Il presidente al Sisi concede l’amnistia al pensatore islamico Islam Béheiri
di Loula Lahham

Era stato condannato a un anno di carcere per aver diffamato la religione musulmana. In una serie di interventi televisivi aveva chiesto la revisione dei testi di interpretazione del Corano, risalenti al Medio evo. Portavoce Chiesa cattolica: Decisione tardiva ma giusta. Leader salafita: Sbagliato, ha offeso l’islam. Due anni di carcere al leader del sindacato giornalisti. 

 


Il Cairo (AsiaNews) - Il presidente egiziano Abdel-Fattah al Sisi ha ordinato la liberazione di 82 prigionieri condannati per aver partecipato a manifestazioni non autorizzate, violazione alla libertà di espressione e a diffusione di false informazioni. Fra i beneficiari del decreto di amnistia [atto numero 515/2016, pubblicato in via ufficiale il 17 novembre, ndr] vi è anche il famoso intellettuale e pensatore islamico Islam Béheiri (nella foto). 

Nel luglio scorso la Corte di cassazione in Egitto aveva confermato la condanna a un anno di prigione per Béheiri, per il reato di diffamazione della religione musulmana in una serie di trasmissioni televisive risalenti al 2015. 

A intentare il processo nei suoi confronti era stata l’università di al-Azhar, la più alta istituzione della religione musulmana sunnita nel Paese e in tutto il mondo. La sua colpa è quella di aver chiesto, con estremo vigore, la revisione del contenuto di diversi testi di interpretazione del Corano, il libro sacro dell’islam, redatti in grande maggioranza ai tempi del Medio evo. 

Secondo i critici e l’ala estremista, le parole del libero pensatore musulmano sarebbero state una sorta di blasfemia nei confronti del patrimonio religioso dell’islam. 

La notizia della liberazione di Islam Béheiri ha sollevato una ridda di pareri e commenti contrastanti. P. Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica egiziana, sostiene la scelta del presidente al Sisi: “Mi viene da dire - afferma il sacerdote - che la decisione giunge fin troppo tardi. Sono molto felice per il rilascio di Béheiri, e questo non vuole dire che la pensi come lui”.

Sono per “la libertà di espressione”, aggiunge p. Rafic, anche se essa implica “la diffamazione del mio credo religioso, come spesso accade qui nel Paese”. “Ci manca ancora - conclude - quel senso di lealtà come elemento condiviso fra noi”.

Opposto il parere dello sceicco Sameh Abdel-Hamad, leader salafita egiziano, secondo cui questa decisione è “totalmente sbagliata” e va contrastata con forza. A suo parere Béheiri ha violato in maniera gravissima i valori della religione [islamica] ridicolizzando i padri fondatori e i primi grandi pensatori musulmani. Su tutti egli cita Al-Bukhari, a suo parere “il più grande” fra i teologi e gli intellettuali dell’islam. “Il presidente [al Sisi con questo decreto di amnistia] ridicolizza al-Azhar e offende l’islam” conclude Sameh Abdel-Hamad. 

Sempre dall’Egitto arriva in questi giorni la notizia della condanna di Yehia Qallash, il leader del sindacato giornalisti. Assieme ad altri due colleghi, egli dovrà scontare due anni di carcere per favoreggiamento, avendo “ospitato dei fuggitivi”. Il tribunale del Cairo ha fissato la cauzione di Yehia Qallash, Gamal Abdel Rahim e Khaled al-Balshy a 630 dollari, in attesa dell’appello. 

La vicenda risale al maggio scorso, durante le proteste che hanno seguito la decisione dell’Egitto di restituire all’Arabia Saudita due isole contese; un accordo siglato durante l’incontro fra il presidente al Sisi e il re saudita Salman, respinto però di recente Tribunale amministrativo della capitale. Secondo i critici questa operazione era contraria alla Costituzione e priva di trasparenza.