Al via il processo di beatificazione del vescovo di Pyongang e altri 213 martiri
di Pietro Kim

È un processo “nazionale” e non “diocesano”. Due gruppi: i martiri coreani uccisi fra il 1785 e il 1879 e quelli della Corea moderna, uccisi fra il 1901 e sotto la persecuzione comunista nel periodo della guerra di Corea (1950-1953). Nel primo gruppo vi è Giovanni Battista Yi Byeok, ucciso per la fede insieme a tutta la sua famiglia. Nel secondo oltre al vescovo di Pyongyang, forse morto in qualche campo di concentramento, vi è mons. Patrick James Byrne, missionario Maryknoll, deportato al Nord e morto di stenti. Mons. Lazzaro You: Per i nostri fedeli essi sono già santi.


Seoul (AsiaNews) - La commissione speciale dei vescovi coreani per le cause dei santi ha reso noto di aver iniziato il processo nazionale che porterà alla beatificazione – e poi alla canonizzazione - di due gruppi di martiri: quella del servo di Dio Giovanni Battista Yi Byeok e dei suoi 132 compagni e quella del servo di Dio mons. Francesco Borgia Hong Yong-ho, primo vescovo di Pyongyang e i suoi 80 compagni.

La commissione ha ottenuto dal Vaticano che il processo fosse “nazionale” e non “diocesano”, dato che i martiri presi in esame appartengono a diverse diocesi del Paese.

Il primo gruppo è costituito da martiri della fede uccisi fra il 1785 e il 1879, durante la dinastia Joseon. Fra di essi spicca il nome di Giovanni Battista Yi Byeok (1754-1785), proveniente da una famiglia di dignitari di corte, convertito al cattolicesimo e poi divenuto uno dei primi evangelizzatori della Corea. Nel gruppo sono presenti anche tutti i membri della sua famiglia, condannata a causa della fede. Un altro di cui si vuole verificare il martirio è Tommaso Kim Pem-ou, morto in esilio. È invece certo il martirio di Alessio Hwang Sa-yeong (1775-1801) che, secondo gli ultimi studi dovrebbe essere avvenuto con il lingchi: braccia e gambe legate a quattro animali differenti lasciati andare nelle diverse direzioni fino a squartare il corpo del torturato.

Tutti i 133 membri di questo gruppo sono dei laici, a conferma dell’importanza del laicato nella nascita e nella diffusione della Chiesa coreana degli inizi.

Il secondo gruppo abbraccia martiri del periodo moderno della Corea: alcuni sono stati uccisi durante il massacro di Jeju (1901); altri sotto la persecuzione comunista dopo la guerra coreana e la divisione fra Nord e Sud (1950-1953). Fra gli 81 del secondo gruppo vi è pure Giuseppe Kim Sun-young. Egli era stato inviato in Cina come missionario nel 1930, durante il periodo del dominio giapponese in Corea. In seguito egli non è potuto ritornare in patria ed è stato arrestato e condannato dai comunisti cinesi a 15 anni di prigione. Nel 1972 è stato lasciato libero ed è morto di stenti. In questo gruppo vi sono due vescovi, 48 sacerdoti, tre seminaristi, sette suore e 21 laici. Fra essi si staglia la personalità di mons. Francesco Borgia Hong Yong-ho (1906-?), il primo vescovo di Pyongyang, considerato “disperso” fino al 2013 anche dal Vaticano e con ogni probabilità morto in qualche campo di concentramento del Nord (foto 1: l'ultima sua foto insieme ai suoi sacerdoti). Nel gruppo, fra i missionari stranieri vi è la figura del delegato apostolico di Corea, mons. Patrick James Byrne (1888-1950). Missionario Maryknoll statunitense e vescovo, fu rapito dai nordcoreani a Seoul e portato al nord con marce forzate. È morto durante la deportazione.

È la prima volta che il tribunale per la causa dei santi esamina i casi di testimoni della fede nell’epoca moderna. In passato la Chiesa coreana si era concentrata soprattutto sul periodo degli inizi dell’evangelizzazione in Corea.

Mons. Lazzaro You Heung-sik, vescovo di Daejeon e presidente della commissione, dice ad AsiaNews che “ci vorranno almeno 10 anni per giungere alla beatificazione e alla canonizzazione, ma per i nostri fedeli, queste persone sono già sante”. Egli ha affermato che nel processo è importante pure “la preghiera dei fedeli e il loro desiderio di seguire lo spirito dei martiri”.