Presidente Widodo: Le manifestazioni di ieri, infiltrate da agitatori politici
di Mathias Hariyadi

Incontro di emergenza sicurezza al palazzo presidenziale dopo alcuni scontri di folla con la polizia. Timori fra i gruppi di etnia cinese. Il caso di “blasfemia” del governatore di Jakarta sarà giudicato nelle prossime settimane “in modo trasparente, veloce e chiaro”. Fra i manifestanti, il vice-presidente del parlamento, Fahri Hamzah, che vuole far dimettere il presidente Widodo.


Jakarta (AsiaNews) - L’atmosfera di Jakarta è tornata alla normalità dopo le manifestazioni di ieri e alcuni scontri con la polizia. Le forze di sicurezza sono in allerta per affrontare possibili ondate di proteste nei prossimi giorni. Ieri prima della mezzanotte, il presidente Joko Widodo (“Jokowi”) ha radunato i ministri e le autorità della sicurezza, insieme a capi militari e capi dell’intelligence per chiedere a tutti un’altissima vigilanza.

L’incontro sulla sicurezza, per la prima volta nei due anni di mandato di Widodo, è seguito alle forti tensioni scoppiate proprio davanti al palazzo presidenziale ieri sera. La polizia ha cercato di disperdere i manifestanti dopo le 6 di sera (come è regola in Indonesia), ma la risposta dei dimostranti è stata violenta: lanci di pietre contro i poliziotti; due auto della polizia bruciate; candelotti di gas lacrimogeno lanciati dalle forze dell’ordine.

Ore dopo, altro caos nel quartiere di Gedong Panjang e Pakin Street, nel nord della capitale, dove manifestanti hanno lanciato pietre contro negozi e li hanno assaltati derubando la merce esposta. La zona è a 20 km dal palazzo presidenziale.

Non è ancora chiaro se i due gruppi di manifestanti fossero collegati. Quello che è chiaro è che i dimostranti davanti al Palazzo presidenziale erano un gruppo di musulmani che volevano la deposizione del governatore di Jakarta, Basuki Tjahaja Purnama alias Ahok, che è stato accusato di “blasfemia” e chiedevano al presidente Widodo di “non interferire” nel caso,e di manifestare che “Ahok non è intoccabile”.

Gli assalti a Pakin e Gedong Panjang hanno messo in agitazione la zona di Pliut, a due o tre km da Pakin. Pliut è un’area residenziale piuttosto lussuosa dove vive la maggioranza dei ricchi cinesi indonesiani. Una donna di etnia cinese, parlando ad AsiaNews e preferendo l’anonimato, ha espresso le sue forti preoccupazioni per le manifestazioni violente. Quelle di ieri, le hanno ricordato gli incidenti del maggio 1998, quando migliaia di abitanti di etnia cinese sono stati colpiti da bande criminali, le loro case distrutte o bruciate, i loro negozi assaltati, centinaia di donne stuprate.

Secondo osservatori, i manifestanti cercavano di raggiungere la casa di Ahok, che si trova proprio a Pliut, ma sono stati fermati dal personale di sicurezza e dalle forze di polizia e dell’esercito.

La reazione di Widodo

Pochi minuti dopo l’incontro sulla sicurezza, il presidente è apparso per una conferenza stampa all’interno del palazzo. Invece della sua solita faccia sorridente, Jokowi ha mostrato tensione e serietà; invece di indossare la sua solita camicia bianca, indossava una giacca militare. Con una voce emozionata, egli ha ringraziato i “capi musulmani, kiai, guru che hanno guidato i loro gruppi islamici” in modo pacifico nelle manifestazioni (davanti al palazzo presidenziale).

Allo stesso tempo ha espresso rammarico che “dopo il tempo della preghiera della sera [quando ogni tipo di protesta dovrebbe per legge essere dissolta], la situazione da pacifica si è trasformata in una violenta e ostile. Noi siamo certi che questa caotica situazione è stata infiltrata da personaggi politici” che hanno manipolato la situazione a favore dei loro interessi politici di gruppo.

Egli ha anche dichiarato di aver dato indicazioni al vice-presidente Jusuf Kalla di incontrare i dimostranti e discutere con loro le questioni e ascoltare le loro richieste. Le due parti hanno deciso che “il caso di Ahok sarà giudicato entro due settimane in modo trasparente, veloce e chiaro”. Il presidente ha poi domandato a tutti i dimostranti di ritornare a casa in modo pacifico, lasciando alle forze dell’ordine di fare il loro lavoro con proprietà e giustizia. La conferenza stampa è durata pochi minuti, senza un momento di domande e risposte.

Domande senza risposta

Rimane una questione: a chi si riferiva il presidente quando ha parlato di personaggi politici “infiltrati” nella manifestazione pacifica? Egli non ha fatto alcun nome, né a indicato alcun gruppo.

Ma è molto interessante sapere che fra la folla delle manifestazioni si è notata la presenza di Fahri Hamzah, vice-presidente del parlamento, il quale ha dichiarato in precedenza che vi sono “due vie” per far dimettere Widodo: attraverso vie legali (con un “impeachment”) o con un violento “parlamento della strada”, radunando folle enormi e minacciose.

In tal modo, diviene abbastanza probabile quanto dicono alcuni osservatori: l’obbiettivo principale delle manifestazioni di ieri non è Ahok, ma Jokowi. Per questi gruppi radicali Ahok è solo l’inizio per far cadere Widodo.

In Indonesia, dopo il periodo di Suharto, il presidente viene eletto dal popolo. L’impeachment è possibile solo se egli offende in modo grave la costituzione o la piattaforma politica del Pancasila.