Con il ritiro delle banconote, l’India in ginocchio rischia la rivolta

L’opposizione ha lanciato al governo un ultimatum di tre giorni per risolvere la situazione. In tutto il Paese ci sono già stati 50 morti. Non ci sono soldi per i matrimoni, mentre un magnate del Bjp ha speso 69 milioni di euro per far sposare la figlia. La Banca centrale ha annullato i debiti di 63 grandi imprenditori amici del premier, pari a oltre 690 miliardi di euro.


New Delhi (AsiaNews) – L’India “è in ginocchio ed esiste un concreto rischio di rivolta. L’avvertimento è stato lanciato dalla Corte suprema e dai partiti di opposizione, che hanno concesso un ultimatum di tre giorni, dopo i quali con ogni probabilità il governo dovrà affrontare il malcontento popolare”. Lo dice ad AsiaNews una fonte anonima, secondo cui la scelta del premier Narendra Modi di ritirare le banconote da 500 e 1000 rupie “ha distrutto la vita normale delle persone. Al contempo, la cosa gravissima è che le banche hanno deciso di cancellare i debiti di 63 grandi imprenditori indiani, tutti amici e sostenitori del primo ministro, mentre i poveri contadini muoiono di fame. Finora ci sono già stati 50 morti, tra quelli deceduti in coda e altri vittime dei tafferugli”.

A più di una settimana dalla decisione di eliminare dal mercato i tagli più contraffatti e immettere nuove banconote da 2000 rupie, “la situazione non migliora. Ci sono episodi davvero spiacevoli, come quello di un uomo che è stato malmenato in maniera brutale dalla polizia per il semplice fatto di aver domandato il motivo per cui gli agenti inveivano contro la gente in fila da diverse ore”.

Da giorni, continua, “il premier non appare in pubblico, mentre i suoi parlamentari stanno tentando di frenare le critiche dei partiti”, riuniti per la Winter session. In parallelo la Corte suprema lamenta il fatto che ieri il governo ha stabilito di ridurre il massimale del cambio giornaliero da 4500 a 2000 rupie.

Mentre le condizioni dei poveri sono sempre più drammatiche, in tutto il Paese si è sollevata una profonda ondata di sdegno per il “matrimonio della figlia di un magnate ed ex membro del Bjp (Bharatiya Janata Party, il partito al governo), costato 5 miliardi di rupie (circa 69 milioni di euro). Qui la gente comune non ha i soldi per mangiare e i matrimoni sono sospesi, mentre il politico si è potuto permette di spendere quella cifra enorme”.

Tutte le opposizioni stanno facendo quadrato contro Modi e “lamentano il fatto che non sono state stampate banconote di tagli più bassi sufficienti a soddisfare la domanda”. Ma l’indignazione più grande, oltre al fatto che si è scoperto che i membri del Bjp già sapevano in precedenza che sarebbe stata attuata la riforma e hanno avuto il tempo per cambiare il proprio denaro, “è che la Reserve Bank of India [la Banca centrale indiana], ha deciso che 63 grandi imprenditori non dovranno più restituire i crediti avuti in prestito dalle banche. I debiti ammontano a 50mila miliardi di rupie (oltre 690 miliardi di euro)”. “Come è possibile tutto questo – si domanda – quando i poveri contadini vengono gettati sul lastrico se non restituiscono debiti da 2.500 rupie? È una logica incomprensibile: i grandi debitori continuano a vivere nel lusso e a viaggiare all’estero, al contrario del popolo”.

“I contadini sono quelli più svantaggiati, anche perché alle banche di credito cooperativo – molto diffuse a livello rurale – è stato imposto di non cambiare denaro. Il governo teme che la maggior parte del denaro riciclato passi da queste banche, perché i ricchi affiderebbero ai poveri ingenti somme da scambiare al loro posto”.

Modi in passato, conclude, “era un venditore di thè. Ora tutti sostengono che egli stia facendo bere alla popolazione un ‘thè senza zucchero’, cioè un thè amaro. Si è dimenticato degli indiani comuni”.