Scontri tra ribelli e forze governative: 20 mila civili fuggono in Cina

In migliaia ricevono gli aiuti umanitari cinesi. Le nuove violenze sono scoppiate lo scorso 6 marzo. Almeno 30 persone sono rimaste uccise al confine tra Myanmar e Cina in seguito ad un raid a sorpresa lanciato dai ribelli. L’inasprimento del conflitto ha sollevato tensioni tra i due Paesi. Il ministro cinese degli esteri : “Ripristinare la pace e la stabilità alle zone di confine”.


Yangon (AsiaNews/Agenzie) – Almeno 20 mila persone sono fuggite dal Myanmar attraversando il confine con la Cina per le violenze scoppiate tra le milizie delle minoranze etniche armate e le forze di sicurezza. Il ministro cinese degli esteri afferma che in migliaia hanno trovato rifugio nei campi allestiti al confine e stanno ora ricevendo assistenza umanitaria.

Da mesi sono in corso scontri tra gruppi di ribelli armati e forze governative in varie regioni del paese. Le violenze di questa settimana sono tra le peggiori ad aver colpito la regione del Kokang dal 2015. Il Kokang ha stretti legami con la Cina, con i locali che parlano un dialetto cinese e utilizzando lo yuan come moneta.

All'inizio di questa settimana, circa 30 persone sono state uccise al confine del Myanmar con la Cina in seguito ad un raid a sorpresa lanciato dai ribelli. Gli ultimi scontri, che hanno coinvolto artiglieria ed armi leggere, hanno avuto luogo nella città di Laukkai, nella regione Kokang, situata nella parte settentrionale dello Stato Shan.

Geng Shuang, portavoce del ministro cinese degli esteri, ha dichiarato che sono stati disposti gli aiuti a coloro che cercano di “evitare temporaneamente la guerra”, e ha chiesto un immediato cessate il fuoco, aggiungendo che la Cina sostiene il processo di pace in Myanmar. Egli ha poi invitato tutte le parti in causa a trovare una soluzione pacifica attraverso il dialogo e ha esortato i contendenti all’equilibrio, per “prevenire un'ulteriore escalation” e “per ripristinare la pace e la stabilità alle zone di confine”.

Le autorità del Myanmar affermano che le violenze sono iniziate lo scorso 6 marzo, quando i combattenti del Myanmar Nationalities Democratic Alliance Army (Mndaa) avevano lanciato un raid a sorpresa, vestiti con uniformi della polizia.

L'attacco aveva come obiettivo le forze di polizia e postazioni militari. Un gruppo separato di combattenti ha in seguito attaccato altri siti a Laukkai. Fonti riferiscono che cinque civili, cinque agenti di polizia e almeno 20 combattenti ribelli sono morti durante l’operazione.

L’inasprimento del conflitto nelle terre di confine ha sollevato tensioni tra il Myanmar e Pechino. Il governo di Aung San Suu Kyi sta cercando di porre fine alle violenze pluridecennale, nel timore che si potrebbe innescare un nuovo importante esodo di rifugiati.

L'Alleanza del Nord, una coalizione di gruppi etnici armati che include il Mndaa, deve ancora aderire al processo di pace o firmare il cessate il fuoco che è stato raggiunto con una molte altre milizie nel 2015. Il prossimo ciclo di negoziati è previsto per marzo, ma la data è stata rinviata più volte.