Papa: i vescovi si sforzino di rendere “pastorale” la Misericordia

Francesco ha ricevuto i partecipanti all’annuale corso di formazione promosso congiuntamente dalla Congregazione per i Vescovi e dalla Congregazione per le Chiese Orientali. La misericordia “riassunto di quanto Dio offre al mondo”.

 


Città del Vaticano (AsiaNews) – Rendere “pastorale” la misericordia, facendo sì che essa “formi e informi” le strutture delle Chiese,  proponendola “come riassunto di quanto Dio offre al mondo”. E’ il compito che papa Francesco ha indicato ai nuovi vescovi che partecipano al corso di formazione organizzato dalle congregazioni dei Vescovi e per le Chiese Orientali, ricevuti stamattina.

Un lungo discorso nel quale Francesco ha in primo luogo evocato “il brivido” che pervade al ricordo della chiamata di Dio. “Egli vi ha ‘pescato’ con l’amo della sua sorprendente misericordia. Le sue reti sono andate misteriosamente stringendosi e non avete potuto fare a meno di lasciarvi catturare. So bene che ancora un brivido vi pervade al ricordo della sua chiamata arrivata attraverso la voce della Chiesa, Sua Sposa”. Così è stato, in passato, per Mosè, i profeti e gli apostoli, ma anche per i farisei e il ladrone crocefisso accanto a Gesù. “Dio vi scampi dal rendere vano tale brivido, dall’addomesticarlo e svuotarlo della sua potenza ‘destabilizzante’. Lasciatevi destabilizzare: quello è buono, per un vescovo …”. “È bello lasciarsi trafiggere dalla conoscenza amorevole di Dio. È consolante sapere che Egli davvero sa chi siamo e non si spaventa della nostra pochezza. È rasserenante conservare nel cuore la memoria della sua voce che ha chiamato proprio noi, nonostante le proprie insufficienze. Dona pace abbandonarsi alla certezza che sarà Lui, e non noi, a portare a compimento quanto Egli stesso ha iniziato. Tanti oggi si mascherano e si nascondono. Amano costruire personaggi e inventare profili. Si rendono schiavi delle misere risorse che racimolano e a cui si aggrappano come se bastassero per comprarsi l’amore che non ha prezzo. Non sopportano il brivido di sapersi conosciuti da Qualcuno che è più grande e non disprezza il nostro poco, è più Santo e non rinfaccia la nostra debolezza, è buono davvero e non si scandalizza delle nostre piaghe. Non sia così per voi: lasciate che tale brivido vi percorra, non rimuovetelo né silenziatelo”.

Ai nuovi vescovi il Papa ha poi avanzato tre suggerimenti per “l’immane compito” di rendere pastorale la misericordia.

La prima è:“Fate del vostro ministero un’icona della Misericordia, la sola forza capace di sedurre ed attrarre in modo permanente il cuore dell’uomo”. “Non si tratta tuttavia di attrarre a sé stessi: questo è un pericolo, eh? Il mondo è stanco di incantatori bugiardi. E mi permetto di dire: di preti alla moda o di vescovi alla moda. La gente ‘fiuta’ – il popolo di Dio ha il fiuto di Dio – la gente ‘fiuta’ e si allontana quando riconosce i narcisisti, i manipolatori, i difensori delle cause proprie, i banditori di vane crociate. Piuttosto, cercate di assecondare Dio, che già si introduce prima ancora del vostro arrivo”. Nel “confuso” mondo di oggi occorre saper trovare la voce di Dio, che “non si arrende mai! Siamo noi che, abituati alla resa, spesso ci accomodiamo preferendo lasciarci convincere che veramente hanno potuto eliminarlo e inventiamo discorsi amari per giustificare la pigrizia che ci blocca nel suono immobile delle vane lamentele. Le lamentele di un vescovo sono cose brutte”.

