Card. Filoni: La missione di Madre Teresa, essere strumento dell’amore di Dio
di card. Fernando Filoni

Il Prefetto di Propaganda Fide al Simposio internazionale di AsiaNews: “Madre Teresa teneva fisso lo sguardo su Gesù crocifisso, privato di ogni consolazione, solo, disprezzato, spogliato di tutto, moribondo e assetato. Dio fatto uomo ha una sete infinita, e Madre Teresa ha dedicato la vita a saziare questa sete infinita e ardente di Gesù”. Il testo integrale dell’intervento.


Roma (AsiaNews) – La missione di Madre Teresa di Calcutta è stata sempre quella di “essere strumento o canale dell’amore di Dio. L’essere canale dell’amore è una immagine significativa, significa essere umili portatori dell’acqua che disseta i poveri, un’acqua che scorre e non si ferma, sempre in cammino, nella capacità di vedere in ogni povero l’immagine di Gesù che ha sete”. Lo ha detto il card. Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli, al Simposio internazionale 2016 organizzato da AsiaNews.

Prima di aprire il suo intervento, il card. Filoni ha ricordato che "Madre Teresa appartiene a questa Congregazione [Propaganda Fide] per due motivi particolari: primo perché è a noi che si rivolse per creare la Congregazione delle Missionarie della Carità. E il mio predecessore dell’epoca ben volentieri diede il suo permesso. Il secondo è che ha scelto di dare il termine “missionarie” alle sue religiose". I frutti missionari di Madre Teresa, ha aggiunto, "come dimostrano le suore uccise in Yemen, continuano a germogliare". 

Nel suo intervento, il presule ha sottolineato l’importanza dell’aspetto missionario della vita e dell’operato della prossima santa. Inoltre, ha voluto ricordare un aspetto fondamentale della vita di Madre Teresa: “La forza della sua missione di carità veniva dal continuo contatto con il Signore. Nel rigido programma di vita delle Missionarie della Carità il tempo della preghiera contemplativa è lo stesso del lavoro attivo. L’Eucaristia è il centro della missione e muove questo donarsi senza fine, fino a quando fa male”. Di seguito riportiamo il testo completo dell’intervento del Prefetto.

Madre Teresa di Calcutta, Missionaria della Carità

San Giovanni Paolo II beatificando Madre Teresa proprio nel giorno della Giornata Missionaria Mondiale, il 19 ottobre 2003, così diceva: «Non è forse significativo che la sua beatificazione avvenga proprio nel giorno in cui la Chiesa celebra la Giornata Missionaria Mondiale? Con la testimonianza della sua vita Madre Teresa ricorda a tutti che la missione evangelizzatrice della Chiesa passa attraverso la carità, alimentata nella preghiera e nell’ascolto della parola di Dio. Emblematica di questo stile missionario è l’immagine che ritrae la nuova Beata mentre stringe, con una mano, quella di un bambino e, con l'altra, fa scorrere la corona del Rosario. Contemplazione e azione, evangelizzazione e promozione umana: Madre Teresa proclama il Vangelo con la sua vita tutta donata ai poveri, ma, al tempo stesso, avvolta dalla preghiera». 

Madre Teresa ha uno stile missionario, fatto di contemplazione e azione, evangelizzazione e promozione umana; la sua proclamazione del Vangelo viene fatta mediante il dono dei sé ai poveri e mediante la preghiera. La cifra di lettura del suo essere missionaria viene tutta racchiusa nella carità.

Madre Teresa di Calcutta è una Missionaria della Carità, questo è proprio il nome non casuale della sua Congregazione, un nome che racchiude l’essenza della missionarietà di questa donna e della Missione della Chiesa in quanto tale.

Madre Teresa sente l’attrattiva per la missione fin da giovanissima, quando partecipa alle attività del Sodalizio, un gruppo di preghiera e aiuto alle Missioni, ed ha l’occasione di incontrare dei Padri Gesuiti che erano missionari in Calcutta. Giovanissima entra nella Congregazione delle Suore di Nostra Signora di Loreto in Irlanda, e quando viene mandata in India trova negli ultimi i destinatari della propria missione e, rispondendo a una insopprimibile chiamata, fonda le Suore Missionarie della Carità nel 1950, i Fratelli Missionari della Carità nel 1963, e una intera famiglia missionaria che si allarga, include laici, cooperatori, persone in vari modi coinvolte dal carisma missionario di Madre Teresa.  

Il Carisma dei Missionari della Carità viene così spiegato: «Noi siamo Missionari, ciò significa che ‘siamo stati mandati’. La nostra Missione è fare in modo che la Buona Novella venga sperimentata specialmente dai più poveri tra i poveri, da coloro che sembrano [apparentemente] più lontani [o fuori] dall'amore di Dio. Noi trasmettiamo questo messaggio spesso più con gli atti che con le parole. Carità è un'altra parola per ‘amore’. Noi preghiamo ogni giorno che possiamo essere strumenti o canali dell'amore di Dio. Dio ha reso se stesso, in Gesù, il fratello di tutti. Per il nostro battesimo, anche noi siamo chiamati ad essere Fratelli per ogni persona, con i poveri al centro della nostra famiglia». Se non si comprende questa cristologia, non si comprende Madre Teresa. 

