Papa: L’Eucaristia è il sacramento che guarisce la nostra memoria, malata di frenesia

Papa Francesco celebra la messa del Corpus Domini in questa domenica, secondo il calendario liturgico italiano, e non quello vaticano. Oggi la memoria “è indebolita… bruciando i ricordi e vivendo all’istante, si rischia di restare in superficie”.  L’Eucarestia è “memoria vivente e consolante dell’amore di Dio”. “L’Eucaristia non è un sacramento ‘per me’, è il sacramento di molti che formano un solo corpo”. La processione dalla basilica di san Giovanni fino a Santa Maria Maggiore. Il baldacchino con l'ostensorio seguito dal "santo popolo fedele di Dio”.


Città del Vaticano (AsiaNews) – L’Eucarestia “è il sacramento della memoria che ci ricorda, in modo reale e tangibile, la storia d’amore di Dio per noi…. Nel Pane di vita il Signore viene a visitarci facendosi cibo umile che con amore guarisce la nostra memoria, malata di frenesia”. Così papa Francesco nell’omelia pronunciata durante la messa da lui presieduta sul sagrato della basiica di san Giovanni in Laterano nella solennità del Corpus Domini (del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo). Per tradizione, in Vaticano e in molte chiese nel mondo si celebra questa festa al secondo giovedì dopo la Pentecoste. Ma in Italia – e in altri Paesi dove quel giovedì non è festa – essa si celebra la domenica successiva. Alla messa partecipano centinaia di bambini e bambine che hanno ricevuto quest’anno la Prima comunione.

Il tema del ricordo è stato citato più volte nell’omelia: “Nel ricordo di quanto il Signore ha fatto per noi si fonda la nostra personale storia di salvezza. Ricordare è essenziale per la fede, come l’acqua per una pianta: come non può restare in vita e dare frutto una pianta senza acqua, così la fede se non si disseta alla memoria di quanto il Signore ha fatto per noi”.

“Eppure – ha continuato il papa - questa facoltà unica, che il Signore ci ha dato, è oggi piuttosto indebolita. Nella frenesia in cui siamo immersi, tante persone e tanti fatti sembrano scivolarci addosso. Si gira pagina in fretta, voraci di novità ma poveri di ricordi. Così, bruciando i ricordi e vivendo all’istante, si rischia di restare in superficie, nel flusso delle cose che succedono, senza andare in profondità, senza quello spessore che ci ricorda chi siamo e dove andiamo. Allora la vita esteriore diventa frammentata, quella interiore inerte”.

“Ma la solennità di oggi ci ricorda che nella frammentazione della vita il Signore ci viene incontro con una fragilità amorevole, che è l’Eucaristia. Nel Pane di vita il Signore viene a visitarci facendosi cibo umile che con amore guarisce la nostra memoria, malata di frenesia. Perché l’Eucaristia è il memoriale dell’amore di Dio. Lì «si fa memoria della sua passione» (Solennità del SS. Corpo e Sangue di Cristo, Antifona al Magnificat dei II Vespri), dell’amore di Dio per noi, che è la nostra forza, il sostegno del nostro camminare. Ecco perché ci fa tanto bene il memoriale eucaristico: non è una memoria astratta, fredda e nozionistica, ma la memoria vivente e consolante dell’amore di Dio. Memoria anamnetica e mimetica. Nell’Eucaristia c’è tutto il gusto delle parole e dei gesti di Gesù, il sapore della sua Pasqua, la fragranza del suo Spirito. Ricevendola, si imprime nel nostro cuore la certezza di essere amati da Lui. E mentre dico questo, penso in particolare a voi, bambini e bambine che da poco avete ricevuto la Prima Comunione e siete qui presenti numerosi”.

“L’Eucaristia – ha aggiunto - forma in noi una memoria grata, perché ci riconosciamo figli amati e sfamati dal Padre; una memoria libera, perché l’amore di Gesù, il suo perdono, risana le ferite del passato e pacifica il ricordo dei torti subiti e inflitti; una memoria paziente, perché nelle avversità sappiamo che lo Spirito di Gesù rimane in noi. L’Eucaristia ci incoraggia: anche nel cammino più accidentato non siamo soli, il Signore non si scorda di noi e ogni volta che andiamo da Lui ci ristora con amore”.

Infine, “l’Eucaristia ci ricorda anche che non siamo individui, ma un corpo. Come il popolo nel deserto raccoglieva la manna caduta dal cielo e la condivideva in famiglia (cfr Es 16), così Gesù, Pane del cielo, ci convoca per riceverlo insieme e condividerlo tra noi. L’Eucaristia non è un sacramento ‘per me’, è il sacramento di molti che formano un solo corpo. Ce lo ha ricordato San Paolo: «Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane» (1 Cor 10,17). L’Eucaristia è il sacramento dell’unità. Chi la accoglie non può che essere artefice di unità, perché nasce in lui, nel suo “DNA spirituale”, la costruzione dell’unità”.

“Questo Pane di unità – ha concluso - ci guarisca dall’ambizione di prevalere sugli altri, dall’ingordigia di accaparrare per sé, dal fomentare dissensi e spargere critiche; susciti la gioia di amarci senza rivalità, invidie e chiacchiere maldicenti”.

Dopo l’orazione finale della messa, si è formata una lunga processione verso Santa Maria Maggiore. In testa hanno camminato i rappresentanti delle confraternite romane con i loro stendardi colorati, poi membri del clero e seminaristi, canonici e cardinali; quindi il baldacchino con l’ostensorio posto su un’edicola dorata circondata da fiori, portato a braccio da otto gentiluomini. Dietro venivano tutti i fedeli, quelli che in un passaggio a braccio dell’omelia il papa ha definito “il santo popolo fedele di Dio”. Lungo il percorso la gente ha intonato canti tradizionali e alcune voci-guida hanno letto brani del vangelo o di santi devoti all’eucaristia.

Quando la processione col baldacchino è giunta sul sagrato di Santa Maria Maggiore, papa Francesco – che non ha seguito la processione, ma è giunto alla basilica in macchina per problemi di deambulazione – ha benedetto con l’ostensorio tutti i presenti, in tre direzioni dello spazio.

Alla fine, davanti all’icona di Maria Salus Populi Romani, tutti hanno intonato il canto del Salve Regina.