Paanama, attivisti distribuiscono semi per far ripartire l’agricoltura nelle terre espropriate
di Melani Manel Perera

I membri di due organizzazioni hanno donato semi di arachidi, fagioli rossi e granoturco. Le terre dei villaggi costieri sono state espropriate con la forza dal precedente governo di Rajapaksa, che voleva rilanciare il turismo. Molti abitanti ancora vivono nelle tende.


Colombo (AsiaNews) – Gli attivisti del Nafso (National Fisheries Solidarity Movement) e quelli del Monlar (Movement for National Land and Agricoltural Reform) dello Sri Lanka hanno donato semi di arachidi, fagioli rossi e granoturco agli abitanti di Paanama. La speranza è che grazie al loro aiuto, essi possano tornare presto a coltivare i propri terreni espropriati dal precedente governo per costruire strutture turistiche.

Il 16 ottobre scorso, in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione, gli attivisti hanno incontrato gli abitanti dei villaggi di Raagamwela e Shasthrawela e hanno consegnato loro sacchi con le sementi e attrezzature agricole.

La vicenda dell’esproprio terriero risale al luglio 2010, quando uomini armati con il volto coperto hanno attaccato i villaggi, dando fuoco alle case e distruggendo il tempio. Gli abitanti sono stati cacciati e i loro terreni occupati da polizia e soldati dell’esercito. Ai legittimi proprietari è stato imposto di non avvicinarsi alla zona, dato che l’allora governo di Mahinda Rajapaska aveva varato un piano di riqualificazione delle aree costiere per attrarre il turismo in crisi a causa della guerra civile.

Nel febbraio 2015 il nuovo gabinetto di Maithripala Sirisena ha deciso di restituire i terreni ai proprietari e ha stabilito che essi erano stati vittime di espropri forzati. Dopo mesi di speranze deluse e nessun terreno riconsegnato, gli abitanti dei villaggi hanno deciso di forzare la mano e hanno occupato le terre di loro appartenenza.

Da quel momento 34 famiglie di Raagamwela vivono accampate per le strade in rifugi di fortuna. Per questo, spiega ad AsiaNews Francis Priyankara Costa, coordinatore del Nafso, “quest’anno abbiamo deciso di aiutarli a dare un nuovo inizio alle loro vite e alle coltivazioni. Pescare e coltivare i terreni è l’unica cosa che sanno fare”.

Secondo l’attivista, gli abitanti dei villaggi “hanno subito una violazione dei diritti umani. Sono stati attaccati con la forza, e le loro case, terre e proprietà confiscate. Tutto è stato distrutto in una notte”.

Le due organizzazioni sono le prime a fornire aiuti concreti, ma già altre associazioni hanno promesso che continueranno con i sostegni. Per ora, sono stati donati solo tre tipi di semi, ma gli agricoltori sperano in futuro di riprendere a coltivare le piante che hanno sempre garantito loro la sopravvivenza: mango, anacardo e vari ortaggi.

Per riattivare a pieno regime l’intera gamma di colture in 37 acri servirebbero un milione di rupie srilankesi [poco più di 6mila euro, ndr]. Punchiraala Somasiri, leader della Paanam Pattuwa Protection Organisation, ringrazia il Nafso e il Monlar e dice: “Abbiamo la speranza che fra tre o quattro mesi guadagneremo qualcosa da queste coltivazioni. E poi vogliamo continuare”.