India, nuovo rinvio della Corte Suprema sui diritti dei dalit cristiani
di Nirmala Carvalho
L'arcivescovo di Delhi critica la decisione e accusa le leggi discriminanti.

Mumbai (AsiaNews) – La Corte Suprema dell'India è stata costretta martedì 23 agosto a rimandare la discussione riguardo l'estensione dei pieni diritti civili ai dalit [fuori casta] cristiani. Il rinvio è stato necessario perché il Procuratore generale del governo, Milon Bannerjee, ha chiesto più tempo per studiare la questione.

"Oltre 18 milioni di dalit cristiani in India – dice un comunicato stampa rilasciato dai gruppi cristiani che portano avanti il caso come parte civile – sono rimasti sorpresi dall'annuncio, considerando che la loro domanda è quella di ottenere gli stessi diritti legali concessi ai loro confratelli dalit di religione indù, sikh o buddista". La Corte ha poi fissato la prossima audizione sul caso per il 18 ottobre, dopo che il Procuratore generale ha assicurato la creazione di una Commissione apposita per lavorare sulla questione.

Un decreto presidenziale del 1950 stabilisce  per i dalit indù, sikh e buddisti quote riservate nell'istruzione e nella pubblica amministrazione. Tali prerogative non sono previste per i fuori casta cristiani e musulmani – che non praticano il sistema delle caste - e vengono tolte a coloro i quali abbracciano il cristianesimo o l'islam. A febbraio scorso la Corte suprema aveva avocato a sé la decisione sulle richieste dei dalit cristiani respingendo la richiesta del governo, che voleva trattarlo come problema legislativo. Il governo si è allora costituito "pubblico accusatore" ed ha delegato al Procuratore generale di Mumbai il compito di rappresentarlo nel procedimento.

Dopo il rinvio i leader cristiani che seguono il processo hanno presentato una petizione al governo con la quale chiedono "l'urgente inserimento di una discussione sulla loro situazione" nell'ordine del giorno del Congresso. Fra i firmatari vi è Franklin Caesar, dei dalit cristiani del Tamil Nadu, il Forum nazionale per i diritti dei dalit cristiani, l'All India Catholic Union, l'All India Christian Council, la Voce dei dalit ed altre organizzazioni sparse per la nazione.

In un'intervista ad AsiaNews l'arcivescovo di Delhi, mons. Conçessao – che ha chiesto di persona al primo ministro Manmohan Singh di intervenire sulla questione – dice: "Siamo molto delusi dal fatto che la seduta sia stata aggiornata e possiamo solo chiedere al governo di trattare il caso con un senso di urgenza". "Giustizia ritardata – dice - significa giustizia negata e questi dalit hanno subito ingiustizie per troppo tempo. Avevamo indetto una settimana di digiuno e preghiera ed avevamo chiesto a tutte le confessioni cristiane di pregare insieme per un verdetto favorevole. Poi il governo decide di creare una Commissione per individuare le comunità di dalit cristiani e la Corte Suprema aggiorna la seduta..".

"L'Ordinanza del 1950 – spiega – inserita nel contesto odierno è sbagliata perchè viola il diritto all'uguaglianza garantito dall'articolo 14 della Costituzione: le persone che si convertono al cristianesimo vengono private dei benefici che invece sono garantiti a quelle persone che si convertono ad altre religioni. Questo è chiaramente discriminatorio per i cristiani".

John Dayal, presidente dell'All India Catholic Union e segretario generale dell'All India Christian Council dice ad AsiaNews: "E' solamente un rinvio. Nonostante noi stessimo pregando e sperando per una conclusione positiva alle nostre giuste e da lungo tempo presentate richieste per i dalit cristiani, ora in qualche modo la abbiamo perché il governo terrà un'inchiesta con la quale indagherà sulla questione. Da parte nostra creeremo un 'pensatoio' per incoraggiare la giusta causa dei dalit, che hanno sofferto anni ed anni di discriminazioni".

La Conferenza episcopale indiana (Cbci) ha invitato i membri del Parlamento ad aiutare la Chiesa sulle questioni di maggior importanza ed ha invitato i fedeli ad offrire preghiere e petizioni al governo chiedendo giustizia per i dalit del Paese.