Papa: “Condividere il viaggio” di chi mosso dalla speranza lascia la propria terra

Francesco ha invitato ad aderire alla campagna che oggi viene lanciata da Caritas Internationalis a favore dei migranti. ““Non è vero che ‘finché c’è vita c’è speranza’, come si usa dire. Semmai è il contrario: è la speranza che tiene in piedi la vita, che la protegge, la custodisce e la fa crescere”. “A volte, aver avuto tutto dalla vita è una sfortuna. Pensate a un giovane” che “non ha dovuto sudare per nulla” e a vent’anni “è stato destinato alla peggior condanna: quella di non desiderare più nulla”.


Città del Vaticano (AsiaNews) – Il Papa invita ad aderire alla campagna, ‘Share the Journey’, ‘Condividere il Viaggio’ che viene lanciata oggi da Caritas Internazionalis, a sostegno delle famiglie costrette a migrare. Francesco ne ha parlato nel corso dell’udienza generale di oggi. Nel saluto in inglese Francesco ha rivolto l’invito “ad aderire a quest’iniziativa lodevole come segno di solidarietà con questi nostri fratelli e sorelle bisognosi” e, al termine dell’udienza, in italiano ha detto: “Sono lieto di accogliere i rappresentanti della Caritas, qui convenuti per dare inizio ufficiale alla campagna ‘Condividiamo il viaggio’, che ho voluto far coincidere con questa udienza. Do il benvenuto ai migranti, richiedenti asilo e rifugiati che, assieme agli operatori della Caritas Italiana e di altre organizzazioni cattoliche, sono segno di una Chiesa che cerca di essere aperta, inclusiva e accogliente. Grazie a tutti voi per il vostro instancabile servizio. Meritano tutti davvero un grande applauso!”

“Con il vostro impegno quotidiano – ha aggiunto - voi ci ricordate che Cristo stesso ci chiede di accogliere i nostri fratelli e sorelle migranti e rifugiati con le braccia ben aperte. Proprio così, con le braccia ben aperte, pronte a un abbraccio sincero, affettuoso e avvolgente, un po’ come questo colonnato di Piazza San Pietro, che rappresenta la Chiesa madre che abbraccia tutti nella condivisione del viaggio comune. Do il benvenuto – ha concluso - anche ai rappresentanti di tante organizzazioni della società civile impegnate nell’assistenza a migranti e rifugiati che, assieme alla Caritas, hanno dato il loro sostegno alla raccolta di firme per una nuova legge migratoria più attinente al contesto attuale”.

In precedenza, alle 20mila persone presenti in piazza san Pietro, Francesco aveva parlato dei “nemici della speranza”. “Perché anche la speranza, come ogni bene in questo mondo, ha dei nemici”.

“Non è vero – ha proseguito - che ‘finché c’è vita c’è speranza’, come si usa dire. Semmai è il contrario: è la speranza che tiene in piedi la vita, che la protegge, la custodisce e la fa crescere. Se gli uomini non avessero coltivato la speranza, se non si fossero sorretti a questa virtù, non sarebbero mai usciti dalle caverne, e non avrebbero lasciato traccia nella storia del mondo. È quanto di più divino possa esistere nel cuore dell’uomo”.

“La speranza – ha detto ancora - è la spinta nel cuore di chi parte lasciando la casa, la terra, a volte familiari e parenti, per cercare una vita migliore, più degna per sé e per i propri cari. Ed è anche la spinta nel cuore di chi accoglie: il desiderio di incontrarsi, di conoscersi, di dialogare… La speranza è la spinta a ‘condividere il viaggio’ della vita, come ci ricorda la Campagna della Caritas che oggi inauguriamo. Fratelli, non abbiamo paura di condividere il viaggio! Non abbiamo paura di condividere la speranza!”

“La speranza non è virtù per gente con lo stomaco pieno. Ecco perché, da sempre, i poveri sono i primi portatori della speranza. Per entrare nel mondo, Dio ha avuto bisogno di loro: di Giuseppe e di Maria, dei pastori di Betlemme. Nella notte del primo Natale c’era un mondo che dormiva, adagiato in tante certezze acquisite. Ma gli umili preparavano nel nascondimento la rivoluzione della bontà. Erano poveri di tutto, qualcuno galleggiava poco sopra la soglia della sopravvivenza, ma erano ricchi del bene più prezioso che esiste al mondo, cioè la voglia di cambiamento”.

“A volte, aver avuto tutto dalla vita è una sfortuna. Pensate a un giovane a cui non è stata insegnata la virtù dell’attesa e della pazienza, che non ha dovuto sudare per nulla, che ha bruciato le tappe e a vent’anni ‘sa già come va il mondo’; è stato destinato alla peggior condanna: quella di non desiderare più nulla. Sembra un giovane, invece è già calato l’autunno sul suo cuore. Avere un’anima vuota è il peggior ostacolo alla speranza. È un rischio da cui nessuno può dirsi escluso; perché di essere tentati contro la speranza può capitare anche quando si percorre il cammino della vita cristiana. I monaci dell’antichità avevano denunciato uno dei peggiori nemici del fervore: quel ‘demone del mezzogiorno’ che va a sfiancare una vita di impegno, proprio mentre arde in alto il sole. Questa tentazione ci sorprende quando meno ce lo aspettiamo: le giornate diventano monotone e noiose, più nessun valore sembra meritevole di fatica. E’ l’accidia – come la definivano i Padri –, che erode la vita dall’interno fino a lasciarla come un involucro vuoto. Quando questo capita, il cristiano sa che quella condizione deve essere combattuta, mai accettata supinamente. Dio ci ha creati per la gioia e per la felicità, e non per crogiolarci in pensieri malinconici. Ecco perché è importante custodire il proprio cuore, opponendoci alle tentazioni di infelicità, che sicuramente non provengono da Dio. E laddove le nostre forze apparissero fiacche e la battaglia contro l’angoscia particolarmente dura, possiamo sempre ricorrere al nome di Gesù. Possiamo ripetere quella preghiera semplice, di cui troviamo traccia anche nei Vangeli e che è diventata il cardine di tante tradizioni spirituali cristiane: ‘Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore!’”.

“Non siamo soli a combattere contro la disperazione. Se Gesù ha vinto il mondo, è capace di vincere in noi tutto ciò che si oppone al bene. Se Dio è con noi, nessuno ci ruberà quella virtù di cui abbiamo assolutamente bisogno per vivere. Nessuno ci ruberà la speranza”.

Nei saluti in spagnolo, infine, il Papa ha ricordato le popolazioni recentemente flagellate dal devastante passaggio di Irma: Dio “benedica” Porto Rico e tutti i Caraibi” colpiti nei giorni scorsi dall'uragano.