ONU: meno morti di Aids nel mondo. Ma non in Asia centrale e Medio oriente

Il rapporto pubblicato dall’agenzia Unaids mostra una situazione “allarmante” nelle due regioni dell’Asia. Aumentano le incidenze e i morti, e molti rimangono senza cure.


Ginevra/Parigi (AsiaNews) – Il numero totale delle vittime dovute all’Aids è quasi dimezzato rispetto al 2005: nel 2016 la malattia ha provocato 1 milione di decessi contro il 1,9 milioni di 11 anni prima. Ma se nel mondo le cifre si riducono, in Medio oriente e Asia centrale l’andamento è tutt’altro che positivo: sono salite rispettivamente del 48% e 38%. Ad affermarlo è un rapporto pubblicato ieri dall’agenzia dell’Onu Unaids.

Secondo l’agenzia, gli aumenti delle nuove infezioni di Hiv in Europa orientale e Asia centrale è “allarmante”: il numero dei nuovi casi è salito da circa 120mila nel 2010 a 190mila nel 2016. In Russia, la percentuale dei nuovi contagi di Hiv è cresciuta del 75% fra il 2010 e il 2016. Anche in Kazakhstan l’epidemia è in rapida crescita. Inoltre, anche se l’accesso alle cure in Europa orientale e Asia centrale è raddoppiato negli ultimi sei anni, solo il 28% dei malati di Aids ha accesso alla terapia antiretrovirale. Questo nonostante il fatto che due malati su tre siano a conoscenza della loro condizione. In Kyrgyzstan solo il 28% dei malati viene sottoposto a cure. Nella regione, il numero delle morti legate all’Aids è salito da circa 32 mila nel 2010 a 40 mila nel 2016, la maggior parte delle quali in Russia, dove la malattia ha provocato 30.550 vittime.

In Medio oriente e Nord Africa solo poco più della metà dei malati di Hiv era a conoscenza della sua situazione di salute, e solo la metà di questi avevano accesso alle cure necessarie. Le morti legate all’Aids nella regione sono più che raddoppiate fra il 2000 e 2010 in Egitto, Iran, Kuwait e Yemen, sia per via della crescita dell’incidenza che per l’impossibilità ad accedere ai trattamenti.

Eppure, il dato generale è che il 53% delle persone che vivono con l’Hiv ora hanno accesso alle cure. Michel Sidibé, direttore esecutivo di Unaids, ha commentato che il progresso “mette il mondo nella giusta direzione per raggiungere l’obiettivo globale di sottoporre 30 milioni di persone alle cure entro il 2020”.