Insegnanti di Beslan, accusati di collusione coi terroristi, scrivono a Putin

In una lettera al presidente russo i maestri chiedono la verità sulla strage. I bambini  perdono fiducia negli adulti; i genitori sospettano di corruzione l'istituzione scolastica.


Beslan (AsiaNews) – Sono cominciate oggi le cerimonie per ricordare l'anniversario della strage di Beslan, ma chi ha perso i propri cari continua a interrogarsi sui veri responsabili della strage e i sopravvissuti vivono nel senso di colpa.

Tra queste vittime silenziose, gli insegnanti della scuola numero 1 della cittadina nordosseta, teatro della strage. In una lettera inviata ieri al presidente russo Vladimir Putin, maestre e maestri accusano le autorità locali e il Governo di indifferenza e avvertono che se non si riabiliterà il loro nome, le nuove generazioni perderanno la fiducia negli adulti e nell'istituzione scolastica.

"La nostra scuola – si legge – è sotto la minaccia di un completo annichilimento". "Da un anno - continua - noi insegnanti siamo oggetto di critiche costanti. Siamo accusati di essere sopravvissuti, di non avere adempiuto ai nostri doveri (mentre salvare i bambini era compito delle forze speciali). Tutto questo si ripercuote su di noi, ma anche sui nostri alunni e mina la nostra autorità nei loro confronti. Il terreno è già pronto: la fiducia dei bambini negli adulti è profondamente minata dopo l'attentato. Se non riusciremo a mantenere le nostre posizioni, la loro fiducia verso di noi sarà compromessa in modo irreversibile".

Gli insegnanti di Beslan sono stati i primi a istituire un comitato di volontari per aiutare le vittime del sequestro; in seguito molti degli abitanti locali li hanno accusati di rubare il denaro ricevuto dall'estero. I parenti delle vittime, inoltre, ritengono che gli insegnanti e la direttrice della scuola, Lidiya Tsalieva, abbiano collaborato con i terroristi prima e durante l'assedio.

"Eravamo anche noi nella palestra – ricorda la lettera – minacciati di morte; molti dei nostri colleghi sono stati uccisi e chi è rimasto vivo ha perso i suoi cari. Anche noi abbiamo il diritto di essere considerati vittime e come gli abitanti di Beslan anche noi vogliamo i nomi dei colpevoli della strage". Ma la verità non è possibile – continua la missiva indirizzata a Putin – "senza una Sua azione risoluta". "Lei è il garante della Costituzione e di conseguenza anche dell'educazione dei nostri bambini e della pace. Crediamo che Lei ci aiuterà ad ottenerle", conclude la lettera.

Secondo i parenti delle vittime i veri colpevoli del tragico epilogo dell'assedio sono le autorità locali – responsabili dell'infiltrazione dei terroristi nell'edificio scolastico già mesi prima della strage – e l'incompetenza del Governo centrale, che senza sforzi di mediazione, ha permesso l'irruzione delle forze speciali nella scuola, innescando il massacro. Giorni fa Shamil Basayev, leader ceceno che rivendicò il sequestro della scuola, ha dichiarato che i terroristi raggiunsero Beslan con l'aiuto dei servizi segreti russi; l'operazione rientrava in una trappola tesa dall'intelligence e poi fallita. Fonti governative hanno però smentito la versione.

Nonostante le ripetute richieste della popolazione di Beslan, in un anno Putin non ha mai incontrato né i familiari delle vittime né il corpo docente della scuola. Il presidente si recò sul luogo della strage solo nella notte del 3 settembre scorso, rimase poche ore spese tutte in incontri con le autorità. Domani, tra i dubbi sulla sincerità dell'iniziativa del Governo, una delegazione del comitato delle Madri di Beslan, accogliendo l'inaspettato invito di Putin, si recherà in visita al Cremlino.