Dunque la missione della Carità consiste nell’essere mandati a far sperimentare l’amore di Dio proprio a chi ne sembra più lontano. Esplicitamente la missione di Madre Teresa consiste nell’essere strumento o canale dell’amore di Dio. L’essere canale dell’amore è una immagine significativa, significa essere umili portatori dell’acqua che disseta i poveri, un’acqua che scorre e non si ferma, sempre in cammino, nella capacità di vedere in ogni povero l’immagine di Gesù che ha sete.

Madre Teresa teneva fisso lo sguardo su Gesù crocifisso, privato di ogni consolazione, solo, disprezzato, spogliato di tutto, moribondo e assetato. Dio fatto uomo ha una sete infinita, e Madre Teresa ha dedicato la vita a saziare questa sete infinita e ardente di Gesù.

Come ricorda San Giovanni Paolo II nel Discorso della Beatificazione: «Il grido di Gesù sulla croce, ‘Ho sete’ (Gv 19, 28), che esprime la profondità del desiderio di Dio dell'uomo, è penetrato nell'anima di Madre Teresa e ha trovato terreno fertile nel suo cuore. Placare la sete di amore e di anime di Gesù in unione con Maria, Madre di Gesù, era divenuto il solo scopo dell'esistenza di Madre Teresa, e la forza interiore che le faceva superare sé stessa e ‘andare di fretta’ da una parte all'altra del mondo al fine di adoperarsi per la salvezza e la santificazione dei più poveri tra i poveri». 

Questo concetto dell'andare in fretta è un concetto mariano, e già questa sarebbe un'altra chiave di lettura della spiritualità di Madre Teresa. 

La missione di Madre Teresa consiste nel dissetare con l’acqua e con l’amore, in una sintesi delle opere di misericordia corporale e spirituale. Madre Teresa ama rappresentare questa missione in termini di strumento, lo abbiamo sentito tante volte: essere “canale” o essere “matita”, come spesso diceva. Il suo essere missionaria consiste nel lasciar passare l’amore di Dio, nell’essere come uno strumento nelle sue mani, senza alcun protagonismo. Il soggetto è Dio che dà l’acqua del suo amore e che scrive la nostra storia.

La forza della sua missione di carità veniva infatti dal continuo contatto con il Signore. Nel rigido programma di vita delle Missionarie della Carità il tempo della preghiera contemplativa è lo stesso del lavoro attivo. L’Eucaristia è il centro della missione e muove questo donarsi senza fine, fino a quando fa male, come ancora ricorda San Giovanni Paolo II: «La sua grandezza risiede nella sua abilità di dare senza calcolare i costi, di dare ‘fino a quando fa male’. La sua vita è stata un vivere radicale e una proclamazione audace del Vangelo».

Ricevendo il Premio Nobel per la pace nel 1979, Madre Teresa diceva: «Ha fatto male a Gesù amarci, gli ha fatto male». La sua missione è amare, come Gesù Cristo, fino a quando fa male. E così continua: «E per essere sicuro che ricordassimo il suo grande amore si fece pane della vita per soddisfare la nostra fame del suo amore. La nostra fame di Dio, perché siamo stati creati per questo amore. Siamo stati creati a sua immagine. Siamo stati creati per amare ed essere amati, ed Egli si è fatto uomo per permettere a noi di amare come Lui ci ha amato. Egli è l’affamato, il nudo, il senza casa, l’ammalato, il carcerato, l’uomo solo, l’uomo rifiutato e dice: ‘L’avete fatto a me’». Parole di Madre Teresa. 

La missione di madre Teresa si fonda sulla consapevolezza che siamo creature letteralmente affamate di amore, affamate di Dio, perché siamo stati creati per amare ed essere amati. In Gesù Cristo, Dio si è fatto pane per soddisfare la nostra fame, indicandoci quale è la via dell’amore, e ci ha anche svelato il volto divino di ogni povero che ha fame, perché Gesù Cristo stesso è l’affamato, e Gesù stesso, continua madre Teresa,  “è affamato del nostro amore”. 

Dunque Gesù è l’affamato ed è anche il pane per sfamare. La missione di Madre Teresa consiste nel portare ai poveri, agli ultimi, ai moribondi, agli abbandonati, l’amore di Gesù Cristo, riconoscendo in loro stessi il vero volto di Gesù. Gli stessi poveri restituiscono l’amore di Gesù a Madre Teresa, che spesso si sofferma a raccontare il sorriso dei suoi poveri, il loro morire sorridendo e ringraziando, il loro donare amore mediante la riconoscenza.

