Myanmar, Than Shwe cacciato dal potere?

Il comandante generale e capo della Giunta militare che guida il Paese, secondo alcune voci, sarebbe stato deposto e messo in stato d'accusa da un gruppo guidato dal suo numero 2, Maung Aye.


Yangon (AsiaNews/Agenzie) - Than Shwe, il comandante supremo dell'esercito birmano, potrebbe essere stato rimosso dal comando. Secondo alcune indiscrezioni il militare, che guida l'ex Birmania in vari modi dal 1962, sarebbe stato soppiantato dal numero 2 della gerarchia militare, il generale Maung Aye.

Un rappresentante dei servizi segreti thailandesi afferma che Yangon sembra calma ed aggiunge che la sua organizzazione sta cercando di capire la veridicità di queste voci, data l'assenza di commenti ufficiali da parte del governo del Myanmar. "Abbiamo sentito – specifica – che Maung Aye ha cacciato dal potere Than Shwe e lo ha accusato di corruzione e di vendita illegale di armamenti". Il generale Thura Shwe Man, membro del Consiglio di governo per la Pace e lo Sviluppo - anche lui molto in alto nella gerarchia militare – sarebbe l'accusatore ufficiale.

Kantathi Suphamongkon, ministro thailandese degli Esteri, dice: "Fino ad ora sono solo voci. Io sto ancora preparando il mio viaggio in Myanmar, previsto e confermato per la fine del mese".

Soe Myint, editore di un sito internet pro-democrazia con base a New Delhi, dice che vi è da tempo tensione fra i generali che compongono la giunta. "Da quanto ho sentito io – dice – un gruppo composto da 5 generali e guidato da Maung Aye ha pianificato il colpo di Stato lunedì scorso durante una riunione settimanale di Gabinetto". "Il gruppo – continua – ha accusato Than Shwe di nepotismo e lo ha definito incapace di continuare a guidare il Paese. Da quel momento vi è stato un blackout totale e non sono più arrivate notizie".

Than Shwe non appare alla televisione statale da sabato 20 agosto, quando ha incontrato un inviato delle Nazioni Unite. Alcuni diplomatici di stanza a Yangon credono che il generale stia compiendo un viaggio nella provincia. "Secondo noi – dice un diplomatico del sud-est asiatico – si trova fuori città e queste voci vengono non da Yangon ma dall'esterno del Paese".

Anche la Lega Nazionale per la democrazia, partito d'opposizione, non sembra credere per nulla a queste voci e smorza i toni. Il partito, guidato dal premio Nobel Aung San Suu Kyi, è sempre più emarginato all'interno del presunto processo democratico avviato dalla Giunta militare che dovrebbe portare alla firma di una Carta costituzionale democratica. La Lega ha infatti definito "illegittima" la Convenzione nazionale di aprile, chiamata dal governo per redigere la costituzione, e si è autoesclusa. Intanto la Giunta ha prolungato di un anno gli arresti domiciliari per la sua presidente.

Nella mattinata di oggi è poi giunta la secca smentita del primo ministro thailandese Thaksin Shinawatra che dice: "Le nostre fonti confermano che non sono vere le voci che parlano di un colpo di Stato. La notizia è stata fatta girare da alcune fazioni ma non è vera".