I 4 vescovi cinesi non verranno al Sinodo

Roma (AsiaNews) – I vescovi cinesi non verranno al Sinodo. Nessuno di loro fino ad oggi ha ricevuto il passaporto e il permesso di lasciare il paese: lo hanno comunicato stamattina ad AsiaNews. C'è solo "una speranza, ma molto piccola", per mons. Lucas Li Jingfeng, vescovo di Fengxiang.

In occasione del Sinodo sull'Eucaristia, che si tiene a Roma dal 2 al 23 ottobre, Benedetto XVI aveva nominato come membri 4 vescovi cinesi. Essi sono: mons. Antonio Li Duan, arcivescovo di Xian e mons. Aloysius  Jin Luxian, vescovo di Shanghai, entrambi riconosciuti dal governo; mons. Giuseppe Wei Jingyi, vescovo di Qiqihar, non riconosciuto dal governo. Il quarto è mons. Luca Li Jingfeng, vescovo di Fengxiang (Shaanxi), riconosciuto dal governo solo un anno fa.

Fedeli di Qiqihar hanno detto ad AsiaNews che il loro vescovo senz'altro non verrà. Proprio oggi il governo locale gli ha ripetuto che non darà né il permesso, né il passaporto. Essi hanno anche detto che su questo divieto "sono d'accordo la Cina e il Vaticano". Da quando mons. Wei, 47 anni,  ha ricevuto la lettera-invito del papa, il vescovo è andato tutti i giorni a chiedere di ricevere il passaporto, ma gli è stato sempre negato. Intanto mons. Wei ha scritto a Benedetto XVI ringraziandolo per l'onore concesso a lui e al popolo cinese.

Sui motivi del divieto il governo locale ha spiegato che "tutto dipende dai rapporti diplomatici fra Cina e Vaticano; finché non ci saranno rapporti, sarà difficile organizzare questi viaggi". Ma membri del governo hanno fatto capire che l'opposizione più forte alla presenza dei vescovi al Sinodo viene dall'Associazione Patriottica.

Dopo la pubblicazione della lista dei membri, Liu Bainian, vice presidente e segretario generale dell'AP aveva dichiarato che il Vaticano era stato "scortese" perché aveva invitato i vescovi senza passare attraverso i canali ufficiali che gestiscono gli affari della Chiesa, e cioè l'Associazione Patriottica e il consiglio dei vescovi cinesi.

L'Associazione Patriottica è un organismo non ecclesiale, di cui fanno parte membri atei legati al Partito comunista, il cui scopo è il controllo della chiesa – anche economico – e la crescita di una chiesa indipendente dalla Santa Sede.

Anche il vescovo di Shanghai, mons. Jin Luxian afferma che la personalità più negativa e contraria all'andata dei vescovi a Roma è Liu Bainian. Diversa è invece la posizione del direttore dell'Ufficio affari religiosi Ye Xiaowen.  Durante un viaggio ad Hong Kong, oltre una settimana fa, egli aveva dichiarato che "difficilmente i vescovi invitati andranno a Roma", ma che vi "erano ancora spazi per il dialogo con la Santa Sede". A differenza di Liu Bainian, che considera una "scortesia" l'invito del Vaticano, Ye ha detto che la considera un gesto di "amicizia di Benedetto XVI verso la Cina".

Ma la conclusione è la stessa: anche mons. Jin Luxian fino ad oggi non ha ricevuto il passaporto. Mons. Jin ha detto ad AsiaNews che Ye "è tuttora in dialogo con la Santa Sede per trovare una soluzione. C'è ancora una speranza, ma è molto piccola". Mons. Jin, 89 anni, pensa personalmente di non poter venire a Roma: da un anno e mezzo gli è stata scoperta un'angina al cuore che non gli permette di viaggiare. Mons. Jin dice che la lentezza e le difficoltà con cui Pechino risponde a tale richiesta dipende dall'incomprensione reciproca fra Cina e Santa Sede: "il governo non capisce il Vaticano; il Vaticano non capisce il governo cinese". Il vescovo di Shanghai ha annunciato che per la fine di ottobre a Shanghai è atteso il card. McCarrick, arcivescovo di Washington. "Spero tanto che questa visita appiani tante incomprensioni", ha detto ad AsiaNews. Intanto dovete pregare molto per la Cina: la politica è potente, ma Dio è ancora più potente".

Mons. Antonio Li Duan, arcivescovo di Xian, 78 anni, ha sottolineato che il primo motivo per cui egli non può venire a Roma è la sua salute: "Ho un cancro che non mi permette nemmeno di stare in piedi, mi è proprio impossibile viaggiare". Egli ha anche aggiunto che il governo non si è pronunciato e che ha "sentito" che vi sono ancora colloqui e discussioni fra Vaticano e governo sulla questione, ma "il tutto non mi è molto chiaro".

Anche mons. Lucas Li Jingfeng, vescovo di Fengxiang, non ha ancora ottenuto il passaporto e il permesso per viaggiare. Ma è quello che ha più speranza. Pur avendo 84 anni, egli è in buona salute e ha un rapporto buono con le autorità dello Shaanxi. Domani, 1 ottobre, festa nazionale in Cina, i rappresentanti del governo provinciale gli faranno visita.

Ad AsiaNews ha detto: "Questo invito è un buon passo del papa Benedetto per migliorare i rapporti con la Cina: è un grande segno di amicizia e di stima verso la Chiesa in Cina". Mons. Li Jingfeng difende il Vaticano, che non ha invitato i 4 membri del Sinodo attraverso l'AP e il consiglio dei vescovi: "Questo invito viene dall'organismo più alto della Chiesa, non c'è bisogno di permessi dall'AP e dal consiglio dei vescovi cinesi. Essendo un invito così pubblico e internazionale, occorre certo un approvazione del governo, ma non dall'AP".

Liu Bainian e Ye Xiaowen avevano detto che una delle difficoltà per dare il permesso sarebbe la presenza contemporanea di vescovi di Taiwan e della Cina popolare. Mons. Li è candido: "Ho detto alle autorità: il Papa è pastore universale. Egli invita vescovi cinesi da ogni luogo: Cina continentale, Hong Kong,Taiwan, … e il Sinodo non è un fatto politico, ma religioso".

 (nella foto mons. Lucas Li Jingfeng, vescovo di Fengxiang)