WhatsApp nel mirino della censura cinese

È più di una settimana che l’applicazione funziona a momenti alterni. Ci sono periodi di blocco totale. Impedito lo scambio delle foto e dei messaggi vocali. L'applicazione è famosa per la crittografia dei messaggi. In vista del 19mo Congresso del Partito comunista cinese (Pcc) il governo inasprisce la censura.


Pechino (AsiaNews/Agenzie) – L’applicazione di messaggistica istantanea WhatsApp è stata bloccata in Cina. È l’ennesima misura restrittiva applicata dal governo in vista del 19mo Congresso del Partito comunista cinese (Pcc) previsto per il prossimo mese.

I problemi sono iniziati la settimana scorsa, quando il famoso programma ha cominciato a funzionare a momenti alterni. Talvolta il suo era utilizzo era possibile solo per mezzo di reti virtuali private che eludono il “Great Firewall” internet cinese. Ad oggi, sembra che i messaggi e le chiamate audio e video siano di nuovo accessibili, mentre rimane bloccata la condivisione di foto e di messaggi vocali.

WhatsApp è l’unico prodotto di Facebook ad avere il permesso di operare nella Cina continentale, a differenza del principale social network e dell’applicazione per lo scambio di immagini Instagram.

Il blocco della piattaforma di messaggistica segue le restrizioni già imposte su di essa a luglio, quando sono stati vietati lo scambio di fotografie e le videochiamate.

Secondo gli esperti di sicurezza cibernetica, WhatsApp è finito nelle mire della censura cinese per via della sua solida reputazione in fatto di sicurezza. Difatti, l’applicazione fornisce un sistema di crittografia “end-to-end” che assicura che solo mittente e destinatario possano vedere il contenuto dei messaggi, impedendo anche a Facebook di conoscere il contenuto delle comunicazioni su essa diffuse.

Il blocco rientra nel giro di vite su internet imposto da Pechino in previsione del Congresso che si tiene in Cina ogni cinque anni e che inizierà il 18 ottobre. È prevedibile che durante esso il presidente Xi Jinping venga confermato per un secondo mandato come segretario generale del Partito. Non è insolito che Pechino intensifichi le censure e restrizioni in occasione di simili eventi, ma non è chiaro qualora esse siano destinate a essere rimosse in seguito o a restare.

Da anni, siti come Facebook, Twitter e numerosi media stranieri sono  bloccati in Cina.

Ieri, la guardia cibernetica cinese ha emesso pesanti sanzioni contro alcuni marchi tecnologici prestigiosi, come Tencent, Baidu e Weibo, per non aver censurato adeguatamente alcuni contenuti internet. In particolare, le aziende non avrebbero rimosso delle false notizie e della pornografia, insieme a materiale che le autorità sostiene “incitare tensioni etniche” e “minacciare l’ordine sociale”.