Generale israeliano sulla stampa saudita: Riyadh non è mai stata nemica di Israele

Crescono i segnali di avvicinamento fra Israele e Arabia saudita. Il gen. Gadi Eisenkot prospetta collaborazione dei servizi di intelligence coi Paesi arabi per fronteggiare l’Iran, “nemico” comune.


Riyadh (AsiaNews) – Per la prima volta nella storia un organo di stampa saudita, “Ilaf”, pubblica l’intervista a un alto dirigente israeliano e addirittura al Capo di Stato Maggiore, gen. Gadi Eisenkot. E forse per la prima volta in pubblico un alto esponente di Israele dichiara che “l’Arabia saudita non è mai stata un nemico e non ci ha mai combattuto, né l’abbiamo combattuta”.

Il quotidiano israeliano Maariv scrive oggi che nonostante i rapporti fra Israele ed Arabia si stiano rafforzando, “l’Arabia Saudita non è ancora pronta” a pieni rapporti ufficiali con Israele.

Dall’arrivo sulla scena politica dell’erede al trono Mohammad Bin Salman (Mbs), questa alleanza fra Riyadh ed Israele sembra venire più alla luce e non è più un tabù.

A Parigi e a Beirut circolano anche voci di un prossimo incontro fra il premier israeliano e Mbs che avrà luogo nella capitale francese, con il patrocinio di Jared Kushner, cognato del presidente Usa Donald Trump.

I rapporti fra Israele e l’Araba Saudita sono sempre stati segreti ed Israele ha sempre rispettato la riservatezza per “non mettere in imbarazzo” i Saud, Custodi dei due luoghi sacri dell’islam. Riyadh ha cominciato a preparare l’opinione pubblica araba ad una riconciliazione con Israele dopo aver lanciato la proposta araba di pace che prometteva rapporti diplomatici fra Tel Aviv e tutti i Paesi arabi “a patto che Israele riconosca i confini di prima del 1967” e l’esistenza di “uno Stato palestinese con Gerusalemme come capitale”.

Sebbene Israele non abbia mai accettato la proposta del Re Abdallah, l’Arabia Saudita ha sempre cercato un miglioramento dei rapporti, pur in modo molto riservato. Fino a pochi mesi fa, il direttore di parte saudita per tali contatti è stato il generale Anwar Ashki, consigliere del re Salman e capo del Centro di studi strategici e giuridici del Medio Oriente. Egli ha visitato Israele e dichiarato che “l’Arabia Saudita riconoscerà Israele dopo l’applicazione della proposta araba di Pace”.

Con la sua visita in Israele nel maggio scorso, anche Trump ha promesso di far riconoscere Israele da quasi tutti i Paesi arabi.

Nell’intervista ad “Ilaf”, il Capo di Stato Maggiore israeliano ribadisce che il pericolo è l’Iran e che Israele è disposta ad attuare “uno scambio di esperienze e di intelligence con i Paesi arabi moderati per fronteggiare l’Iran” aggiungendo che Tel Aviv “non ha alcuna intenzione di compiere un attacco contro Hezbollah in Libano, ma non tollereremo che vi sia una minaccia strategica contro Israele. Ed io personalmente - ha sottolineato - sono contento della calma che regna su ambedue le parti del confine (Isreaelo-Libanese), che dura da 11 anni”.

Il generale Eisenkot ha ammesso che la situazione in Libano è complessa e che le “dimissioni di Hariri (premier libanese) da Riyadh sono state una sorpresa”, aggiungendo che “Hezbollah comincia a sentire le pressioni economiche entrando in una crisi finanziaria acuta e che la base che lo appoggia comincia a stancarsi e si sono viste manifestazioni di protesta nella Dahia ( zona del Quartier Generale di Hezbollah), un fatto mai visto prima”.

Per quanto riguarda accuse rivolte ad Israele di appoggiare Daesh e Al Nusra, il capo di Stato maggiore israeliano ha negato ogni cosa. “Sono parole senza senso – ha detto -. Al Nusra ed affiliati sono nostri nemici esattamente come lo è Daesh e li abbiamo più volte colpiti. Noi aiutiamo i contadini del Golan dal punto di vista sanitario ed aiutiamo i nostri fratelli drusi: un aiuto dal solo punto di vista umanitario”.

Sulla crisi in Siria, egli ha rivelato che Israele ha impedito ad Al Nusra di stanziarsi a Hadar, nel meridione occidentale siriano. Il generale Eisenkot ha confermato che Daesh è stato quasi del tutto sconfitto ma ha profetizzato che “la stessa idea potrebbe riapparire sotto altri nomi ed organizzazioni in Siria e nella regione”. (PB)