Il commercio di armi fra Regno Unito e Arabia Saudita crea vittime innocenti in Yemen

È la denuncia degli attivisti di Oxfam, secondo cui Londra viola il Trattato che lei stessa ha ratificato. Le armi finiscono per colpire “scuole, ospedali e abitazioni”. Portavoce governativo: il commercio soddisfa i “criteri” di esportazione e vendita. Lo scorso anno Londra ha venduto armi a Riyadh per quattro miliardi di dollari. 


Sana’a (AsiaNews/Agenzie) - La vendita di armi da parte del Regno Unito all’Arabia Saudita contribuisce ad alimentare “una brutale guerra in Yemen”, che finisce per “colpire la popolazione” e obiettivi civili fra cui “scuole, ospedali e abitazioni private”. È quanto denunciano gli attivisti dell’Ong internazionale Oxfam, secondo cui il governo di Londra e i suoi ministri hanno un comportamento di “negazione” e di “confusione” rispetto all’accordo sulla vendita di armi a Riyadh, usate poi nel conflitto nel Paese del Golfo. 

Attivisti e Ong hanno lanciato a più riprese appelli all’esecutivo per il blocco alla vendita di armi all’Arabia Saudita, accusata di violare le leggi umanitarie e internazionali nel conflitto in Yemen. 

Dal gennaio 2015 la nazione del Golfo è teatro di un sanguinoso conflitto interno che vede opposte la leadership sunnita, sostenuta da Riyadh, e i ribelli sciiti Houthi, vicini all’Iran. Nel mese di marzo, i sauditi a capo di una coalizione hanno lanciato raid aerei contro i ribelli nel tentativo di liberare la capitale Sana’a e riconsegnare il Paese al presidente (prima in esilio, poi rientrato) Abdu Rabu Mansour Hadi. Nei bombardamenti sono morte almeno 6400 persone, in maggioranza civili. 

Per l’Arabia Saudita gli Houthi, alleati alle forze fedeli all’ex presidente Ali Abdullah Saleh, sono sostenute sul piano militare dall’Iran; un’accusa che Teheran respinge. Nel Paese sono inoltre attivi gruppi estremisti legati ad al Qaeda e milizie jihadiste legate allo Stato islamico, che hanno contribuito ad aumentare la spirale di violenza e terrore.

Un portavoce del governo di Londra riferisce che l’accordo con i sauditi soddisfa i “criteri” di esportazione e vendita di armi stabiliti dal Regno Unito. La questione della vendita, aggiunge, viene trattata dall’esecutivo in modo “molto serio” e i controlli sono fra i più accurati al mondo: non vi sarebbero violazioni al diritto e alle leggi internazionali nell’uso di queste armi. 

Diverso il parere degli attivisti di Oxfam, secondo cui la leadership britannica da “sostenitore entusiasta” del Trattato sulla vendita di armi si è trasformata in “uno dei principali trasgressori”. Il trattato fissa gli standard internazionali per il commercio di armi convenzionali e intende scongiurare la vendita illegale e l’uso criminoso. 

I Paesi firmatari devono assicurarsi che il commercio non venga fatto in violazione degli embarghi in atto e che gli armamenti non siano usati per commettere crimini di guerra, violazioni ai diritti umani o che finiscano nelle mani della malavita organizzata o di gruppi terroristi. 

Penny Lawrence, vice-capo di Oxfam Gb, accusa il governo di aver “indotto in errore” il Parlamento stesso circa il controllo sulla vendita di armi e “la sua credibilità a livello internazionale è in forte pericolo” perché “si impegna ad agire sulla carta, ma fa il contrario nella realtà”. Londra, conclude l’attivista, non può chiedere ad altri di rispettare un trattato che lei stessa ha violato e per questo ha perso di credibilità. 

Lo scorso anno il governo britannico ha approvato la vendita di armi all’Arabia Saudita per oltre tre miliardi di sterline (poco meno di quattro miliardi di dollari). Gli Stati Uniti hanno venduto armi a Riyadh per quattro miliardi di sterline e la Francia quasi 14 miliardi. In tutto il mondo il commercio e la vendita di armamenti ha raggiunto un valore complessivo di circa 1300 miliardi di sterline. 

Contro il commercio di armi - che seminano morte e distruzione in Yemen come in Siria, in Iraq e in tutte le aree del mondo in cui è in atto un conflitto - si è espresso a più riprese papa Francesco, fra le poche voci critiche del panorama internazionale. Nel messaggio per la campagna per la pace in Siria promossa dalla Caritas Internationalis il pontefice argentino ha denunciato con forza “il traffico” di armi e il fatto che a fornirle sono “alcuni Paesi che pure parlano di pace”.