Cipro, nuovo fronte di scontro fra Europa e Turchia per il controllo dei giacimenti di gas

Da giorni la piattaforma Saipem 12000 dell’Eni è bloccata nel Mediterraneo orientale, 50 km al largo della costa. Al centro della controversia lo sfruttamento del blocco 3 della Zee di Cipro. Nicosia ha un accordo con il gigante italiano dell’energia; Ankara vuole bloccare le esplorazioni rivendicando diritti nell’area. 

 


Ankara (AsiaNews) - Dopo il “Blocco 9” dei settori di pozzi di gas naturale e petrolio che rischia di innescare un nuovo, durissimo scontro fra Libano e Israele, nelle acque del Mediterraneo si sta consumando da alcuni giorni una nuova “guerra dell’energia” fra Europa e Turchia. Al centro della controversia la piattaforma Saipem 12000 dell’italiana Eni bloccata dalla marina militare turca, mentre era diretta al blocco 3 della Zona economica esclusiva (Zee) di Cipro, sulla quale la stessa Ankara rivendica lo sfruttamento. 

Nella vicenda si intrecciano elementi di geopolitica, economia e diplomazia del gas che rischiano di trasformarsi in una partita dai contenuti esplosivi a livello regionale e internazionale. Il cuore del contendere riguarda i diritti di sfruttamento delle riserve di gas scoperte dall’Eni. Secondo Ankara, che dal 1974 occupa sul piano militare la zona nord di Cipro, i giacimenti vanno condivisi con il governo filo-turco che controlla il settore settentrionale dell’isola. 

Tuttavia, il leader turco Recep Tayyip Erdogan intende sfruttare il gas presente nel sottosuolo marittimo per mettere la parola fine alla dipendenza energetica del proprio Paese. Nel luglio scorso il “sultano” aveva avvertito le più importanti realtà del settore energetico di non firmare accordi con Nicosia, il governo greco-cipriota riconosciuto dalla comunità internazionale, per ricerche offshore nei giacimenti al largo dell’isola. Il rischio, aveva avvertito. è quello di “perdere l’amicizia della Turchia”. 

La scorsa settimana Erdogan aveva avvertito il governo italiano, intimandogli di non compiere operazioni unilaterali al largo di Cipro. Negli incontri con il presidente Sergio Mattarella e il Primo Ministro Paolo Gentiloni egli aveva espresso “preoccupazioni” riguardo alle attività dell’Eni - che ha annunciato investimento per 150 milioni di euro - e le sue “iniziative nel Mediterraneo orientale”. Questi lavori, aveva aggiunto, rappresentano “una minaccia per Cipro nord e per noi”. 

In questi giorni il governo turco è passato dagli avvertimenti ai fatti: lo scorso 10 febbraio navi della marina militare hanno bloccato una nave che trasportava una piattaforma di trivellazione dell’Eni, diretta verso Cipro per avviare operazioni di estrazione dal Blocco 3, su licenza del governo di Nicosia. A distanza di giorni, la nave Saipem 12000 resta bloccata nel Mediterraneo orientale e non si intravedono all’orizzonte soluzioni alla controversa vicenda.  

Secondo quanto riferisce un tv cipriota, il mezzo si trova confinato a circa 50 km dal luogo in cui dovrebbero avvenire le trivellazioni alla ricerca di idrocarburi, nel settore sud-orientale dell’isola. Un portavoce dell’esecutivo a Nicosia riferisce che il 22 febbraio prossimo scadrà la notifica inviata ad Ankara riguardo le operazioni militari turche nel Mediterraneo, considerate una violazione del diritto internazionale. La fonte aggiunge che l’obiettivo è operare assieme all’Eni per garantire alla piattaforma Saipem 12000 di proseguire il lavoro e avviare le estrazioni. 

Il colosso italiano dell’energia Eni è presente a Cipro dal 2013 e detiene interessi in sei licenze, situate nelle acque economiche esclusive della repubblica (il riferimento è ai blocchi 2, 3, 6, 8, 9 e 11). Di queste, cinque sono in qualità di operatore. A inizio febbraio il gruppo ha annunciato una scoperta che riguarda il Blocco 6, nell’offshore di Cipro, attraverso il pozzo Calypso. Per una verifica effettiva delle dimensioni della scoperta, avvertono gli esperti, sono però necessari nuovi studi e un programma di delineazione.

A margine della fiera petrolifera Egyps 2018 al Cairo, l’Ad di Eni Claudio Descalzi ha sottolineato che le operazioni si svolgono “molto” all’interno della “Economic zone di Cipro”. 

In un contesto di forti tensioni, il governo italiano ha iniziato a muovere le pedine della diplomazia a Nicosia e Ankara per tutelare gli interessi di una delle realtà più importanti del Paese sul piano economico. Intanto sulla vicenda è intervenuta anche l’Unione europea (Ue) con una nota del portavoce Mina Andreeva, la quale ha ricordato che Ankara deve “rispettare la sovranità degli Stati membri in materia di acque territoriali e spazio aereo”. La Turchia, aggiunge la portavoce, deve evitare “ogni sorta di frizione, minacce o azioni diretta contro uno Stato membro” e rispettare gli obblighi derivanti dalla legge e dal diritto internazionale.