Saper “iniziare” coloro che sono affidati alla propria cura è la seconda raccomandazione. “Tutto quanto è grande ha bisogno di un percorso per potervisi addentrare. Tanto più la Misericordia divina, che è inesauribile! Una volta afferrati dalla Misericordia, essa esige un percorso introduttivo, un cammino, una strada, una iniziazione”. Il volto della Misericordia è Cristo. In Lui essa rimane una offerta permanente e inesauribile; in Lui essa proclama che nessuno è perduto: nessuno è perduto! Per Lui ognuno è unico! Unica pecora per la quale Egli rischia nella tempesta; unica moneta comprata con il prezzo del suo sangue; unico figlio che era morto ed ora è tornato vivo (cfr Lc 15). Vi prego di non avere altra prospettiva da cui guardare i vostri fedeli che quella della loro unicità, di non lasciare nulla di intentato pur di raggiungerli, di non risparmiare alcuno sforzo per recuperarli. Siate Vescovi capaci di iniziare le vostre Chiese a questo abisso di amore. Oggi si chiede troppo frutto da alberi che non sono stati abbastanza coltivati. Si è perso il senso dell’iniziazione, e tuttavia nelle cose veramente essenziali della vita si accede soltanto mediante l’iniziazione. Pensate all’emergenza educativa, alla trasmissione sia dei contenuti sia dei valori, pensate all’analfabetismo affettivo, ai percorsi vocazionali, al discernimento nelle famiglie, alla ricerca della pace: tutto ciò richiede iniziazione e percorsi guidati, con perseveranza, pazienza e costanza, che sono i segni che distinguono il buon pastore dal mercenario”.

Essere capaci di “accompagnare”, come il samaritano della parabola, è la terza raccomandazione del Papa ai nuovi vescovi. “Rendere pastorale la misericordia è proprio questo: coniugarla in verbi, renderla palpabile e operativa. Gli uomini hanno bisogno della misericordia; sono, pur inconsapevolmente, alla sua ricerca. Sanno bene di essere feriti, lo sentono; sanno bene di essere e ‘mezzi morti’ (cfr Lc 10,30), pur avendo paura di ammetterlo. Quando inaspettatamente vedono la misericordia avvicinarsi, allora esponendosi tendono la mano per mendicarla. Sono affascinati dalla sua capacità di fermarsi, quando tanti passano oltre; di chinarsi, quando un certo reumatismo dell’anima impedisce di piegarsi; di toccare la carne ferita, quando prevale la preferenza per tutto ciò che è asettico”.

“Siate Vescovi con il cuore ferito da una tale misericordia e dunque instancabile nell’umile compito di accompagnare l’uomo che ‘per caso’ Dio ha messo sulla vostra strada”. Accompagnare in particolare, ha raccomandato Francesco, i sacerdoti  e le famiglie. E a proposito del clero, il Papa ha raccomandato “grande prudenza e responsabilità nell’accogliere candidati o incardinare sacerdoti nelle vostre Chiese locali. Per favore, prudenza e responsabilità in questo. Ricordate che sin dagli inizi si è voluto inscindibile il rapporto tra una Chiesa locale e i suoi sacerdoti e non si è mai accettato un clero vagante o in transito da un posto all’altro. E questa è una malattia dei nostri tempi”.

“Uno speciale accompagnamento”, infine, “riservate a tutte le famiglie, gioendo con il loro amore generoso e incoraggiando l’immenso bene che elargiscono in questo mondo. Seguite soprattutto quelle più ferite. Non ‘passate oltre’ davanti alle loro fragilità. Fermatevi per lasciare che il vostro cuore di pastori sia trafitto dalla visione della loro ferita; avvicinatevi con delicatezza e senza paura. Mettete davanti ai loro occhi la gioia dell’amore autentico e della grazia con la quale Dio lo eleva alla partecipazione del proprio Amore. Tanti hanno bisogno di riscoprirla, altri non l’hanno mai conosciuta, alcuni aspettano di riscattarla, non pochi dovranno portarsi addosso il peso di averla irrimediabilmente perduta. Vi prego di fare loro compagnia nel discernimento e con empatia”.