Dopo il Giubileo d’oro, il futuro del Rinnovamento carismatico (Parte II)
di Fady Noun

Nel tempo ha sopravanzato le frontiere geografiche ed ecclesiali, verso un ecumenismo di base. La guerra in Libano, le Torri e i conflitti regionali: la profezia delle tenebre. L’esodo dei cristiani e la missione in Medio oriente. Il futuro del Rinnovamento si intreccia col futuro della Chiesa e del mondo. Uno spirito aperto e la fedeltà alla chiamata ricevuta.

 


Beirut (AsiaNews) - Di seguito la seconda parte della testimonianza del corrispondente di AsiaNews, presente all’incontro del Rinnovamento carismatico a Roma, con papa Francesco. 

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Il futuro del Rinnovamento carismatico, un soffio profetico

Quale futuro è riservato al Rinnovamento carismatico nel contesto della Chiesa cattolica? Prendendo la parola il primo giugno scorso, nella basilica di san Giovanni in Laterano, a nome delle comunità cristiane del rinnovamento, Bruce Yocum, testimone della prima ora del Rinnovamento fra le migliaia di studenti dell’Università del Michigan, comincia col ricordare in una basilica gremita che ai Salmi è affidato “il compito della memoria” sacra, quello del ricordo e della “ripetizione di tutte le meraviglie di Dio” di “generazione in generazione”. A seguire, egli ringrazia Patti Mansfield Gallagher per il fervore e la fedeltà con le quali ha raccontato nella sua opera “ As by a new Pentecost”, il famoso “fine settimana di Duquesne” del 1967, atto costitutivo del Rinnovamento carismatico in seno alla Chiesa cattolica.

Testimone della dinamica repentina con la quale il rinnovamento carismatico ha sopravanzato le frontiere geografiche ed ecclesiali [denominazioni], verso un ecumenismo di base, Bruce Yocum rende grazia anche per “le centinaia di correnti” [neo-catecumenali, focolarini, Sant’Egidio, Comunione e liberazione, Cursill, ecc] che lo Spirito Santo ha fatto nascere all’interno della Chiesa cattolica nel XX secolo, accanto ad un rinnovamento carismatico. Poi, guardando al futuro, suggerisce che questo rinnovamento assomiglia ai primi momenti di un’epoca di evangelizzazione senza precedenti, unita a delle profonde tenebre spirituali.

Questo “tempo” ambiguo, Ralph Martin e poi Bruce Yocum lo avevano annunciato il lunedì di Pentecoste del 1975 dall’alto del pontificato del papa regnante. In quell’anno Paolo VI aveva accolto in Vaticano il “rinnovamento carismatico” in piena espansione, e circa 10mila “membri” di una corrente di grazia multiforme, ma ancora unita che si erano dati appuntamento a Roma. Il lunedì d Pentecoste Paolo VI aveva celebrato una messa speciale per il “rinnovamento” e aveva appena abbandonato l’altare, quando un problema ai microfoni ne aveva lasciato solo uno funzionante: quello utilizzato dal pontefice. Mosso da una urgenza profetica, prima Ralph Martin e poi Bruce Yocum hanno preso il microfono per far risuonare all’interno di san Pietro delle parole “profetiche”. “Proprio per il fatto che vi amo - diceva la profezia di Ralph Martin - vado a mostrarvi ciò che faccio oggi nel mondo. Voi dovete prepararvi per i giorni a venire. Verranno dei giorni bui, le tenebre scenderanno sul mondo, vi saranno giorni di tribolazione. Edifici che oggi si distinguono con chiarezza, non saranno più visibili […] Per la Chiesa verrà un tempo oscuro, ma un tempo di gloria per la mia Chiesa […] Sto per prepararvi un tempo di evangelizzazione senza precedenti nella storia […] E quando non avrete più nulla, avrete tutto. Siate pronti!”.

Nel 1975 si era già lontani nel tempo rispetto alla preghiera con cui Giovanni XXIII ha aperto il Concilio (1962), primo colpo d’ala dato alla barca di Pietro per allontanarla dai sassi di Tiberiade e farle riguadagnare le acque profonde, dove l’aspettava una nuova pesca miracolosa. Rinnova le tue meraviglie, come per una nuova Pentecoste, aveva pregato l’uomo che aveva convocato il Concilio, senza sapere quale fosse il futuro della Chiesa cattolica, e di cui abbiamo una idea migliore oggi: la macchia d’olio di un rinnovamento che conquista il mondo cattolico, in parallelo alle devastazioni di un laicismo che sta progressivamente svuotando le Chiese d’Europa e un nuovo esodo massiccio di cristiani da un Oriente che è stato terra natale del Cristo.

