Islamabad chiede aiuto a Facebook per bloccare la blasfemia sui social network

Il governo chiede l’invio di esperti per tracciare i commenti degli utenti. Il colosso dei social media però vuole tutelare i diritti e la privacy dei suoi consumatori. L’obiettivo non dichiarato è controllare le attività in rete dei dissidenti, compresi i cinque intellettuali e blogger rapiti lo scorso mese.


Islamabad (AsiaNews/Agenzie) – Il governo di Islamabad ha chiesto a Facebook di collaborare nella lotta contro i commenti blasfemi pubblicati sulle sue pagine. Ieri il portavoce del ministero dell’Interno ha riferito che il colosso dei social media ha acconsentito ad inviare una squadra di esperti per indagare sui commenti offensivi nei confronti di Maometto. Ma mentre le autorità pakistane danno per certa la collaborazione, la dirigenza di Facebook frena e non conferma l’invio di esperti. Anzi, alla France Press Facebook dichiara che prenderà in considerazione le richieste di Islamabad, ma tenendo sempre a mente “l’obiettivo di proteggere la privacy e i diritti dei nostri utenti”.

Il tema è venuto alla ribalta questa settimana, quando l’Alta corte delle capitale ha avviato un’indagine sui contenuti pubblicati sui social network che potrebbero risultare offensivi del sentimento religioso dei fedeli islamici. Nello specifico, sotto esame vi sono le attività in rete dei cinque intellettuali e blogger rapiti a gennaio e riapparsi dopo un mese di prigionia e torture

Fin da quando è iniziata la vicenda degli intellettuali dissidenti, con ogni probabilità fatti sparire per mettere a tacere le loro critiche nei confronti degli ambienti estremisti del governo e delle forze armate, i critici lamentano un abuso del controllo da parte delle autorità. Non solo, essi ritengono che spesso l’accusa di blasfemia, che in Pakistan viene punita con la pena di morte, venga utilizzata per reprimere le minoranze.

Lo stesso premier Nawaz Sharif si è schierato accanto alle indagini dei giudici, affermando che chiunque insulti Maometto “commette una imperdonabile offesa”. In precedenza però aveva dichiarato che a breve il Pakistan sarà “amico delle minoranze”, esaltando il dialogo e l’armonia interreligiosa tra le comunità.