Sacerdote sotterraneo: In nome della fedeltà al papa, rifiuto l’Associazione patriottica
di Padre Giuseppe

Messe di Natale sbancate dalla polizia, celebrazioni tenute in case, affollate da centinaia di fedeli, il non riconoscimento del governo, che obbliga a iscriversi all’Associazione patriottica. La vita quotidiana di un sacerdote non ufficiale e della fede del suo gregge. I timori che nei dialoghi Cina- Vaticano si avalli l’adesione a questa associazione per tutti.


Pechino (AsiaNews) – Un racconto sulle difficoltà e sulle persecuzioni vissute dalle comunità sotterranee, non riconosciute dal governo cinese; le perplessità sui dialoghi Cina-Vaticano e l’impossibilità di aderire all’Associazione patriottica (Ap), che vuole costruire una Chiesa nazionale e indipendente. È quanto racconta un sacerdote clandestino della Cina centrale in questa lettera indirizzata a una sua amica.

La questione dell’appartenenza o no all’Associazione patriottica è bruciante: è ciò che alla fine qualifica l’essere parte della comunità clandestina o di quella ufficiale. Va detto che da tempo da parte del governo è in atto una campagna per iscrivere e assorbire – anche con trucchi – i sacerdoti clandestini nell’associazione. Nelle voci che si rincorrono sui dialoghi fra la Cina e la Santa Sede sembra che questo problema non sia affrontato, anche se la Lettera di Benedetto XVI ai cattolici cinesi affermava che la finalità dell’Ap è “incompatibile con la dottrina cattolica”. Papa Francesco ha ribadito il valore della Lettera di papa Ratzinger. Nella Chiesa ufficiale si tende a guardare l'adesione all'Ap come un "male minore" rispetto alla criminalizzazione di ogni attività religiosa non registrata.

 

Carissima sorella nel Signore, grazie della tua lettera!

Rispondo in modo grossolano ad alcune delle domande che ti stanno a cuore.

 

1. La situazione della nostra parrocchia

Al presente lavoro in una zona che conta circa 6mila fedeli. Tra questi 3mila appartengono alla Chiesa ufficiale, circa 1.500 alla Chiesa non ufficiale, altri 1.500 praticano poco la vita religiosa.

La parrocchia dove lavoro io è una non ufficiale; non esiste una chiesa, neppure una, che si possa chiamare luogo pubblico di preghiera. La nostra Chiesa clandestina ha solo 10 punti di incontro. Sono tutte case dei fedeli, oppure dei luoghi provvisori. Alcuni più grandi contengono 2 o 300 persone, alcune soltanto un centinaio. Di solito per la messa domenicale occorre dividerci in tre o quattro punti, altrimenti non tutti i fedeli riescono ad entrarvi.

A causa del perenne controllo del governo sulla Chiesa, non abbiamo potuto ottenere il permesso di un luogo registrato per le attività religiose. Le cause sono due: la prima è che l’autorità religiosa del governo [l’Amministrazione statale per gli affari religiosi, Asar - ndr] non riconosce la nostra identità di sacerdoti, quindi non possiamo rappresentare la comunità ecclesiale come legittimo personale religioso e fare la richiesta all’autorità interessata. La seconda è che la Chiesa ufficiale ha già cinque chiese nella mia zona: una ragione in più perché l’Asar non acconsenta a un luogo di attività religiose per la Chiesa clandestina.

Il loro metodo di sempre è chiedere al prete (clandestino) di rendere pubblica la sua identità registrandosi all’Asar. Ma in contemporanea ti chiedono di aderire all’Associazione patriottica. Quindi per il sacerdote e i fedeli della Chiesa clandestina non esiste alcuna via di uscita. Per questo la pratica della vita di fede e sacramentale dei fedeli, la normale pastorale dei sacerdoti sono diventati molto difficili.

In queste condizioni, succede che anche quando celebriamo una festività o una solennità con grande dignità, e abbiamo trovato un luogo relativamente grande, l’Asar e la polizia (Gong An) del governo ci ordinano di bloccare tutto, oppure di cancellare l’attività ecclesiale con la scusa che noi svolgiamo “attività religiose in un luogo non registrato” o un “incontro illegale di massa”, oppure con la scusa della “sicurezza”. A volte usano minacce, molestie, intimidazioni, ecc. Altre volte addirittura ci impongono il divieto e sequestrano i beni della Chiesa. Questi casi accadono molto spesso, soprattutto – ed è particolarmente grave - a Natale e a Pasqua.

Una volta, per preparare il Natale, i fedeli della nostra parrocchia hanno impiegato ben cinque mesi per i preparativi, trovando un luogo grande e decorandolo con cura. Ma il pomeriggio del 24 dicembre, all’improvviso è arrivato un gruppo di persone: poliziotti (Gong An), membri dell’ufficio affari religiosi… e hanno cominciato a inquisire il responsabile facendo le foto del luogo, ordinandoci di toglier tutto e subito: altare, banchi, ecc. Ci hanno proibito la messa alla vigilia di Natale. Così, quell’anno ci hanno impedito di celebrare Natale e non abbiamo potuto avere nemmeno una normale liturgia.

