Un Ufficio affari religiosi per Hong Kong? La diocesi protesta; la candidata Carrie Lam lo cancella, dopo averlo suggerito
di Victoria Ma

La proposta era contenuta nel programma elettorale di Carrie Lam, cattolica, candidata a capo dell’esecutivo. Timori di cattolici e protestanti per un possibile controllo sulle religioni. Il messaggio del card. Tong a Carrie Lam. La diocesi: Hong Kong non è come la Cina, dove il governo è ateo. A Hong Kong vi sono canali di comunicazione liberi fra religioni e governo. John Tsang, cattolico, anch’egli candidato a capo dell’esecutivo: Un ufficio inutile.


Hong Kong (AsiaNews) – La diocesi di Hong Kong ha espresso la sua “risoluta opposizione” alla proposta di Carrie Lam (v. foto 1), candidata al posto di capo dell’esecutivo, sulla possibilità di varare un “Ufficio affari religiosi” per coordinare le politiche religiose del territorio.

La proposta di Lam, contenuta nella sua piattaforma elettorale, ha scatenato opposizioni e timori fra gruppi protestanti e cattolici di Hong Kong, che vedono in essa un tentativo di controllo sulle religioni come avviene in Cina popolare.

Ieri la diocesi ha diffuso una dichiarazione chiedendo con urgenza a Lam, anch’essa cattolica, di togliere questi punti dal suo programma elettorale dato che quest’idea “causerà senz’altro le preoccupazioni dei cristiani locali che temono per la libertò religiosa ad Hong Kong”. La diocesi fa notare che la Basic Law (la mini-costituzione del territorio) garantisce la piena libertà religiosa.

Due giorni fa, il card. John Tong (foto 2), vescovo del territorio, ha scritto a Carrie Lam esprimendole la “decisa opposizione della diocesi per un possibile varo di un ‘ufficio affari religiosi’” o istituzione simile ad Hong Kong. In risposta alle preoccupazioni del crd. Tong, Carrie Lam ha detto di essere “dispiaciuta” che la sua idea “abbia prodotto fraintendimenti e incomprensioni”. Per evitare “ogni inutile incomprensione nella società e fra le comunità religiose”, ella afferma che se verrà eletta come capo dell’esecutivo, “non contemplerà tale idea nel suo governo”.

Nella dichiarazione della diocesi, si fa notare che i rappresentanti del governo di Hong Kong “hanno canali sufficienti per contattare le religioni in modo diretto, senza alcun bisogno di ‘uffici affari religiosi’ o altri dipartimenti”.

Il suggerimento di varare un “ufficio affari religiosi” può con molta facilità generare nella gente l’impressione che il governo locale voglia “dirigere e controllare” le religioni”, creando “inutili confusioni e conflitti nella società”.

Nella dichiarazione si ricorda che al tempo della stesura della Basic Law, nell’aprile 1986, qualcuno aveva suggerito di includere qualche punto sulla “politica religiosa”, ma essa non è stata accettata dagli estensori rappresentanti del settore religioso di Hong Kong.

La diocesi fa notare poi la differenza fra la Cina popolare e Hong Kong: la Cina è guidata da un governo comunista e ateo, i cui rappresentanti possono coinvolgere “uffici per gli affari religiosi” o altri dipartimenti simili per comprendere meglio le organizzazioni religiose, ma tali uffici non sono necessari ad Hong Kong dato che i canali di comunicazione fra il governo e le religioni vi sono e sono sufficienti.

Un altro candidato a capo dell’esecutivo, John Tsang (foto 3), anch’egli cattolico, ha dichiarato di non essere d’accordo sul costituire un “Ufficio affari religiosi” per coordinare le materie religiose ad Hong Kong, dato che ogni religione ha le sue proprie tradizioni e punti di vista.