Stagni tossici vicino a Tianjin. La contraddittoria campagna contro l’inquinamento

Per anni ditte chimiche e galvaniche hanno riversato acque inquinate in tre stagni grandi come 42 campi di calcio. Messi a silenzio coloro che hanno esposto il problema. Intanto, il Ministero dell’ambiente ha scoperto che il 69% delle ditte della zona Pechino-Tainjin-Hebei non osserva le regole anti-inquinamento. Un premio a chi denuncia.


Pechino (AsiaNews/Agenzie) - Il Ministero per la protezione dell’ambiente ha ammesso per la prima volta che nella zona fra Tianjin e la provincia dell’Hebei, esistono quasi 20 enormi stagni dove le ditte hanno scaricato per anni acque reflue non trattate.

L’ammissione di due giorni fa, è stata causata dalla denuncia, il giorno prima, da parte di un gruppo di attivisti ambientali, il Chongqing Liangjiang Voluntary Service Center.  Questi hanno scoperto almeno tre stagni, due nell’Hebei e uno a Tianjin, che contengono acque tossiche e acide. Secondo la rivista Caixin, che ha riportato notizia e foto, la superficie dei tre stagni è di circa 300mila mq, lo spazio di circa 42 campi di calcio.

Le autorità affermano di conoscere il problema e l’area inquinata fin dal 2013 e che nel 2016 è stata operata la bonifica a 15 degli stagni incriminati. Essi però non hanno comunicato le ditte responsabili dell’inquinamento. Gli attivisti sospettano che siano ditte chimiche e galvaniche della zona ad aver reso tossici gli stagni. Queste ditte sono ora chiuse, ma l’inquinamento è rimasto.

Curiosamente, il giorno dopo l’ammissione del ministero, l’acconto Wechat (il Twitter cinese) del gruppo ambientalista è stato chiuso d’autorità.

La messa a silenzio del gruppo stride con la decisione presa dal Ministero all’inizio del mese di lanciare una campagna per “normalizzare” la situazione dell’inquinamento nella regione Pechino-Tianjin-Hebei, una delle più inquinate della Cina. In un’inchiesta su 4077 compagnie ed è emerso che almeno 2808 violano le regole anti-inquinamento, ossia il 69% del totale.

Proprio oggi l’ufficio governativo ambientale di Pechino ha diramato alcune line guida in cui si promette un premio di 50mila yuan (circa 6700 euro) per chiunque riporti serie violazioni all’ambiente, compreso il gettare rifiuti pericolosi come materiali radioattivi. Per chi denuncia ditte che inquinano o manomettono le inchieste è previsto un premio di 3mila yuan (circa 400 euro).