Parlamentari Asean: il Myanmar rischia la sospensione se non libera Aung San Suu Kyi

Kuala Lumpur (AsiaNews/Agenzie) - Parlamentari di 5 paesi del sud-est asiatico hanno dichiarato  che faranno pressioni sui rispettivi governi per sospendere il Myanmar (ex Birmania) dall'Asean se entro un anno non libererà Aung San Suu Kyi ed altri prigionieri politici.

Teresa Kok, segretaria dell'organizzazione interparlamentare, ha reso noto che parlamentari di Indonesia, Malaysia, Filippine, Singapore e Thailandia chiedono ai rispettivi governi di fissare per il 26 settembre 2006 un ultimatum per il rilascio di Suu Kyi. "Questa è la condizione minima che pretendiamo dal Myanmar", ha dichiarato.

La decisione è stata presa durante un incontro tenutosi la scorsa settimana a Bangkok. La Kok ha dichiarato che i parlamentari credono che l'Asean dovrebbe incrementare gli sforzi per portare la democrazia in Myanmar. Ella fa notare che da quando il Yangon ha annunciato di voler rinunciare alla presidenza dell'Asean per il 2006 non c'è stato "nessun segnale di un passo in avanti verso la riconciliazione nazionale". La giunta militare che governa il paese aveva infatti dichiarato di voler rinunciare alla presidenza per concentrarsi sulla riforma politica e la riconciliazione con la Lega nazionale per la democrazia di Suu Kyi. Osservatori internazionali ritengono invece che la mossa era studiata per evitare l'imbarazzo di un eventuale boicottaggio dei delegati Ue e degli Stati Uniti, principali partner commerciali della regione.

Nei prossimi mesi il gruppo di parlamentari incontrerà funzionari dell'Ue e dell'Onu per accrescere la pressione sul Myanmar in vista del summit annuale dell'Asean che si terrà in dicembre a Kuala Lumpur.

Le 10 nazioni appartenenti all'Asean seguono di solito una politica di non interferenza, ma alcuni paesi vicini al Myanmar hanno manifestato la speranza che la giunta militare, al potere dal 1988, ceda la leadership ad un governo eletto.

La giunta aveva indetto libere elezioni nel 1990, ma dopo la vittoria del partito di Aung Suu Kyi ha rifiutato di cedere il potere. Suu Kyi ha passato più della metà degli ultimi 16 anni sotto detenzione, e dal maggio 2003 è agli arresti domiciliari. Si ritiene che i prigionieri politici detenuti siano più di mille.