit). Egli è stato il primo mujaheddin indonesiano a giurare fedeltà allo Stato islamico. Soddisfazione fra poliziotti, soldati e giornalisti per il successo dell’operazione. 

 


Jakarta (AsiaNews) - Al termine di uno scontro a fuoco nella giungla delle Sulawesi centrali le forze di sicurezza indonesiane hanno ucciso il terrorista Santoso, meglio noto come Abu Wardah, leader di East Indonesian Mujahidin (Mit), cellula estremista affiliata allo Stato islamico (SI). La conferma arriva dal generale in pensione Luhut B. Panjaitan, ministro per gl Affari politici, legali e la sicurezza, dopo una giornata convulsa in cui si sono rincorse le voci sulla sua morte. “Sì, si tratta di Santoso” ha dichiarato ieri il ministro durante una conferenza stampa a Jakarta. 

Il leader estremista islamico è stato ucciso nel contesto dell’operazione Tinombala che, secondo fonti della polizia, continuerà sino a che “verrà sradicato ogni seme di estremismo” a Poso. Al momento risultano ancora 19 fra uomini e donne latitanti. “Adesso le operazioni - conclude il ministro Panjaitan - si concentrano attorno alla cattura di Basri e della sua banda”. 

Finora l’identificazione del ricercato numero in Indonesia è avvenuto tramite il riconoscimento facciale. Ora si attende la conferma definitiva dall’analisi del Dna, con campioni di tessuto prelevati dall’uomo e inviati all’ospedale di Bhayangkara di Palau per essere analizzati. 

Per le forze di sicurezza indonesiane si tratta di uno dei maggiori successi nel contesto della lotta anti-terrorismo. Durante la conferenza stampa in cui è stata diffusa la notizia poliziotti, soldati e giornalisti hanno a più riprese urlato “Sia lodato Dio” per la morte dell’estremista islamico. 

Santoso, conosciuto col nome di guerra di Abu Wardah, è da tempo il capo riconosciuto del gruppo estremista East Indonesian Mujahidin (Mit). Egli avrebbe intrecciato negli ultimi due anni contatti diretti con i vertici dello SI e il suo nome è associato a diversi episodi di sangue avvenuti nel Paese, in cui sono morti poliziotti, civili e funzionari pubblici. 

Spesso gli attentati da lui diretti e orchestrati si sono concentrati nella città di Poso, all’indomani di un accordo di pace siglato nel 2002 per mettere fine alle violenze confessionali fra musulmani estremisti e cristiani che hanno provocato la morte di migliaia di persone in entrambi i fronti. Egli ha inoltre colpito anche a Solo (Java centrale), a Bogor e Depok (West Java) e a Tambora a West Jakarta. 

Il suo nome è emerso per la prima volta nel maggio 2011, nel contesto di un assalto a una banca di Palu, capoluogo delle Sulawesi centrali, in cui sono morti diversi agenti di polizia. L’anno seguente il leader religioso islamico Yasin lo ha nominato capo della sezione locale di Jamaah Anshorut Tauhid (Jat), movimento estremista islamico fondato da Abu Bakar Baasyir. Nel 2014, primo fra i mujaheddin indonesiani, ha giurato fedeltà a Daesh [acronimo arabo per lo SI]. 

Ora l’attenzione dell’opinione pubblica è concentrata sulle conseguenze dell’operazione militare e se risulterà davvero efficace nella lotta contro la diffusione dell’estremismo islamico in Indonesia. Per Rudy Sufahriad, capo della polizia delle Sulawesi centrali, “i gruppi terroristi continueranno le loro operazioni e la diffusione della loro ideologia radicale”. In questo contesto, aggiunge, deve continuare il programma contro il fondamentalismo islamico. 

Restano al momento dei forti dubbi sulla morte di Basri, numero due del Mit. Se il suo decesso verrà confermato, conclude l’ufficiale di polizia, la guida del movimento radicale - che annovera fra i suoi membri anche cinesi di etnia uiguri - passerà ad Ali Kaliora, altro membro di primo piano del radicalismo in Indonesia.