Musulmani e cristiani: educarsi alla conoscenza reciproca per porre fine all’odio
di Mathias Hariyadi

Oggi Suhadi Cholil, professore nell’Università statale islamica di Yogyakarta, ha chiesto che le scuole statali istruiscano i ragazzi anche sulle fedi che non sono loro proprie. Ma già da anni alcune persone si adoperano per l’amicizia fra cristiani e musulmani, con programmi di studio e vita comune.

 


Jakarta (AsiaNews) – Tutte le scuole pubbliche indonesiane organizzino corsi che permettano ai ragazzi di studiare anche le religioni che non gli appartengono, in modo da favorire la conoscenza reciproca fra fedi e la diminuzione dell’odio reciproco. È la proposta fatta oggi da Suhadi Cholil, professore dell’Università statale islamica Sunan Kalijaga di Yogyakarta, nel corso della Conferenza internazionale sull’educazione religiosa inclusiva tenutasi sull’isola di Ambon, nelle Molucche. Ma già da anni alcune persone si adoperano per l’amicizia fra cristiani e musulmani, con programmi di studio e vita comune.

Kyai Hajj Susilo Eko Pramono gestisce un collegio islamico (chiamato pesantren) per studenti a Klaten (Central Java). Egli è convinto che sperimentare la “diversità indonesiana” di etnie, religioni e linguaggi sia il terreno su cui costruire uno spirito di tolleranza. Negli anni, il suo pesantren ha ospitato decine di persone di varie confessioni, inclusi cattolici e indonesiani di etnia cinese. Alcune settimane fa, Kyai ha accolto alcuni giovani del seminario minore di Mertoyudan a Magelang (Central Java) e altri gruppi cattolici e protestanti provenienti da università o parrocchie.

“I nostri – spiega Kyai – non sono solo ritrovi per socializzare ma, nel rispetto reciproco, ci sediamo insieme a discutere di tematiche che hanno a che fare con la diversità che si vive in Indonesia. Tutto questo accade in modo naturale, senza alcun progetto politico”.

Queste esperienze di amicizia sono nate anche in altri luoghi. Agli inizi di agosto, decine di seminaristi gesuiti dell’Alto istituto di filosofia di Driyarkara (Central Jakarta) hanno passato alcune giornate nel pesantren di Garut (West Java). Insieme agli studenti del posto, i seminaristi hanno svolto diverse attività, dallo studio al lavoro: “Dai nostri amici musulmani – dice Agung, uno dei seminaristi – abbiamo imparato come coltivare la terra e a rispettare la natura”.

P. Joseph Kristanto Suratman è diacono nel seminario di San Paolo di Yogyakarta: “Io – racconta – sostengo con forza il nostro programma chiamato Siti (Studi intensivi dell’islam e delle sue comunità), durante il quale decine di seminaristi diocesani e alcuni teologi protestanti vivono per un periodo di tempo in una comunità islamica”. La prima fase del programma, spiega “è composta da 10 giorni nei quali i seminaristi sono a contatto con studenti musulmani locali. Abbaiamo notato che queste esperienze sono molto utili per minimizzare i cattivi sentimenti che ci sono fra le diverse comunità”.

“Come candidati al sacerdozio – aggiunge – i nostri seminaristi devono avere molto rispetto e amore per i diversi gruppi, dato che viviamo in una nazione a maggioranza musulmana”.