Papa: Madre Teresa, modello di santità per tutto il mondo del volontariato

Francesco celebra la messa di canonizzazione della fondatrice delle Missionarie della Carità: “In tutta la sua esistenza, è stata generosa dispensatrice della misericordia divina, rendendosi a tutti disponibile attraverso l’accoglienza e la difesa della vita umana, quella non nata e quella abbandonata e scartata. Si è impegnata in difesa della vita proclamando incessantemente che «chi non è ancora nato è il più debole, il più piccolo, il più misero»”. La vita cristiana “non è un semplice aiuto che viene fornito nel momento del bisogno, ma una vocazione alla carità”. Una folla immensa in piazza san Pietro: “Continueremo a chiamarla Madre Teresa”.


Città del Vaticano (AsiaNews) – Madre Teresa “sia il modello di santità di tutto il mondo del volontariato. Questa instancabile operatrice di misericordia ci aiuti a capire sempre più che l’unico nostro criterio di azione è l’amore gratuito, libero da ogni ideologia e da ogni vincolo e riversato verso tutti senza distinzione di lingua, cultura, razza o religione”. È la conclusione dell’omelia pronunciata da papa Francesco in occasione della canonizzazione della fondatrice delle Missionarie della Carità. La Madre, ha sottolineato il pontefice, “in tutta la sua esistenza è stata generosa dispensatrice della misericordia divina, rendendosi a tutti disponibile attraverso l’accoglienza e la difesa della vita umana, quella non nata e quella abbandonata e scartata. Si è impegnata in difesa della vita proclamando incessantemente che «chi non è ancora nato è il più debole, il più piccolo, il più misero»”.

Il Papa celebra la messa davanti a più di 100mila persone. Sono presenti devoti alla Madre da tutto il mondo, non soltanto dall’Asia: molto folta la delegazione statunitense, un gruppo di genitori che nel tempo hanno adottato bambini dalle Case delle Missionarie della Carità sparse per il mondo. La celebrazione eucaristica inizia con la narrazione dei tratti biografici di Madre Teresa e con la storia della Congregazione da lei fondata. Subito dopo, con le litanie dei Santi, inizia la cerimonia di canonizzazione. Subito dopo la lettura della formula solenne, la piazza esplode in un grande applauso.

Dopo la lettura del Vangelo, Francesco riflette sull’interrogativo della prima lettura: “Chi può immaginare che cosa vuole il Signore? Questo interrogativo del Libro della Sapienza, che abbiamo ascoltato nella prima lettura, ci presenta la nostra vita come un mistero, la cui chiave di interpretazione non è in nostro possesso. I protagonisti della storia sono sempre due: Dio da una parte e gli uomini dall’altra. Il nostro compito è quello di percepire la chiamata di Dio e poi accogliere la sua volontà. Ma per accoglierla senza esitazione chiediamoci: quale è la volontà di Dio?”.

Nello stesso brano sapienziale, riprende il Papa, “troviamo la risposta: «Gli uomini furono istruiti in ciò che ti è gradito» (v. 18). Per verificare la chiamata di Dio, dobbiamo domandarci e capire che cosa piace a Lui. Tante volte i profeti annunciano che cosa è gradito al Signore. Il loro messaggio trova una mirabile sintesi nell’espressione: «Misericordia io voglio e non sacrifici». A Dio è gradita ogni opera di misericordia, perché nel fratello che aiutiamo riconosciamo il volto di Dio che nessuno può vedere. Ogni volta che ci chiniamo sulle necessità dei fratelli, noi abbiamo dato da mangiare e da bere a Gesù; abbiamo vestito, sostenuto, e visitato il Figlio di Dio. Insomma, abbiamo toccato la carne dei Cristo”.

Siamo dunque chiamati a tradurre in concreto “ciò che invochiamo nella preghiera e professiamo nella fede. Non esiste alternativa alla carità: quanti si pongono al servizio dei fratelli, benché non lo sappiano, sono coloro che amano Dio. La vita cristiana, tuttavia, non è un semplice aiuto che viene fornito nel momento del bisogno. Se fosse così sarebbe certo un bel sentimento di umana solidarietà che suscita un beneficio immediato, ma sarebbe sterile perché senza radici. L’impegno che il Signore chiede, al contrario, è quello di una vocazione alla carità con la quale ogni discepolo di Cristo mette al suo servizio la propria vita, per crescere ogni giorno nell’amore”.

