Il Gange è un “essere vivente”. Raghuvanshi: Decisione storica, elimina il fumo negli occhi dei nazionalisti indù

L’Alta corte dell’Uttarakhand equipara le acque del fiume sacro per gli indù ad un essere umano. L’obiettivo è ridurre l’inquinamento causato da industrializzazione e urbanizzazione. Attivista indiano: “I radicali indù usano l’inquinamento per arrivare al potere”. I tribunali devono intervenire anche per i dalit che vivono sulle sponde del fiume.


New Delhi (AsiaNews) – Un tribunale indiano ha stabilito che le acque del Gange e del suo principale affluente Yamuna, considerate sacre da oltre un miliardo di indù, sono equiparate ad “entità umane viventi”. Ciò significa, hanno decretato i giudici dell’Alta corte dell’Uttarakhand, che esse possiedono “lo status legale di persona con tutti i diritti, i doveri e le responsabilità che ne derivano”. La decisione arriva dopo anni di tentativi di depurare le acque inquinate da processi industriali, urbanizzazione e sversamento di pesticidi utilizzati in agricoltura. Ad AsiaNews Lenin Raghuvanshi, noto attivista e direttore esecutivo del Peoples’ Vigilance Committee on Human Rights (Pvchr) di Varanasi, afferma: “È una decisione storica. Per anni le forze radicali indù sono giunte al potere utilizzando la questione dell’inquinamento del Gange. Ma le loro politiche sono solo fumo negli occhi”.

Secondo l’attivista, la sentenza è degna di nota a maggior ragione che “i dalit vivono lungo le sponde” dei fiumi inquinati. “Con questa decisione – continua – si è posto l’interrogativo sulla volontà politica del governo di risolvere una volta per tutte il problema dell’inquinamento. Così si sono evidenziate le sue tattiche ingannevoli nel rimuovere i rifiuti e migliorare il sostentamento degli emarginati che abitano sulle rive”.

I giudici Rajeev Sharma e Alok Singh hanno detto che il nuovo status legale “aiuterà a preservare e conservare le acque inquinate”. Per questo essi hanno ordinato la creazione di un organismo di sorveglianza, il Ganga Management Board, entro tre mesi. Il tribunale ha affermato che “i fiumi sono essenziali per metà della popolazione indiana, per la loro salute e il loro benessere. Da tempo immemore essi forniscono nutrimento fisico e spirituale”. La sentenza arriva dopo numerose denunce presentate contro i governi di Uttarakhand e Uttar Pradesh, accusati di non cooperare con il governo federale nello sforzo di eliminare l’inquinamento dai corsi d’acqua e proteggere le specie animali e vegetali che li popolano.

Bisogna evidenziare, riferisce Raghuvanshi, che “l’Uttarakhand e l’Uttar Pradesh sono governati dal partito nazionalista indù Bjp (Bharatiya Janata Party)”. In quest’ultimo Stato il movimento politico del premier Narendra Modi ha ottenuto una schiacciante vittoria alle recenti elezioni regionali, dove ha conquistato 325 seggi su un totale di 403. “È importante – conclude – che ora il tribunale intervenga anche per la vita e la dignità dei dalit”.