Kuala Lumpur vieta il film Padmaavat: ‘Urta la sensibilità islamica’

Nei mesi scorsi, il poema epico ha attirato feroci critiche dei gruppi radicali indù in India. Al centro delle proteste la presunta storia d’amore tra una regina indù ed un monarca musulmano del 13mo secolo. Il film ritirato da 90 sale del Paese.


Kuala Lumpur (AsiaNews/Agenzie) – Il distributore locale per il film Padmaavat conferma che il suo appello al Film Censorship Board of Malaysia (Lpf) per revocare il divieto alla proiezione della pellicola è stato respinto. Diretto del regista indiano Sanjay Leela Bhansali, il lungometraggio vede come protagonisti due personalità di primo piano del cinema bollywoodiano: la star Deepika Padukone e il collega Ranveer Singh.

Nei mesi scorsi, il poema epico ha attirato feroci critiche dei gruppi radicali indù in patria. La distribuzione nelle sale era stata osteggiata da quattro Stati (Gujarat, Madhya Pradesh, Bihar e Rajasthan) che lamentavano una lettura distorta e offensiva di fatti storici. Solo l’intervento della Corte suprema ha consentito la proiezione nei cinema. A novembre, un leader regionale del Bjp (Bharatiya Janata Party), il partito di governo, ha persino offerto una taglia di 1,5 milioni di dollari a chiunque sarebbe stato in grado di decapitare il regista o la celebre attrice protagonista.

A scatenare le proteste di politici nazionalisti e leader religiosi indiani, alcune indiscrezioni sulla pellicola che in principio avrebbe contenuto una scena romantica fra la regina indù Padmavati ed il re invasore musulmano Alauddin Khilji. La storia racconta la vita di una mitologica regina indù del 13mo secolo (Rani Padmini, del popolo di Rajput) ed è tratta da un testo del XVI secolo del poeta indiano Malik Muhammad Jayasi, intitolato “Padmāvat”. La nobildonna era moglie del monarca del popolo di Rajput nella regione di Mewar, oggetto secondo la leggenda delle mire espansionistiche del governante del sultanato di Delhi, Alauddin Khalji. 

Il film ha suscitato dure critiche anche in Malaysia, dove la Costituzione stabilisce che l’islam è religione di Stato e in cui il 61,3% della popolazione si dichiara musulmano. Secondo quanto afferma la società distributrice del film in Malaysia, l’organo di censura di Kuala Lumpur motiva la propria decisione suggerendo che il film contiene elementi che urtano la sensibilità dei musulmani. Nel film, si sostiene che Alauddin fosse talmente preso dalla bellezza di Padmavati che intraprende una guerra contro il marito, un altro sovrano, pur di conquistarla. Due giorni fa, l’Lpf ha dunque confermato il divieto alla proiezione, programmata a partire dallo scorso 25 gennaio in 90 sale del Paese.