Elezioni ad Hong Kong: il 26 marzo la Commissione elettorale sceglierà il prossimo governatore

A scegliere tra i tre candidati un’élite di 1.194 persone in una città di 7,3 milioni di abitanti. I favoriti sono Carrie Lam, sostenuta da Pechino, e John Tsang, candidato democratico. Il timore della polizia per eventuali disordini: pronto un piano di evacuazione per le autorità. La Commissione di Giustizia e pace si oppone al sistema di selezione: la legge elettorale è un’illusione di democrazia. “Il governo cinese mantiene il controllo del risultato e protegge gli interessi dei gruppi privilegiati”.


Hong Kong (AsiaNews) – Il 26 marzo si terranno le elezioni per il prossimo governatore di Hong Kong, Regione ad amministrazione speciale (Sar) sotto l’egida di Pechino. I candidati alla carica di nuovo capo dell’esecutivo sono tre: John Tsang, ex segretario all’economia; Carrie Lam Cheng Yuet-ngor, che ha già ricoperto la carica di segretario esecutivo, seconda carica della città; Woo Kwok-hing, ex giudice in pensione.

A scegliere tra i candidati sarà una Commissione elettorale rapresentativa, formata da 1.194 persone, che provvederà all’elezione della massima carica di una città che conta 7,3 milioni di abitanti. Mentre Tsang conduce i sondaggi di popolarità, l’ex segretario Lam, che è vista come la candidata preferita da Pechino, si è già assicurata molto più sostegno da parte della Commissione elettorale, dominata da forze pro-establishment. L’ex giudice Woo al momento sembrerebbe rincorrere i rivali.

Seppur sollecitato dalle forze democratiche, il governo cinese, che si è impegnato in una campagna di sostegno a Lam, non sembra incline a cambiare la sua preferenza. Lo scorso 19 marzo, un dibattito organizzato dalla Commissione ha visto Tsang prevalere nelle preferenze del pubblico. Gli analisti ritengono dunque che le elezioni si risolveranno in una corsa a due tra quest’ultimo e la Lam.

Lam sarebbe forte di 580 candidature provenienti dai membri della Commissione elettorale, che la qualificano come candidato ufficiale, ma che sono poco meno delle 601 necessarie per vincere il 26 marzo. Tsang conterebbe su 165 voti, con una piccola parte dal campo pro-establishment, a cui vanno aggiunti altri 290 che gli sono stati assicurati da elettori pan-democratici nella giornata di ieri. Woo, sostenuto da una parte dei democratici, si attesterebbe a 180 candidature.

Da tempo la maggioranza della popolazione del Territorio chiede le elezioni dirette e universali del capo dell’esecutivo. Nel settembre del 2014, molti giovani hanno organizzato un sit-in che è durato per mesi, chiamato “Occupy Central”, per contestare il rifiuto di Pechino al suffragio universale. Il lungo sit-in, che bloccava le zone centrali della città, ha avuto momenti di tensione e di scontri con la polizia e con gli anti-democratici.

Le forze dell’ordine temono che le manifestazioni e le proteste degli attivisti radicali in concomitanza con il voto possano causare problemi di ordine pubblico. Secondo fonti del South China Morning Post, le forze dell’ordine hanno previsto un piano di evacuazione per i tre candidati e i 1.194 elettori. In caso di disordini a terra, essi verranno condotti in un luogo segreto su alcune imbarcazioni attraccate nei pressi della sede elettorale.

Mentre la campagna elettorale entra nella settimana decisiva, La Commissione di giustizia e pace invita i cittadini di Hong Kong a prendere coscienza delle modalità di elezione del prossimo capo dell’esecutivo, scelto in una rosa di tre candidati da una élite, una piccola Commissione elettorale composta da sole 1.194 persone.

La Commissione ha aderito a varie campagne organizzate da associazioni civiche contro tale processo di selezione, dando voce ai cittadini del Territorio che si battono per un suffragio universale,  reale ed effettivo. La dichiarazione della Commissione è stata pubblicata nel suo sito web lo scorso 1 marzo e in seguito pubblicata sul giornale diocesano Kung Kao Po il 5 marzo.

La Commissione paragona l’attuale legge elettorale ad una commedia, scritta per illudere la gente di partecipare al processo. Afferma inoltre che i tre candidati, Carrie Lam Cheng Yuet-Ngor, John Tsang Chun-wah e Woo Kwok-Hing sembrano privi di qualsiasi proposta per tutelare i poveri e i gruppi emarginati della città. Dichiara infine che la formazione della Commissione elettorale e il sistema di selezione sono un progetto del governo cinese per mantenere il controllo del risultato e proteggere gli interessi dei gruppi privilegiati nei settori politici ed economici, sia ad Hong Kong che in Cina.