Siria del sud: si intensificano i combattimenti, la Giordania pronta a intervenire

Epicentro degli scontri la città di Dara’a. Aspra battaglia fra esercito regolare siriano e fazioni armate. La prospettiva di un coinvolgimento diretto dell’esercito di Amman. I jihadisti puntano alla “liberazione” del Paese. Intanto si discute di una possibile zona sunnita da Dara’a a Deir Ez Zor.

 


Damasco (AsiaNews) - Negli ultimi giorni si sono intensificati i combattimenti nel sud della Siria. Epicentro dello scontro la città di Dara’a, dove le fazioni armate e l’esercito regolare siriano si fronteggiano in un’aspra battaglia. A innescare la nuova spirale di violenze,  un attacco improvviso sferrato lo scorso 12 febbraio dal gruppo jihadista Hayaat Tahrir Al Sham (Organo per liberare Al Sham), costituito di recente. 

I combattimenti avvenuti sinora riguardavano in particolare l’hinterland, mentre la città di Dara’a era rimasta (quasi) sempre al riparo. Tuttavia, nel pomeriggio del 12 febbraio gli uomini della Haya’at guidati da Abu Jaber (Hashem) El Sheikh - noto per i suoi ottimi rapporti con Ankara e Riyadh - hanno lanciato l’operazione militare “Morte anziché umiliazione” (Al Mawt Wala al mazella).

L’attacco sferrato a Dara’a è avvenuto in concomitanza con la visita ufficiale del presidente turco Recep Tayyip Erdogan in Arabia Saudita, iniziata il 13 febbraio. 

Questa violazione del cessate il fuoco a Dara’a, a dispetto dell’accordo raggiunto fra Giordania (e Turchia) e Russia non è certo il primo. Tuttavia, esso contiene delle note singolari poiché avviene nel momento in cui si parla con sempre maggiore insistenza ad Amman e Washington di una (eventuale) zona sunnita in Siria da Dara’a a Deir Ez Zor. A questo si aggiunge la prospettiva di un futuro federalismo per il Paese, secondo quanto affermato di recente anche dal generale americano David Petraeus. 

Voci non confermate, ma che circolano con insistenza fra le alte sfere della diplomazia giordana parlano di un possibile coinvolgimento diretto dell’esercito di Amman, sulla falsariga dell’impegno turco nel nord. Un piano che intende ripercorrere i successi di Ankara nell’operazione “Scudo dell’Eufrate” e con l’occupazione dell’esercito turco della città di Al Bab, ultimo bastione di Daesh [acronimo arabo per lo Stato islamico] a nord di Aleppo. Operazioni, queste ultime, avvenute nonostante il veto del governo siriano. 

Al contempo Haya’at Tahrir Al Sham ha sferrato attacchi contro la fazione jihadista armata dell’opposizione siriana Jend Al Aqsa (Soldati della moschea di al Aqsa) sia a Idlib che a Hama, a conferma di una guerra di tutti contro tutti in un contesto sempre più frammentato. Le epurazioni ed eliminazioni all’interno dei gruppi jihadisti in Siria sono al culmine, soprattutto dopo la chiara scelta del capo El Sheikh, alla guida del muovo comando unificato dei jihadisti siriani di Al Haya’at. Egli avrebbe dichiarato di voler abbandonare “almeno temporaneamente” l’idea di creare un Califfato come invocato dai movimenti jihadisti internazionali, per concentrarsi sulla guerra di “liberazione” dell’intero territorio siriano. 

La guerra in corso a Dara’a contro l’esercito regolare siriano è condotta, in apparenza, da al Haya’at con 300 uomini. In realtà, vi è la mano di al Nusra dal momento che il gruppo di Al Zenki non è presente nel sud siriano e vi è il contributo di altri 200 uomini di Ahrar El Sham cui si aggiungono alcuni combattenti di Bayt al Maqdes e numerosi mercenari.

I disordini al confine con la Giordania potrebbero effettivamente dare ad Amman il pretesto di entrare nel sud della Siria e attuare lo stesso progetto compiuto dalla Turchia nel Nord. Insieme all’Egitto, la Giordania è stata oggetto di feroci critiche da parte del ministero saudita degli Esteri per aver concluso un accordo con la Russia. E ora si trova nell’obbligo di essere coinvolta direttamente nel conflitto siriano, con tutte le conseguenze che potrebbero derivare da tale intervento. 

Tuttavia, quel che più interessa al Nusra è di non diventare di nuovo il capro espiatorio degli accordi con i russi, come è avvenuto nel nord della Siria con la Turchia, finendo poi per essere la parte più colpita. 

Per quanto riguarda le notizie dal fronte sembrerebbe che l’esercito siriano sia riuscito a respingere gli attacchi dei jihadistii senza perdere alcuna posizione; si tratta però solo di una battaglia in una guerra che sembra ancora lunga e piena di sorprese. Quel che trapela è che con tale azione, la Haya’at cerca di tessere nuovi rapporti internazionali e regionali e farsi riconoscere come elemento imprescindibile in qualsiasi futura riconciliazione o soluzione siriana. (PB)