Nella Chiesa clandestina che io servo, abbiamo tante festività ecclesiali importanti: Natale, Pasqua, Pentecoste. La maggior parte delle volte le abbiamo trascorse in un estremo spavento e paura. Faccio un esempio: quando il raduno supera 500 persone, dobbiamo mettere alcuni fedeli fuori del luogo della liturgia per vigilare e controllare da lontano che non arrivino le “visite” dei poliziotti. In vari Natali, ero pronto a rischiare di essere arrestato dalla polizia. In questo caso è meglio non portare con sé documenti importanti per evitare di danneggiare altri sacerdoti in caso mi avessero preso e portato via.

Nonostante questi disturbi, impedimenti, persecuzioni, i sacerdoti e i fedeli della Chiesa sono sempre fedeli a Dio, a Cristo, alla Chiesa e al Papa.  

I fedeli della zona desiderano che siano i sacerdoti della Chiesa fedele [clandestina] a venire a celebrare la messa per loro. E questo nonostante le lunghe attese prima dell’inizio della messa nella freddissima notte della vigilia di Natale; nonostante debbano partecipare alla liturgia in un luogo precario e affollatissimo…, nulla impedisce il loro amore a Dio! Quando cantano l’inno della notte della vigilia, baciano il Bambino Gesù offerto dalle mani del prete, si inginocchiano davanti al presepe per adorarlo, prendono la comunione dalle mani dei sacerdoti, sono veramente uniti con la Chiesa universale! La loro grande devozione mi incoraggia sempre più a mettermi a servizio delle pecore, a versare il sangue per loro, fino ad essere pronto a sacrificare la vita per il gregge.  

Ogni vigilia di Natale, la notte della Pace, spesso per noi non c’è pace, ma soffriamo con una ragione e quindi abbiamo una pace e una gioia interiori.

 

2. Alcuni dubbi e perplessità sull’accordo tra Cina e Vaticano

Anzitutto, il contenuto dell’accordo esiste o no? Valuta o no la questione dell’attuale persecuzione religiosa in Cina?

In secondo luogo, a quanto pare, nell’accordo si parla del perdono del papa ai vescovi illegittimi, così che tutti i vescovi ufficiali siano in comunione col papa. Ma noi chiediamo: il Vaticano non dovrebbe chiedere ai vescovi ufficiali di abbandonare l’Associazione patriottica?

In terzo luogo, per quando riguarda la (cosiddetta) Conferenza episcopale cinese: tale organizzazione guidata da Pechino continuerà ad esistere o no?

 

Se Cina e Vaticano dovessero firmare l’accordo sulle nomine dei vescovi, ci troviamo davanti a due grossi problemi:

a) se dovessimo seguire lo spirito dell’accordo, dovremmo appartenere e obbedire ai vescovi della Chiesa ufficiale. Ma se esisterà ancora l’Associazione patriottica, l’Ufficio degli affari religiosi del governo chiederà ai preti che appartengono ai vescovi ufficiali di aderire all’Associazione patriottica, appoggiando l’indipendenza, l’autogestione e l’autonomia della Chiesa. E noi che facciamo?

b) Se noi non apparteniamo ai vescovi ufficiali, allora non siamo forse doppiamente illegittimi?

Siamo illegittimi nella Chiesa, secondo la legge della Chiesa, dato che i sacerdoti non possono esistere senza riferimento (appartenenza) al vescovo.

Siamo illegittimi da punto di vista del governo, [perché] rifiutiamo di registrarci, e questo perché ci rifiutiamo di aderire all’Associazione patriottica e ricevere la loro tessera (con la registrazione del governo). In tal modo noi diveniamo quelli che i nuovi regolamenti religiosi definiscono “personale ecclesiale illecito”.

 

Di fronte a tale situazione imbarazzante, ci chiediamo: che dobbiamo fare? Dobbiamo davvero tornarcene a casa?

Il card. Zen ha detto: “Dio non vuole un profeta di successo, ma un profeta fedele”!

Padre Zhang Bo Da, un sacerdote perseguitato, morto nella diocesi di Shanghai aveva detto: “preferisco essere un fedele che ha un papa, piuttosto che [essere] un vescovo senza Papa”!

Chi ci ha preceduto, ci ha dato l’esempio da seguire. Grazie all’aiuto del Signore noi andremo avanti, continuando a camminare sulla strada della fedeltà a Cristo, alla Chiesa, al Papa.

Martiri cinesi, pregate per la Chiesa in Cina!

Celeste Regina della Cina, prega per la Chiesa in Cina!

Madonna di Sheshan, aiuto dei cristiani, prega per la Chiesa in Cina!

 

P. Giuseppe