Astana, settimo round: conflitto siriano, questioni militari e umanitarie

La due giorni di incontri si è aperta ieri e si svolge a porte chiuse. Strappata Raqqa all’Isis, ora la priorità è riservata al cammino di riconciliazione e al processo di pace. La crisi siriana può essere risolta solo “attraverso un processo politico”. Il 28 novembre a Ginevra nuovo round di negoziati Onu. 

 


Astana (AsiaNews/Agenzie) - Questioni militari, aspetti tecnici e crisi umanitarie tuttora in atto sono i punti al centro della due giorni di colloqui di pace sulla Siria che si sono aperti ieri ad Astana, capitale del Kazakstan. Promosso da Russia, Iran e Turchia, l’incontro si svolge a porte chiuse e si concluderà con un comunicato finale.

Fino ad oggi una delle priorità degli appuntamenti in Kazakhstan era stata la lotta contro le milizie dello Stato islamico (SI). Con la conquista di Raqqa e la sconfitta jihadista in ampie sacche della Siria, ora la priorità è riservata al cammino di riconciliazione e al processo di pace. 

In passato gli incontri di Astana, durante i quali per la prima volta si sono seduti allo stesso tavolo leader di Damasco e fronte dei ribelli, si sono rivelati più decisivi degli sforzi diplomatici promossi dalle Nazioni Unite a Ginevra (Svizzera), che non hanno sortito sinora effetti duraturi. In uno di questi incontri, nel maggio scorso, si è giunti alla creazione di  zone di “de-escalation” del conflitto che prevedevano il cessate il fuoco, il divieto di sorvolo dell’area, il rifornimento immediato di aiuti umanitari e il ritorno dei rifugiati.

Questo nuovo round di incontri, il settimo della serie, è patrocinato da Russia e Iran vicini al governo di Damasco e dalla Turchia, principale sostenitore dell’opposizione siriana. I vertici dei tre Paesi cercano di rilanciare il processo di pace, perché “non vi è alcuna soluzione militare al conflitto siriano”, perché la crisi può essere risolta solo “attraverso un processo politico”.  

Alla vigilia dell’ultimo appuntamento, a metà settembre, Russia e Turchia avevano annunciato un accordo per lo stanziamento di forze congiunte, finalizzato al mantenimento della stabilità nella provincia di Idlib. Queste operazioni militari congiunte hanno costretto a una rapida ritirata le milizie jihadiste presenti nella zona. Il rappresentante russo ad Astana Alexandre Lavrentiev ha affermato che Mosca è pronta ad agire come “mediatore” fra le forze turche e i soldati dell’esercito siriano, che qualificano come “illegale” la presenza di truppe di Ankara sul territorio. 

In un primo momento alla due giorni di Astana era prevista anche la partecipazione di Cina, Emirati Arabi Uniti, Egitto e Iraq. Tuttavia, la Turchia ha messo il veto alla presenza egiziana perché i due Paesi si trovano su fronti opposti nel contesto di un’altra crisi che attraversa il Medio oriente e che vede opposte Riyadh e Doha

Sugli incontri di pace in Kazakhstan è intervenuto anche l’inviato speciale Onu per la Siria, Staffan de Mistura, il quale ha rinnovato l’invito a trovare “una soluzione politica più stabile” per il Paese. Il prossimo round di colloqui promossi dalle Nazioni Unite a Ginevra è in programma per il prossimo 28 novembre. Il tentativo di accordo fra governo e ribelli per un cessate il fuoco duraturo si è arenato sul futuro politico del presidente Bashar al-Assad, la cui cacciata è una precondizione essenziale secondo le opposizioni per la pace nel Paese. (DS)