Registrazione, pullman e preghiere: il Bangladesh si prepara ad accogliere il papa

Papa Francesco sarà a Dhaka dal 30 novembre al 2 dicembre 2017. Nelle parrocchie è in corso la registrazione dei pellegrini. L’organizzazione è affidata ad un comitato centrale, più 20 locali e otto diocesani. Cattolici del nord “dispiaciuti” che il viaggio non preveda una tappa nelle diocesi settentrionali.


Dhaka (AsiaNews) – In Bangladesh è tutto un fremere di organizzazione per l’imminente visita di papa Francesco, atteso a Dhaka dal 30 novembre al 2 dicembre 2017. Il card. Patrick D’Rozario, arcivescovo della capitale, riporta che “tra registrazione agli eventi, organizzazione degli incontri e dei pullman che porteranno i pellegrini, oltre alle preghiere recitate nelle parrocchie, tutti i cattolici sono impegnati per questo grande evento”.

Una fonte cattolica sottolinea proprio l’aspetto del pellegrinaggio: “Fin dall’inizio il card. D’Rozario ha dato importanza alla preparazione spirituale dei fedeli. Egli ha sottolineato che il papa verrà in Bangladesh da pellegrino, perciò anche noi stiamo vivendo l’attesa come una forma di pellegrinaggio”. Il cardinale, aggiunge, ha diffuso alcune indicazioni sulla preparazione spirituale dei fedeli: “Ha raccomandato ad ogni parrocchia di recitare un Rosario comunitario, di offrire una messa, di osservare un momento di adorazione in comune e una giornata di digiuno. Ogni comunità locale deciderà i tempi di questa preparazione, in base alle singole esigenze”.

Un commerciante di Dhaka riferisce che l’organizzazione degli eventi “è affidata ad un comitato centrale. Il cardinale ha scelto di persona i responsabili, cercando elementi di unità che possano dare attenzione all’aspetto spirituale della visita”. A livello locale, aggiunge l’arcivescovo di Dhaka, “20 comitati sono in piena attività, ognuno di essi composto da 20-25 persone. Poi ci sono altri otto comitati diocesani, che stanno ricevendo le richieste di registrazione da parte delle parrocchie”.

Alcuni cattolici del nord, residenti nelle diocesi di Rajshahi e Dinajpur, fanno notare che “preparare un viaggio simile fino a Dhaka non è semplice, soprattutto data la lontananza”. Se si considera che si impiegano circa otto ore per percorrere i 300 chilometri che separano entrambe le diocesi dalla capitale, “si comprende che per noi sarà difficile spostarci. Per questo siamo dispiaciuti che la visita pastorale non comprenda una tappa anche qui al nord”.

A proposito del programma del viaggio, il card. D’Rozario evidenzia in particolare cinque eventi: “La messa al Suhrawardy Udyan Park, dove sono attesi fino a 100mila cattolici e 10mila fedeli delle altre denominazioni cristiane; la visita alla cattedrale di Dhaka, in cui saranno presenti circa 800 persone tra laici, alti funzionari, donatori stranieri; il raduno interreligioso ed ecumenico per la pace, in cui interverranno esponenti di quattro religioni [cristianesimo, islam, induismo, buddismo] per un totale di quasi 5mila persone; l’incontro con i giovani di tutte le religioni, dove sono attese 10mila persone; infine, l’incontro con circa 1.500 tra religiosi, sacerdoti, seminaristi”.

Il porporato riporta “che c’è grande attesa nel Paese, persino da parte dei media laici. Essi sono interessati all’evento e hanno intenzione di trasmetterlo in diretta sui canali televisivi”. “In molti – aggiunge – si aspettano che il papa interverrà sulla questione dei profughi Rohingya, che tanto interessa negli ultimi tempi il Bangladesh e il Myanmar”.

Un professore cattolico riporta che “in ogni parrocchia è in corso la fase di registrazione delle persone che vogliono partecipare. I nomi poi vengono trasmessi al comitato centrale, che si accerta che i richiedenti siano persone conosciute”. L’accertamento dell’identità delle persone, continua, risponde a due esigenze: “In primo luogo, dato che il numero dei partecipanti è limitato, è giusto preferire fedeli che da tempo sono impegnati nel servizio a livello locale e che frequentano abitualmente la parrocchia rispetto a qualcun altro che non si è mai visto; il secondo motivo risponde a questioni di sicurezza”.

La sicurezza prevista per la visita ha l’obiettivo di scongiurare azioni violente da parte dei gruppi islamici presenti nel Paese. Il card. D’Rozario commenta: “In occasione di visite di capi di Stato come il papa, la sicurezza è affidata alle forze locali, che già prevedono un dispiegamento maggiore. Non credo che verranno adoperati ulteriori agenti oltre a quelli già previsti”. In conclusione, aggiunge un altro cattolico, “la preoccupazione c’è, perché un evento del genere può essere molto goloso per i terroristi. Non sarà una visita blindata, ma di sicuro sarà controllata”.