Astana: al via i colloqui di pace sulla Siria, “guerra verbale” fra governo e ribelli

Per la prima volta sono presenti delegati governativi e rappresentanti dei gruppi armati. Per volere dei ribelli la prima sessione “non sarà faccia a faccia”: una protesta per il mancato “rispetto” da parte del governo dei termini della tregua. Il capo negoziatore di Damasco parla di atteggiamento “provocatorio” delle opposizioni. Il ruolo della Russia e la svolta turca. 

 


Astana (AsiaNews/Agenzie) - Si sono aperti questa mattina ad Astana, capitale del Kazakhstan, i colloqui di pace sulla Siria patrocinati da Russia, Turchia e Iran. Presenti i rappresentanti del governo siriano e delle opposizioni, riuniti con l’obiettivo di rafforzare la “fragile” tregua nazionale in vigore da fine dicembre e trovare una soluzione da proporre ai prossimi negoziati Onu a Ginevra, in programma l’8 febbraio. 

Per la prima volta la delegazione delle opposizioni è formata - in via esclusiva - da rappresentanti dei gruppi armati, attivi sul campo di battaglia. Finora, infatti, ai colloqui promossi dalle Nazioni Unite in Svizzera avevano partecipato membri e rappresentanti in esilio, intervenuti ad Astana col solo ruolo di consulenti. 

Con una decisione dell’ultimo minuto, il fronte dei ribelli ha deciso che “la prima sessione di colloqui non sarà faccia a faccia col governo”. Dietro la decisione, spiegano, il fatto che finora il governo non avrebbe “rispettato gli impegni presi” nel contesto degli accordi sul cessate il fuoco del 30 dicembre. 

Il riferimento, fra gli altri, è ai raid delle forze governative fedeli al presidente Bashar al-Assad nei pressi della valle del fiume Barada, un’area strategica per il rifornimento idrico della capitale siriana. L’esercito lealista giustifica gli attacchi sostenendo che nell’area sono attivi gruppi ribelli dell’ex Fronte di al Nustra, che non sono compresi nella tregua (come lo Stato islamico). 

E già al primo giorno non sono mancati gli scontri - verbali - e le accuse incrociate. Bashar Jaafari, capo negoziatore del governo siriano denuncia l’atteggiamento “provocatorio” da parte del fronte delle opposizioni. I ribelli si dicono pronti a “combattere” in caso di fallimento degli incontri. 

I colloqui sono patrocinati da Russia e Iran, vicini al governo siriano, e Turchia che ha sostenuto a lungo i ribelli. Gli organizzatori hanno cercato di “minimizzare” le aspettative e aggiunto che non vi saranno “svolte” significative, anche se resta la curiosità sulla capacità della Russia di imporsi come nuova potenza egemone nella regione mediorientale. 

Agli incontri è presente anche l’inviato speciale Onu per la Siria Staffan de Mistura, insieme agli ambasciatori dei Paesi occidentali - in particolare Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti - in Kazakhstan. Nelle scorse settimane si è dibattuto a lungo sull'eventuale presenza di un rappresentante della nuova amministrazione americana. Del resto l’invito alla partecipazione da parte del ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov sarebbe partito solo la scorsa settimana. 

Vi sono anche delegati dell’Unione europea, mentre sono escluse le le milizie curde filo-occidentali,  invise ad Ankara. Un diplomatico occidentale ha ricordato che “con la presa di Aleppo” da parte delle truppe di Assad e la cacciata dei ribelli “tutto è cambiato” e adesso vi è un “nuovo” rapporto di forza fra gli attori in campo. 

Fra i molti segnali di questo cambiamento, la posizione attuale della Turchia, un tempo in prima fila nel sostenere i ribelli (e, forse, anche i gruppi jihadisti fra i quali lo stesso Stato islamico) e oggi pronta ad aprire sul futuro politico del presidente siriano. “La Turchia - ha dichiarato il vicepremier turco Mehmet Simsek - non può più insistere su una soluzione senza Assad. Non è realistico”.