Ricordando la “folla numerosa” di cui parla il Vangelo, Francesco spiega che la stessa “è rappresentata dal vasto mondo del volontariato, qui convenuto in occasione del Giubileo della Misericordia. Voi siete quella folla che segue il Maestro e che rende visibile il suo amore concreto per ogni persona […] Quanti cuori i volontari confortano! Quante mani sostengono; quante lacrime asciugano; quanto amore è riversato nel servizio nascosto, umile e disinteressato! Questo lodevole servizio dà voce alla fede, dà voce alla fede, ed esprime la misericordia del Padre che si fa vicino a quanti sono nel bisogno”.

La sequela di Gesù, insomma, “è un impegno serio e al tempo stesso gioioso; richiede radicalità e coraggio per riconoscere il Maestro divino nel più povero e scartato dalla vita, e mettersi al suo servizio. Per questo, i volontari che servono gli ultimi e i bisognosi per amore di Gesù non si aspettano alcun ringraziamento e nessuna gratifica, ma rinunciano a tutto questo perché hanno scoperto il vero amore. E ognuno di noi può dire: ‘Come il Signore mi è venuto incontro e si è chinato su di me nel momento del bisogno, così anch’io vado incontro a Lui e mi chino su quanti hanno perso la fede o vivono come se Dio non esistesse, sui giovani senza valori e ideali, sulle famiglie in crisi, sugli ammalati e i carcerati, sui profughi e immigrati, sui deboli e indifesi nel corpo e nello spirito, sui minori abbandonati a sé stessi, così come sugli anziani lasciati soli’. Dovunque ci sia una mano tesa che chiede aiuto per rimettersi in piedi, lì deve esserci la nostra presenza e la presenza della Chiesa che sostiene e dona speranza. E questo farlo con la viva memoria della mano tesa del Signore su di me quando ero a terra”.

La nuova santa, Madre Teresa, “in tutta la sua esistenza, è stata generosa dispensatrice della misericordia divina, rendendosi a tutti disponibile attraverso l’accoglienza e la difesa della vita umana, quella non nata e quella abbandonata e scartata. Si è impegnata in difesa della vita proclamando incessantemente che «chi non è ancora nato è il più debole, il più piccolo, il più misero». Si è chinata sulle persone sfinite, lasciate morire ai margini delle strade, riconoscendo la dignità che Dio aveva loro dato; ha fatto sentire la sua voce ai potenti della terra, perché riconoscessero le loro colpe dinanzi ai crimini, dinanzi ai crimini della povertà creata da loro stessi. La misericordia è stata per lei il ‘sale’ che dava sapore a ogni sua opera, e la ‘luce’ che rischiarava le tenebre di quanti non avevano più neppure lacrime per piangere la loro povertà e sofferenza”.

La sua missione nelle periferie delle città e nelle periferie esistenziali, conclude papa Francesco, “permane ai nostri giorni come testimonianza eloquente della vicinanza di Dio ai più poveri tra i poveri. Oggi consegno questa emblematica figura di donna e di consacrata a tutto il mondo del volontariato: lei sia il vostro modello di santità! Penso che forse avremo un po’ di difficoltà nel chiamarla santa Teresa… è tanto vicino a noi, tanto tenera che spontaneamente continueremo a chiamarla Madre Teresa”.

Questa instancabile operatrice di misericordia “ci aiuti a capire sempre più che l’unico nostro criterio di azione è l’amore gratuito, libero da ogni ideologia e da ogni vincolo e riversato verso tutti senza distinzione di lingua, cultura, razza o religione. Madre Teresa amava dire: «Forse non parlo la loro lingua, ma posso sorridere». Portiamo nel cuore il suo sorriso e doniamolo a quanti incontriamo nel nostro cammino, specialmente a quanti soffrono. Apriremo così orizzonti di gioia e di speranza a tanta umanità sfiduciata e bisognosa di comprensione e di tenerezza”.