Scioperano gli operai delle multinazionali che abbandonano la Cina
di Wang Zhicheng

Scontri con la polizia e arresti nelle fabbriche della Danone e della Sony. Problemi anche con la Coca Cola. Gli operai temono che i nuovi padroni (cinesi) taglino posti di lavoro, abbassino gli stipendi, abbruttiscano le condizioni di lavoro. Apple, McDonald, Kfc e tanti altri si spostano altrove perché il costo della manodopera cinese è cresciuto e le vendite calano.


Guangzhou (AsiaNews) - Migliaia di operai di alcune multinazionali sono in sciopero da novembre, insoddisfatti della decisione dei loro padroni di vendere le strutture a imprenditori locali. Le situazioni più tese sono quelle della Coca Cola, di Danone e di Sony. Sulla stessa direzione si stanno muovendo Apple, Mc Donald e Kfc.

Alla Coca Cola lo sciopero è ancora in corso. Il motivo è che la compagnia Usa ha deciso di vendere a un partner locale gli impianti di imbottigliamento. Stesso problema per la Danone, che vuole vendere la sua acqua Robust a Guangzhou a una ditta di Shenzhen, la Win Holdings. Anche la Sony ha deciso di vendere a imprenditori locali il suo impianto di assemblaggio nel Guangdong.

Il China Labout Bulletin spiega che gli operai sono preoccupati perché la vendita – della quale essi spesso restano all’oscuro - ha delle ricadute sulla loro vita. I nuovi padroni infatti, per rendere redditivi gli impianti si lanciano spesso in ristrutturazioni, tagliando posti di lavoro e abbassando gli stipendi. Se poi i nuovi padroni sono cinesi, le condizioni di lavoro diventano peggiori che nelle ditte straniere. Liu Songbo, professore sui temi del lavoro alla università Renmin, spiega che gli impiegati temono che I nuovi padroni cinesi siano meno generosi e più esigenti delle multinazionali.

Lo sciopero alla Sony si è concluso alcune settimane fa. Ma il 14 novembre la polizia si è scontrata con migliaia di operai e vi sono stati molti feriti. Undici operai sono stati arrestati.

La Sony ha pagato 1000 yuan agli operai per far terminare lo sciopero, ma ha anche licenziato decine di operai, ritenuti i leader delle dimostrazioni. Il tutto è avvenuto nel silenzio del sindacato ufficiale nazionale, che anzi, ha approvato la conclusione come “una vittoria”.

Alla Danone gli amministratori si sono rifiutati di trattare con gli operai. Dopo due settimane di sciopero, la polizia in tenuta anti-sommossa è entrata nello stabilimento, ferendo diversi operai. La ditta ha licenziato due di loro.

Negli ultimi cinque anni diversi grandi gruppi stranieri hanno lasciato la Cina. Fra essi: il gigante Usa dell’elettronica, Best Buy; i supermercati britannici Tesco e Mark & Spencer. I motivi della scelta pescano nei crescenti costi della manodopera cinese e sul rallentamento dell’economia del dragone.

Talvolta, la scelta dipende dalla forte concorrenza messa in atto da ditte cinesi. Dopo l’exploit di Huawei, ad esempio, la Apple vede ridursi sempre più le sue vendite di prodotti. Dall’anno scorso ad oggi, la Apple i profitti dalle vendite in Cina sono scese di almeno il 5%. Nell’ultimo trimestre ha riportato una perdita del 33% nelle vendite.