Mosca, Teheran e Pechino lanciano un fronte anti-Usa sulle rovine della Siria

La Russia usa basi aeree in Iran per bombardare obiettivi jihadisti in Siria. Centrate postazioni dello Stato islamico e del Fronte di al Nusra. Spiragli per un fronte comune fra Russia e Stati Uniti ad Aleppo, ma Washington non conferma. Accordo fra Pechino e Damasco per la formazione di personale militare e l’invio di aiuti umanitari cinesi in Siria.


Damasco (AsiaNews/Agenzie) - Mosca e Teheran rafforzano i legami bilaterali e la Russia rilancia le proprie ambizioni per una maggiore influenza nella regione mediorientale. Intanto esperti militari cinesi si apprestano a fornire “aiuti e assistenza militare” al governo siriano, nel contesto di un accordo raggiunto lo scorso fine settimana e che conferma il coinvolgimento crescente di Pechino nella regione. Il conflitto siriano, a cinque anni dall’inizio, sembra ormai divenuto lo scenario in cui prende forma una alleanza sempre più consistente che mira a contrastare le egemonie degli Stati Uniti (e dei suoi alleati arabi sunniti). 

Il ministero russo della Difesa ha confermato l’uso di una base aerea iraniana nell’ovest del Paese, dalla quale sono partiti i caccia che hanno compiuto raid contro obiettivi jihadisti in Siria. Per gli esperti la concessione del proprio territorio da parte di Teheran a Mosca è un segnale forte a conferma della cooperazione militare e strategica fra le due nazioni. 

Ieri alcuni bombardieri a lungo raggio Tupolev-22M3 e caccia Sukhoi-34 sono decollati dalla base aerea iraniana di Hamedan. I velivoli hanno centrato postazioni dello Stato islamico e di Jabhat Fateh al-Sham (l’ex Fronte di al Nusra) nelle province di Aleppo, Idlib e Deir al-Zour uccidendo - secondo fonti russe - un “gran numero” di miliziani. Negli attacchi sarebbero morti anche 27 civili. 

Per la prima volta la Russia ha colpito obiettivi strategici in Siria partendo da un Paese terzo, dall’inizio della campagna militare nel Paese mediorientale lo scorso anno. Teheran è il principale alleato di Bashar al Assad nell’area e ha fornito aiuto militare e finanziario dall’inizio della guerra, nel 2011.

Il ministero della Difesa di Mosca - che nei giorni scorsi ha riallacciato i rapporti con la Turchia - ha confermato l’invio di un numero non meglio specificato di bombardieri e Sukhoi-34 nel Paese degli ayatollah. Ali Shamkhani, capo della Sicurezza iraniana, aggiunge che i due Paesi “vantano una cooperazione strategica nella lotta contro il terrorismo in Siria” e “condividono le strutture e le competenze”.

Lo scorso anno Teheran e Mosca hanno sottoscritto un accordo sulla cooperazione militare centrato sull’addestramento delle truppe e la lotta al terrorismo. E nei giorni scorsi il presidente russo Vladimir Putin ha inviato a Teheran il massimo esperto governativo di questioni mediorientali. 

Gli attacchi sono giunti all’indomani dell’annuncio da parte della Difesa russa di un possibile accordo con gli Stati Uniti, per fare un fronte comune contro lo Stato islamico ad Aleppo. Nell’area si sono intensificati i combattimenti fra esercito regolare e ribelli ed è alto il rischio di una gravissima crisi umanitaria nella “capitale del nord” della Siria. 

Il Dipartimento di Stato americano non esclude una possibile cooperazione fra Washington e Mosca ad Aleppo, anche se al momento non vi sono accordi ufficiali. E in merito all’uso di basi iraniane da parte dei caccia russi, i vertici della Difesa Usa parlano di vicenda “sciagurata, ma non sorprendente”. 

Intanto sullo scacchiere mediorientale si fa sempre più evidente la presenza della Cina, confermata nei mesi scorsi dalla nomina di Xie Xiao­yan, ex ambasciatore di Pechino in Iran, a inviato speciale in Siria. Nei giorni scorsi una delegazione cinese - guidata da Guan Youfei, direttore del Centro per la cooperazione internazionale presso la Commissione militare centrale - ha incontrato il ministero siriano della Difesa.

I due fronti hanno raggiunto un accordo sulla formazione del personale militare e sull’invio di aiuti umanitari cinesi in Siria. Va qui ricordato che la Cina ha sostenuto le posizioni della Russia sulle risoluzioni del Consiglio di sicurezza Onu sulla Siria, anche se Pechino si è finora astenuta da un coinvolgimento diretto nella guerra. Del resto l’obiettivo della Cina è un accordo politico che garantisca stabilità e campo libero al commercio e agli affari nella regione.