Il povero è l’immagine di Gesù che ha sete, che ha fame, che è nudo, che è solo, e il sorriso del povero che ringrazia è il sorriso di Gesù. Madre Teresa porta l’amore di Gesù agli ultimi e da loro riceve l’amore di Gesù in persona.

Si tratta di un concetto di povertà molto profondo; i poveri sono gli indesiderati, i non amati, e Madre Teresa sottolinea spesso come tale povertà possa essere sperimentata anche nei Paesi ricchi, anche da parte di chi non ha fame di cibo, perché la vera fame è fame di amore.

Madre Teresa vedeva realmente nei poveri la presenza di Gesù. Nel discorso in occasione del Premio Nobel ancora afferma: «Forse svolgiamo un lavoro sociale agli occhi della gente, ma in realtà siamo contemplative nel cuore del mondo. Perché tocchiamo il Corpo di Cristo ventiquattro ore al giorno. Abbiamo ventiquattro ore di questa presenza».

La missione del Vangelo di Gesù avviene nella Sua stessa presenza; amando come Egli ha amato e riconoscendo nel prossimo lo stesso Gesù, si vive nella Sua presenza. Per questo, paradossalmente, il servizio ai poveri, ai sofferenti, ai moribondi appare una missione gioiosa.

Tra le caratteristiche richieste alle suore della Carità, infatti, c’è l’indole allegra. E l’immagine delle Missionarie della Carità è, come quella di Madre Teresa, l’immagine di donne semplici, attive, accoglienti, forti, serene, allegre. L’amore è allegro, di quel gaudio evangelico che papa Francesco pone come nome della stessa missione della Chiesa.

La gioia del Vangelo non è mai anestetica nei confronti della sofferenza, significa invece viverla fino in fondo. Madre Teresa ha sperimentato l’abbandono, il buio, la desolazione interiore, senza mai interrompere la sua missione di amore. Infatti, «Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia», come scrive Papa Francesco nella Evangelii Gaudium, l’esortazione apostolica sulla gioia del Vangelo in cui parla proprio di madre Teresa come esempio, insieme a San Francesco, di una fede che cambia il mondo, amandolo nelle sue fragilità: «Chi oserebbe rinchiudere in un tempio e far tacere il messaggio di san Francesco di Assisi e della beata Teresa di Calcutta? Essi non potrebbero accettarlo. Una fede autentica – che non è mai comoda e individualista – implica sempre un profondo desiderio di cambiare il mondo, di trasmettere valori, di lasciare qualcosa di migliore dopo il nostro passaggio sulla terra. Amiamo questo magnifico pianeta dove Dio ci ha posto, e amiamo l’umanità che lo abita, con tutti i suoi drammi e le sue stanchezze, con i suoi aneliti e le sue speranze, con i suoi valori e le sue fragilità».

Nel nome stesso che Madre Teresa scelse per se stessa troviamo la chiave della missione della carità; infatti, scelse il nome di Teresa pensando a santa Teresa di Lisieux, che nel 1927 fu dichiarata “patrona speciale dei missionari, uomini e donne, esistenti nel mondo” al pari di san Francesco Saverio, pur essendo sempre vissuta nel suo Carmelo, perché lo scopo della sua vita era “sentirsi nel cuore della Chiesa l’amore”, esattamente come madre Teresa, missionaria della gioia del Vangelo, missionaria della Carità.

E vorrei concludere queste parole con un aneddoto, direi un miracolo di Madre Teresa dove però - nella canonizzazione - non sarà canonizzata solo lei ma tutta l'opera delle MIssionarie della Carità. Tutte le missionarie saranno canonizzate. Io ero a Baghdad nel 2004, durante la guerra: erano anni terribili, bombardamenti continui. Lì c'è una piccola presenza delle Missionarie della Carità. Anni prima Saddam Hussein aveva afidato loro un piccolo Centro dove si curavano bambini handicappati. Ce n'erano 25, e le suore davano loro da mangiare: era difficile, urlavano tutti, e le suore coinvolgevano i vicini. Anche i soldati Usa davano una mano. 

Io dissi alla Superiora: "Sì è bello ma state attente. I terroristi vedranno i militari e metteranno una bomba". Esattamente qualche mese dopo, misero un'autobomba lì davanti. Andai immediatamente a vedere, preoccupato per i bambini e le suore: un auto che esplode fa molti danni, e io chiesi alla Superiora: "Come state, come stanno i bambini?". Lei mi fece entrare: danni ovunque, ma dove c'erano questi 25 bambini non si era rotto nemmeno un vetro. Evidentemente Madre Teresa ha detto: "Qui ci sono io, qui non si tocca niente". Vedemmo la presenza di Madre Teresa, che non volle che questi bambini venissero toccati dalla cattiveria umana. 

*Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli