Il primo cardinale del Laos: ‘La forza delle piccole Chiese perseguitate’
di Weena Kowitwanij

Il 21 maggio scorso papa Francesco aveva annunciato a sorpresa la nomina. La comunità cattolica in Laos è composta da circa 50mila fedeli. “È una Chiesa bambina, che vive il primo annuncio, rivolta soprattutto ai tribali e agli animisti”. “Alcuni dei problemi più gravi sono la carenza di sacerdoti e la qualità della formazione”. “Per molti essere cardinale è un onore, per me significa aiutare il papa a risolvere i problemi”.


Bangkok (AsiaNews) – “L'energia e la forza della Chiesa risiedono nelle piccole Chiese perseguitate, oppresse e torturate. Quelle sono l'energia della Chiesa, il cuore doloroso e la spina dorsale della Chiesa”. Mons. Louis-Marie Ling Mangkhanekhoun cita le parole pronunciate da papa Francesco in occasione della visita ad limina dei vescovi del Laos, avvenuta lo scorso 26 gennaio in Vaticano. Egli è uno dei cinque futuri cardinali che papa Francesco creerà nel concistoro del prossimo 28 giugno, vigilia della solennità dei Santi Pietro e Paolo.

Il 21 maggio scorso, al termine della recita del Regina Caeli, il pontefice aveva annunciato a sorpresa la nomina dei cinque, tra cui quello che sarà il primo cardinale laotiano della storia. Per la prima volta da cardinale nominato, mons. Mangkhanekhoun ha rilasciato un’intervista al giornale thailandese Udomsan Weekly, nella quale racconta la sua visione e la sua esperienza nella Chiesa universale.

La comunità cattolica in Laos è composta da circa 50mila fedeli, sparsi in quattro vicariati apostolici: Luang Prabang, Paksé, Savannakhet e Vientiane. Mons. Mangkhanekhoun, vicario apostolico di Paksé, nell’estremo sud del Paese, in un’intervista del 2015 ad AsiaNews l’aveva definita una “Chiesa bambina, che vive il primo annuncio, rivolta soprattutto ai tribali e agli animisti”. Essa è una Chiesa che vive la persecuzione e testimonia la sua fede tra mille avversità.

“Alcuni dei problemi più gravi – dichiara il vescovo Udomsan Weekly – sono la carenza di personale e la qualità della formazione, dal momento che a Vientiane non esiste un prete diocesano e ci vorranno almeno 10 anni per formarne alcuni. Al momento vorrei sottolineare l’importanza della formazione dei sacerdoti e dei laici, in quanto abbiamo bisogno di personale qualificato, e mi concentro anche sul miglioramento del Seminario Maggiore”.

La Chiesa cattolica del Laos svolge un ruolo fondamentale nell’assistenza e nello sviluppo della società ed è coinvolta in attività come la costruzione di scuole, alcuni centri sanitari all'interno dei villaggi e il sostegno agli handicappati. Questi sono solo alcuni dei progetti in cui essa affianca il governo per migliorare gli standard di vita della popolazione.

“Alcune persone – continua il futuro porporato nell’intervista – pensano che essere un cardinale sia un onore. Io, che sono una persona ordinaria, ritengo sia una posizione di consigliere del papa, per risolvere insieme i problemi. Sono nato sulle montagne, mio padre è morto quando avevo 10 mesi e ho vissuto con mia madre. Eravamo poveri. Per andare a scuola dovevo camminare per sei chilometri, una passeggiata di un’ora. La mia vocazione è stata proprio come quella di ogni altra persona. Dopo aver finito le scuole a Paksan e Vientiane e ottenuto un certificato, feci visita al vescovo, che mi chiese cosa avrei voluto fare. ‘Perché non diventare sacerdote?’, mi chiese. Non ci avevo mai pensato, era una cosa troppo grande per me. Il vescovo mi diede poi la possibilità di provarci e mi mandò in Canada per approfondire gli studi”.

Nato l'8 aprile del 1944, mons. Mangkhanekhoun entra in seminario a Paksan, prima di continuare a studiare presso il seminario maggiore del Canada. Egli è stato ordinato sacerdote dal vicariato apostolico di Vientiane il 5 novembre 1972, presso la cattedrale del Sacro Cuore di Gesù. Nel 1975 è stato nominato parroco e pro-vicario di Vientiane. Il 30 ottobre 2000 è stato nominato vicario apostolico di Paksé e il 22 aprile 2001 consacrato vescovo. Il 2 febbraio 2017 è stato nominato amministratore apostolico di Vientiane.

“Il motto che ho scelto è ‘Tutto quello che ho è Tuo’ (Gv 17,10), perché mi rendo conto che per tutta la mia vita sono stato istruito a fare secondo la volontà di Dio”.