Pechino: proibito ai soldati di manifestare

La Commissione Militare centrale ha emesso un ordinanza che minaccia espulsioni e punizioni per coloro che prendono parte a manifestazioni pubbliche o ad attività "religiose e superstiziose".


Pechino (AsiaNews/Scmp) – Pechino ha emesso un'ordinanza che vieta ai militari di firmare petizioni o prendere parte a dimostrazioni pubbliche dopo l'ondata di manifestazioni organizzate nei mesi scorsi dai veterani scontenti. L'ordinanza, emessa dalla Commissione Militare centrale, minaccia di penalizzare o espellere dal Partito Comunista i soldati che disubbidiscono.

"Coloro che nell'esercito si oppongono all'autorità assoluta del Partito Comunista – si legge nel documento – e coloro che prendono parte ad attività che mettono a repentaglio la sicurezza dello Stato e dell'esercito verranno espulsi". Secondo la circolare verranno "severamente penalizzati" anche coloro che entrano in organizzazioni non approvate dal governo e che prendono parte ad attività "religiose e superstiziose". Il documento è un tentativo di aumentare la "disciplina politica" all'interno dell'Esercito di Liberazione popolare.

In un commento pubblicato da un quotidiano cinese di governo si legge che "la nota della Commissione evidenzia e rafforza la disciplina politica e sottolinea le restrizioni e le punizioni previste per le frequenti violazioni della condotta militare". "Specialmente ora – continua l'articolo – che le ostili forza occidentali stanno accelerando le loro strategie mirate ad occidentalizzarci e che vi è un vigoroso aumento di ogni sorta di pessime influenze sociali, è divenuto molto importante rafforzare con vigore la disciplina dell'esercito e punire con durezza le violazioni".

La circolare è stata emessa dopo le proteste di massa organizzate dai veterani, che protestano con Pechino per le pensioni inadeguate. Il 1° agosto, 78° anniversario di fondazione dell'esercito, centinaia di pensionati dell'esercito sono stati trascinati via dalla polizia dopo ore di protesta davanti agli uffici del Dipartimento politico dell'Esercito di liberazione del popolo. Davanti allo stesso ufficio, in aprile, 2000 veterani sono rimasti in silenzio per 36 ore chiedendo un miglior trattamento da parte dello Stato.