Dopo l’accordo sul nucleare cresce del 300% l’export iraniano nella Ue

Nel 2016 le esportazioni dalla Repubblica islamica verso l’Europa hanno toccato quota 5,494 miliardi. Un balzo in avanti deciso rispetto agli 1,235 dell’anno precedente. Cresce anche il dato relativo al commercio (+79%). Allo studio tecnologia e finanziamenti da Bruxelles per tagliare le emissioni di carbone.


Teheran (AsiaNews) - Dalla firma dello storico accordo internazionale su nucleare iraniano (Jcpoa), nel luglio 2015, le esportazioni della Repubblica islamica verso i Paesi dell’Unione europea (Ue) sono cresciuti del 300%. La conferma sul dato [molto] positivo nella bilancia commerciale fra Teheran e Bruxelles, che nell’ultimo periodo hanno rafforzato le relazioni economiche e diplomatiche, arriva da Miguel Arias Canete, commissario Ue per l’Azione per il clima e l’energia.

Il risultato è emerso durante il primo Business Forum Iran-Ue sull’energia sostenibile, che si è tenuto nei giorni scorsi a Teheran. All’evento hanno partecipato oltre 50 aziende e associazioni del mondo del commercio europee e 40 locali. Scopo dell’iniziativa era rafforzare la partnership commerciale e gettare le basi per nuove collaborazioni in futuro, soprattutto nel settore energetico.

Secondi i dati forniti a febbraio dall’ente europeo di statistica Eurostat, le esportazioni iraniane verso la Ue hanno toccato quota 5,494 miliardi nel 2016, con un netto balzo in avanti rispetto agli 1,235 dell’anno precedente.

A determinare la crescita la ripresa delle importazioni di petrolio in Europa, in seguito all’accordo nucleare. Oltre alle esportazioni, cresce anche il dato relativo al commercio che ha fatto registrare + 79% dalla firma dell’accordo sull’atomica iraniana.

Dopo anni di embargo, nel 2015 l’Iran ha ottenuto un parziale alleggerimento delle sanzioni economiche occidentali, in cambio di un accordo sul controverso programma atomico. Un’intesa accolta in maniera positiva dalla maggioranza della comunità internazionale. Questo ha permesso di rilanciare l’economia e potenziare gli investimenti, garantendo al contempo un miglioramento dell’arredo urbano e riforme nel comparto energetico.

Tuttavia, gli Stati Uniti - insieme Israele fra le voci critiche dell’accordo - hanno mantenuto in vigore una serie di sanzioni per il programma di missili balistici di Teheran e per il sostegno [armato] a movimenti sciiti in Medio oriente. Tra i vari provvedimenti in atto, vi è anche il congelamento di miliardi di dollari di beni dell’Iran, esportati ai tempi dell’ultimo Shah di Persia Mohammad Reza Pahlavi, e che Teheran rivuole. Washington ha bloccato l’uso del dollaro nelle transazioni bancarie, fermando i nuovi contratti economici stabiliti dopo l’accordo sul nucleare. Da qui la decisione di Teheran nel giugno scorso di denunciare gli Stati Uniti alla Corte internazionale di giustizia, per “appropriazione indebita” di quasi due miliardi.

A margine dell’incontro Miguel Arias Caneta ha affermato che l’Europa fornirà all’Iran tecnologia e le finanze necessarie per tagliare le emissioni di carbone. L’accordo sul nucleare, ha aggiunto l’alto funzionario Ue, si è rivelato fondamentale per la ripresa delle relazioni fra Bruxelles e Teheran e auspica che l’incontro preparerà il terreno a ulteriori “interazioni” nel campo delle energie verdi.

La speranza è di ricavare almeno il 30% del fabbisogno di energia dalle rinnovabili entro il 2030.

Majid Shafipour, capo del dipartimento per l’Ambiente della Repubblica iraniana, sottolinea che la temperatura in Iran è cresciuta di 1,8 gradi dal 1750, rispetto agli 1,1 della media mondiale. Teheran è fra i firmatari dell’accordo di Parigi sul clima del dicembre 2015 e intende diminuire le emissioni del 4% entro il 2030. Tuttavia, concludono gli esperti iraniani,  se vi sarà l’aiuto della comunità internazionale il Paese potrà arrivare a ridurre le emissioni del 12% nei prossimi 13 anni.