Israele, allarme incendi: evacuate 80mila persone. Per Netanyahu è terrorismo

Colpita la città di Haifa, nel nord. Siccità e forti venti nella regione hanno alimentati i roghi. Le fiamme hanno lambito anche Gerusalemme e parte della Cisgiordania. Almeno 130 persone ricoverate, la maggior parte per intossicazione. La polizia ha aperto un’inchiesta, coinvolti anche elementi dello Shin Bet. Per Mahmoud Abbas Israele sfrutta gli incendi per accusare i palestinesi.


Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) - Almeno 80mila persone hanno abbandonato le loro abitazioni a causa degli incendi che hanno ormai raggiunto la città di Haifa, nel nord di Israele e terza per importanza del Paese. Da oltre due mesi la regione vive uno stato di siccità, che ha favorito lo svilupparsi di roghi alimentati dai forti venti che soffiano in questi giorni nell’area. Le fiamme minacciano di investire anche Gerusalemme e parte della Cisgiordania. 

Finora almeno 130 persone sono state trasportate in ospedale per ferite lievi, in particolare per le conseguenze dell’inalazione di fumo; dopo le cure dei sanitari, la gran parte dei pazienti sono stati dimessi senza ulteriori complicazioni.
Le autorità hanno evacuato due carceri nei pressi di Haifa. In fuga anche 300 studenti di una scuola nei pressi di Talmon, un insediamento ebraico in Cisgiordania. Diverse abitazioni e auto sono state danneggiate dalle fiamme, che continuano a imperversare nonostante il massiccio intervento delle squadre dei vigili del fuoco. 

Secondo il capo della polizia israeliana alcuni dei roghi sono sospetti e potrebbero avere un’origine dolosa. Nelle indagini sono coinvolti anche elementi dello Shin Bet, l’agenzia di intelligence per gli affari interni dello stato di Israele.

Il Primo Ministro Benjamin Netanyahu ha definito questi attacchi - se comprovati - di natura terroristica. “Ogni incendio che sia il frutto di rogo doloso o del tentativo di originare un incendio - ha affermato il premier - è un atto di terrore e verrà trattato come tale. “Chiunque cercherà di bruciare parte dello stato di Israele - ha concluso - verrà severamente punito”. 

Ancora più dure le parole del leader dell’ultra-destra Naftali Bennett, ministro dell’Istruzione del governo Netanyahu, capo del partito religioso Casa ebraica il quale punta il dito contro arabi e palestinesi. “Solo quelli che non appartengono a questa terra - ha scritto su Twitter - sono capaci di bruciarla”.
Al riguardo va però precisato che le fiamme - oltre ad avere fatto danni in Libano - hanno ormai lambito anche territori palestinesi, dove è già scattato l’allarme e l’allerta è massima per nuove (possibili) evacuazioni. 

Le parole dei vertici del governo israeliano hanno provocato l’indignata reazione dell’Autorità palestinese. Il presidente Mahmoud Abbas, leader di Fatah, sottolinea che Israele “sfrutta gli incendi” per accusare i palestinesi e gettare ulteriore benzina sul fuoco del conflitto. “A bruciare sono i nostri alberi e la nostra terra, della storica Palestina” ha dichiarato il leader palestinese in una nota ufficiale. 

Intanto sui social media impazza l’hashtag (in lingua araba) #Israel_on_fire. La maggior parte dei commenti di arabi e palestinesi sembra essere compiaciuto per i roghi.  

Il ministro israeliano per la Pubblica sicurezza Gilad Erdan ha riferito dell’arresto di otto persone, senza fornire ulteriori dettagli. Secondo l’alto funzionario almeno la metà degli incendi sarebbe sospetto e vi potrebbe essere una matrice dolosa. La polizia ha rinvenuto “materiali e liquidi infiammabili versati in alcune zone”. “Dobbiamo prepararci - ha aggiunto - a [combattere] una nuova forma di terrorismo”. 

Nel 2010 sono morte 42 persone in un incendio divampato sul monte Carmelo, a sud di Haifa.