Papa: viaggio in Egitto per promuovere dialogo e speranza di pace

All’udienza generale Francesco ricorda la visita compiuta la settimana scorsa. La pace che “si costruisce mediante l’educazione, la formazione della sapienza, di un umanesimo che comprende come parte integrante la dimensione religiosa, il rapporto con Dio”. La “sana laicità” dello Stato.


Città del Vaticano (AsiaNews) – La promozione del dialogo tra musulmani e cristiani e della pace e il consolidamento dei rapporti con i copti ortodossi e sono stati l’obiettivo del viaggio che il Papa ha compiuto in Egitto alla fine della settimana scorsa,, del quale ha parlato  alle 20mila persone presenti in piazza san Pietro per l’udienza generale.

La pace, innanzi tutto, che, ha ricordato Francesco, era anche tema della visita, che aveva per motto “Il Papa della pace in un Egitto di pace”. Pace, ha detto oggi, che “si costruisce mediante l’educazione, la formazione della sapienza, di un umanesimo che comprende come parte integrante la dimensione religiosa, il rapporto con Dio”. E’ stato l’argomento del quale ha parlato alla conferenza organizzata dalla università di Al-Azhar, occasione anche per l’incontro con il Grande imam.

Francesco ha infine sottolineato che con il presidente e le autorità del Paese ha sottolineato il valore della “sana laicità” e del rispetto della legge, mentre i cattolici – ai quali ha dedicato il secondo giorno della visita – sono stati esortati a trovare sempre in Cristo, “la gioia della fede, l’ardore della speranza e la forza di testimoniare nell’amore che ‘abbiamo incontrato il Signore!’”.

Ripercorrendo le tappe del viaggio, il Papa ha innanzi tutto ringraziato per l’invito ricevuto da autorità civili e religiose e definito “straordinario” l’impegno che esse hanno posto per la riuscita della visita.

“La mia visita all’Università Al-Azhar, la più antica università islamica e massima istituzione accademica dell’Islam sunnita – ha detto poi - ha avuto un doppio orizzonte: quello del dialogo tra cristiani e musulmani e, al tempo stesso, quello della promozione della pace nel mondo. Ad Al-Azhar è avvenuto l’incontro con il Grande Imam, incontro che si è poi allargato alla Conferenza Internazionale per la Pace. In tale contesto ho offerto una riflessione che ha valorizzato la storia dell’Egitto come terra di civiltà e terra di alleanze. Per tutta l’umanità l’Egitto è sinonimo di antica civiltà, di tesori d’arte e di conoscenza; e questo ci ricorda che la pace si costruisce mediante l’educazione, la formazione della sapienza, di un umanesimo che comprende come parte integrante la dimensione religiosa, il rapporto con Dio, come ha ricordato il Grande Imam nel suo discorso. La pace si costruisce anche ripartendo dall’alleanza tra Dio e l’uomo, fondamento dell’alleanza tra tutti gli uomini, basata sul Decalogo scritto sulle tavole di pietra del Sinai, ma molto più profondamente nel cuore di ogni uomo di ogni tempo e luogo, legge che si riassume nei due comandamenti dell’amore di Dio e del prossimo”.

“Questo medesimo fondamento sta anche alla base della costruzione dell’ordine sociale e civile, in cui sono chiamati a collaborare tutti i cittadini, di ogni origine, cultura e religione. Tale visione di sana laicità è emersa nello scambio di discorsi con il Presidente della Repubblica dell’Egitto, alla presenza delle autorità del Paese e del Corpo diplomatico. Il grande patrimonio storico e religioso dell’Egitto e il suo ruolo nella regione mediorientale gli conferiscono un compito peculiare nel cammino verso una pace stabile e duratura, che poggi non sul diritto della forza, ma sulla forza del diritto”.

“I cristiani, in Egitto come in ogni nazione della terra, sono chiamati ad essere lievito di fraternità. E questo è possibile se vivono in sé stessi la comunione in Cristo. Un forte segno di comunione, grazie a Dio, abbiamo potuto darlo insieme con il mio caro fratello Papa Tawadros II, patriarca dei Copti ortodossi. Abbiamo rinnovato l’impegno, anche firmando una dichiarazione comune, di camminare insieme e di impegnarci per non ripetere il Battesimo amministrato nelle rispettive Chiese. Insieme abbiamo pregato per i martiri dei recenti attentati che hanno colpito tragicamente quella venerabile Chiesa; e il loro sangue ha fecondato quell’incontro ecumenico, a cui ha partecipato anche il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo”.

“Il secondo giorno del viaggio è stato dedicato ai fedeli cattolici. La Santa Messa celebrata nello stadio messo a disposizione dalle autorità egiziane è stata una festa di fede e di fraternità, in cui abbiamo sentito la presenza viva del Signore Risorto. Commentando il Vangelo, ho esortato la piccola comunità cattolica in Egitto a rivivere l’esperienza dei discepoli di Emmaus: a trovare sempre in Cristo, Parola e Pane di vita, la gioia della fede, l’ardore della speranza e la forza di testimoniare nell’amore che ‘abbiamo incontrato il Signore!’. E l’ultimo momento l’ho vissuto insieme con i sacerdoti, i religiosi e le religiose e i seminaristi, nel Seminario Maggiore. Ci sono tanti seminaristi… E questa è una consolazione. E’ stata una liturgia della Parola, in cui sono state rinnovate le promesse di vita consacrata. In questa comunità di uomini e donne che hanno scelto di donare la vita a Cristo per il Regno di Dio, ho visto la bellezza della Chiesa in Egitto, e ho pregato per tutti i cristiani nel Medio Oriente, perché, guidati dai loro pastori e accompagnati dai consacrati, siano sale e luce in quelle terre, in mezzo a quei popoli. L’Egitto, per noi, è stato segno di speranza, di rifugio, di aiuto. Quando quella parte del mondo era affamata, Giacobbe, con i suoi figli, è andato là; poi, quando Gesù è stato perseguitato è andato là. Per questo, raccontarvi questo viaggio, entra nella strada del parlare di speranza: per noi l’Egitto ha quel segno di speranza sia per la storia sia per l’oggi, per questa fraternità di cui vi ho detto”.

“Ringrazio nuovamente – ha concluso - coloro che hanno reso possibile questo Viaggio e quanti in diversi modi hanno dato il loro contributo, specialmente tante persone che hanno offerto le loro preghiere e le loro sofferenze. La Santa Famiglia di Nazaret, che emigrò sulle rive del Nilo per scampare alla violenza di Erode, benedica e protegga sempre il popolo egiziano e lo guidi sulla via della prosperità, della fraternità e della pace”.