Hassakeh, Daesh attacca un campo profughi: 46 morti e decine di feriti, molti civili

Nel centro sono ospitati profughi irakeni e sfollati interni siriani. Dietro l’attentato vi sarebbero almeno cinque kamikaze, che sono riusciti a introdursi all’interno. Voci non confermate parlano di decine di civili sequestrati. Oggi ad Astana riprendono i colloqui di pace mediati da Russia, Iran e Turchia. 

 


Damasco (AsiaNews/Agenzie) - È di oltre 46 morti, in maggioranza civili, e decine di feriti il bilancio ancora provvisorio di un attacco lanciato dai miliziani dello Stato islamico (SI) contro un centro di accoglienza in Siria, nei pressi del confine con l’Iraq. Nell’area sono ospitati profughi irakeni in fuga dalle regioni occupate dai jihadisti e sfollati interni siriani, che hanno lasciato le loro case e le loro terre a causa del conflitto. 

Secondo quanto riferisce l’Osservatorio siriano per i diritti umani (Osdh), nell’attentato sferrato ieri sarebbero stati coinvolti almeno cinque kamikaze. Obiettivo delle esplosioni il centro di accoglienza nella regione di Rajem al-Salibi, nella provincia di Hassakeh. “Alcuni kamikaze - aggiunge la fonte - sono riusciti a introdursi nel campo”. 

Lo SI ha rivendicato l’attentato sul proprio sito di propaganda Aamaq, affermando che un gruppo di cinque jihadisti “aveva attaccato” una posizione delle Forze democratiche siriane (Fds) nei pressi del campo. Dopo le esplosioni sono divampati scontri fra milizie jihadiste e gruppi combattenti.

Nel centro di accoglienza sarebbero ospitate circa 300 famiglie fuggite dall’Iraq o dalla provincia siriana di Deir ez-Zor, controllata in larga maggioranza dallo SI (ex Isis). “Siamo costernati e rattristati - affermano i volontari dell’ong International Rescue Committee (Irc) - per questo attacco” che ha coinvolto vittime civili. 

Una fonte irakena, rilanciata dalla Bbc, afferma che nel corso dell’assalto al centro di accoglienza i miliziani avrebbero sequestrato decine di civili. Tuttavia, finora non vi sono ulteriori conferme alla notizia anche se un attivista irakeno ha affermato che “alcuni dei feriti hanno perso i contatti con i loro familiari”.

Nelle ultime settimane il gruppo jihadista è oggetto di ripetuti attacchi nel nord della Siria sferrati dalle Forze democratiche siriane, formate da combattenti curdi e arabi e sostenuti dai raid aerei dell’aviazione statunitense. La coalizione ha registrato importanti vittorie sul piano militare, cacciando la maggior parte dei jihadisti da Hassakeh.

Ora l’obiettivo è assumere il controllo della città di Tabqa, un nodo dall’importanza strategica situato nella valle del fiume Eufrate. Essa costituisce una linea di difesa per Raqqa, roccaforte dello Stato islamico in Siria e obiettivo finale dell’offensiva lanciata dai gruppi combattenti arabo-curdi col sostegno della coalizione internazionale. 

Intato sul fronte diplomatico si apre oggi una due giorni di colloqui ad Astana, capitale del Kazakistan, mediati da Turchia, Iran e Russia. L’obiettivo dell’incontro è assicurare un cessate il fuoco stabile e duraturo in tutto il Paese. Nei tre precedenti summit che si sono tenuti sinora, con la partecipazione di rappresentanti Onu e osservatori americani, non si sono però ottenuti risultati tangibili in un’ottica di pace.