Un Oriente svuotato dei suoi cristiani

L’eco delle profezie non aveva ancora finito di risuonare fra i marmi e colonnati di san Pietro, che alcuni edifici hanno incominciato a sgretolarsi davvero in Libano. Senza scendere troppo nelle analisi sui pro e i contro di quanto è successo, è gioco forza costatare che la guerra che è divampata in Libano il 13 aprile 1975 ha rappresentato una prima svolta, o un modello, di una spirale di violenze che, nell’arco di 40 anni, svuoterà il Medio oriente di buona parte della sua popolazione cristiana; un fenomeno tuttora in corso.

Assieme ad altre minoranze religiose, questi cristiani sono stati fra le prime vittime della rivalità mortale che si è formata, a partire dagli anni 70-80, fra due islam che si contrapponevano l’uno con l’altro: l’islam militante della rivoluzione iraniana del 1979 e un revival salafita ben deciso a conquistare il mondo, passando dalle moschee in Europa alla piana di Ninive in Iraq.

Interrogato in privato su queste “tenebre” annunciate nel 1975, Bruce Yocum ha risposto con una profondità insospettabile. Per lui, la parola tenebre è da prendere soprattutto sotto il profilo spirituale, e quelle che si sono formate non sono paragonabili con quelle che devono ancora venire. Autore di un’opera di riferimento sulle condizioni e l’esercizio del carisma della profezia nel rinnovamento carismatico, Bruce Yocum afferma in sostanza: “Ascoltando Ralph Martin, i fedeli sono rimasti stupefatti. Ci siamo guardati gli uni gli altri, e poi a guardare attorno a noi, pensando prima di tutto a san Pietro. Poi è scoppiata la guerra in Libano. In seguito vi sono state le due torri (2001). A mio avviso, la profezia del 1975 non si è ancora del tutto compiuta. Penso che i tempi difficili di cui si parla sono più che altro di natura spirituale. Infatti, in un’opera in corso di scrittura, faccio una distinzione netta fra la profezia e la predizione. Si tratta di un principio generale. La profezia non vi dice ciò che sta per succedere. Essa orienta, indica una direzione. E solo quando si avvera, si può dire: Ah, si trattava di questo! Il migliore esempio sono le profezie dell’Antico Testamento. Le più importanti profezie del tempo indicavano il Cristo e la nuova alleanza. Ma nessuno avrebbe saputo prevedere l’Incarnazione”. Di notevole in queste profezie, sottolinea Bruce Yocum, vi è che le “tenebre” annunciate sono associate anche a un tempo di “evangelizzazione senza precedenti”.

L’esperienza del Libano è profetica in questo senso, perché il rinnovamento carismatico e le sue differenti missioni in Libano e nel mondo arabo sono fiorite anche in tempo di guerra. “Certo, erano tempi bui, era tutto molto difficile, ma al fondo di tutto questo - ha aggiunto - è avvenuto un qualcosa di estremamente positivo sotto il profilo spirituale”.

Un appello ai fedeli

In conclusione, cosa possiamo dire? Il futuro del Rinnovamento carismatico è lo stesso di quello della Chiesa e del mondo. Per un credente, la festa del Circo Massimo potrebbe essere semplicemente una “Woodstock cristiana”. Ma nello Spirito Santo, in questo contesto è in gioco anche il futuro dell’umanità: la “battaglia finale” del Signore contro “lo spirito delle tenebre in azione nel mondo”. E per vincere in questa battaglia, è indispensabile l’unità, come sembrano avere ben compreso la rete di comunità che si sono date appuntamento a Roma.

I consigli finali di  Bruce Yocum sono semplici: mantenere uno spirito aperto e restare fedeli alla chiamata ricevuta. Non meravigliarsi dell’abbondanza dei movimenti e dire che siamo solo una parte di un tutto più grande; infine, restare aperti ai carismi e vivere la propria vita nello Spirito Santo, ricordandosi sempre che la fedeltà del Signore è “da sempre e per sempre” e che “essa si rinnova ogni mattina”.