Onu: in Yemen, più della metà dei bambini morti nel conflitto uccisi dalle bombe saudite

Nella bozza di un documento delle Nazioni Unite l’atto di accusa contro Riyadh. Gli attacchi della coalizione araba nel 2016 hanno ucciso 683 bambini su un totale di 1340. I danni a scuole e ospedali causati dai raid sauditi (38 su 52). Continua l’emergenza colera: i casi superano il mezzo milione. 

 


Sana’a (AsiaNews) - La coalizione araba a guida saudita è responsabile di oltre la metà dei bambini uccisi o feriti lo scorso anno, nel contesto del conflitto in Yemen. È quanto ha affermato il segretario generale Onu Antonio Guterres, illustrando la bozza di un rapporto elaborato di recente da un gruppo di esperi delle Nazioni Unite. 

Il documento, diffuso ieri dalla Associated Press (Ap), sottolinea che per un totale di 1340 vittime minori di età registrate nel 2016 in Yemen, almeno 683 (pari al 51%) sono il risultato di raid aerei sferrati dai caccia di Riyadh. Inoltre, almeno tre quarti degli attacchi a scuole e ospedali - 38 su 52 - sono opera della coalizione araba. 

La bozza del rapporto Onu su bambini e conflitti armati ricorda studi già diffusi in passato dalle Nazioni Unite. Lo scorso anno un rapporto che accusava Riyadh è stato cancellato dall’allora segretario generale Ban Ki-moon, per la minaccia dei sauditi di cancellare i finanziamenti ai programmi promossi dalle Nazioni Unite. 

Secondo quanto riferisce il magazine Foreign Policy la nuova rappresentante speciale Onu per i bambini e i conflitti armati Virigina Gamba intende inserire la coalizione araba a guida saudita attiva in Yemen nella lista di Paesi che uccidono o feriscono bambini. Oggi Gutierres dovrebbe incontrare la Gamba e discutere il rapporto che accusa i sauditi. Tuttavia, la versione finale (e ufficiale) è ancora oggetto di studio e non verrà pubblicata prima di un mese. 

Immediata la replica della missione saudita all’Onu, che respinge le accuse e ricorda “lo scambio positivo di informazioni” con le Nazioni Unite in merito alle attività della coalizione in Yemen. 

Dal gennaio 2015 la nazione del Golfo è teatro di un sanguinoso conflitto interno che vede opposte la leadership sunnita dell’ex presidente Abedrabbo Mansour Hadi, sostenuta da Riyadh, e i ribelli sciiti Houthi, vicini all’Iran e agli Hezbollah libanesi. Nel marzo 2015 una coalizione araba a guida saudita ha promosso raid contro i ribelli, finiti nel mirino delle Nazioni Unite per le vittime [fra i civili] che hanno provocato. Tra questi vi sono anche bambini. Fonti Onu parlano di oltre 8mila morti e 45mila feriti.

Su un totale di 28 milioni di abitanti, il conflitto ha inoltre lasciato fino a 18,8 milioni di persone bisognose di assistenza e di aiuti umanitari per poter sopravvivere. Di questi, almeno sette milioni sono considerati sull’orlo della carestia; tra loro 2,3 milioni sono bambini “malnutriti” e di età inferiore ai cinque anni.

Nel Paese arabo è oggi in atto anche la  peggiore epidemia di colera al mondo, con un numero complessivo di casi che secondo fonti dell’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) ha raggiunto il mezzo milione. Dalla fine di aprile, inizio della crisi, le vittime sono almeno 1975 e il numero delle infezioni giornaliere è attorno a quota 5mila. Ad acuire la diffusione della malattia le precarie condizioni igieniche e sanitarie, con oltre 14 milioni di persone che non dispongono di acqua potabile e servizi. A questo si aggiunge il collasso delle operazioni di raccolta dei rifiuti nelle città più importanti. (DS)